Area di Falconara, bonifica in ritardo, passati 12 anni

DOSSIER NAZIONALE LEGAMBIENTE SUI 39 SITI PIU’ INQUINATI

raffineria-api-falconara - Falconara Marittima (AN) – Sono passati dodici anni da quando il Ministero dell’Ambiente, con la Legge 178/2002, ha inserito nel programma di bonifica nazionale il Sin (Sito di interesse nazionale) di Falconara; 12 lunghi anni che sono serviti alla pubblica amministrazione per definire il problema, progettare le soluzioni, coinvolgere un numero semi-infinito di attori, stampare verbali. Con il risultato che ad oggi è stato fatto poco per il risanamento dell’area e si registrano ancora livelli di inquinamento e di mortalità per malattie tumorali molto elevati.

La denuncia arriva da Legambiente, che in un dossier sullo stato dell’arte delle bonifiche in Italia, torna ad occuparsi dei gravi problemi ambientali di Falconara Marittima (An). L’area coinvolta comprende 108 ettari di proprietà private degli stabilimenti API, Ex Montedison, Ex Enichem, Aerdorica Spa, Ex Fibrocementi, Ex Liquigas, diverse aree RFI; 1.200 ettari di area marina antistante gli stabilimenti industriali, l’area ex Antonelli e il Campo sportivo Parrocchia Montemarciano. Una gestione imbarazzante quella delle bonifiche in Italia, bollata dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta come “immobilismo o finto attivismo della pubblica amministrazione”, altrettanto preoccupante a Falconara. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Ambiente e aggiornati a marzo 2013, sullo stato di avanzamento degli interventi di bonifica in questo sito, il 93% delle aree ha le caratterizzazioni delle matrici ambientali, cioè ha compiuto il primo step del processo di risanamento, il 90% ha la validazione dei risultati di tali caratterizzazioni e solo il 67% ha progetti di bonifica presentati, dei quali non tutti hanno ancora ricevuto l’approvazione da parte del Ministero.
Per il 66% dell’area, invece, è stata attuata la messa in sicurezza: una pratica consolidata e nociva, che consiste nell’approvare Accordi di Programma mirati a mettere in sicurezza le aree mediante la realizzazione di barriere fisiche/diaframmi plastici, anziché applicare le tecnologie di bonifica. In totale sono 6 i progetti di bonifica approvati dal Ministero, ma a dicembre 2012, come riportato in una nota della Regione Marche, risultavano essere solo 2 le aree del sito nelle quali si era giunti alla fase di controllo dei risultati raggiunti dalla bonifica: l’area HDS3 dell’Api Raffineria di Ancona S.p.a., per la quale sono state previste misure di sicurezza per l’adeguamento di impianto HDS della raffineria e l’area di carico e scarico bitume dell’API Raffineria di Ancona. Risultava inoltre in corso di attuazione il progetto di bonifica dell’area ex Industria bitumi Casali, mentre nell’area Api è stato approvato il progetto di bonifica della prima falda. Nell’area Fratelli Borra e area ex Liquigas, si è ancora in attesa di un piano di caratterizzazione.
Per quanto riguarda le aree del Sin di interesse pubblico, che comprendono anche tutta l’area marina antistante gli stabilimenti industriali, nel 2010 è stato siglato l’Accordo di Programma per la bonifica tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione Marche, la Provincia di Ancona, il Comune di Falconara e l’Autorità Portuale di Ancona, per un importo di circa 3,2 milioni di euro. Nel 2012 le operazioni di bonifica risultavano ancora alla fase di caratterizzazione. Solo per l’area della Parrocchia S. Maria della Neve e S. Rocco, la conferenza di servizi istruttoria ha dato esito positivo al progetto di rimozione delle ceneri di pirite. I ritardi nelle operazioni di risanamento possono, purtroppo, rappresentare gravi conseguenze sulla salute delle persone che abitano attorno all’area da bonificare e sull’ambiente. Lo studio epidemiologico pubblicato nel 2011 dall’Arpam, con la direzione scientifica della Fondazione IRCCS (Istituto Nazionale dei Tumori) di Milano, su individui residenti nei comuni di Falconara Marittima, Chiaravalle e Montemarciano, ha associato l’esposizione alla raffineria con un eccesso di rischio di morte per leucemia e linfoma non Hodgkin, in particolare per i soggetti esposti entro i 4 chilometri dalla sorgente inquinante.
Anche lo Studio Sentieri, svolto dall’Istituto Superiore di Sanità e pubblicato nel 2011, ha rilevato a Falconara un’eccessiva incidenza di mortalità, in particolare per tumore al polmone. Risultati confermati anche dall’indagine condotta dall’Osservatorio Epidemiologico Ambientale delle Marche. Lo studio Sentieri ha inoltre evidenziato la necessità di approfondire le indagini sui tumori del sistema linfoemopoietico e sull’eccesso di mortalità per malformazioni congenite.
“La priorità assoluta – sostengono Luigino Quarchioni e Enea Neri, rispettivamente presidente di Legambiente Marche e del circolo Legambiente Martin Pescatore di Falconara – è quella di ridurre i rischi per la salute e l’ambiente con due azioni principali: un patto forte tra amministrazioni locali, enti, Ministero dell’Ambiente e imprese coinvolte, per mettere in campo un completo programma di bonifica e garantire un’informazione completa e trasparente ai cittadini di Falconara con la costituzione di un tavolo di confronto comune che coinvolga anche le associazioni, i comitati dei cittadini; la costituzione di un fondo pubblico, vincolato agli interventi di bonifica e alimentato dalla raffineria, da creare fin da subito, in modo da avere le risorse economiche necessarie agli interventi di risanamento che dovranno essere messi in campo per dare seguito al principio di chi inquina paga”.

(articolo ricevuto da Legambiente Marche)

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