Il Benessere psicologico dell’avvocato: prevenzione e gestione dello stress derivante da aggressioni e minacce

Contributo di Lucia Moglie Psicologa Psicoterapeuta

Nel pomeriggio di lunedì 7 luglio nella splendida location della Facoltà di Economia e Commercio
di Ancona si è tenuto un interessante convegno che trattava una tematica emergente e
preoccupante, ossia “L’avvocato in prima linea: pericoli, prevenzione e sistemi di protezione della
professione forense”.
Davvero stimolanti sono stati gli interventi dei relatori nella direzione giuridica e toccanti le
testimonianze delle vittime; il mio contributo si è concentrato sulle variabili psicologiche che
entrano in gioco in generale nella professione forsense e nelle situazioni in cui purtroppo
l’avvocato diventa vittima di violenza.
La professione forense è intrinsecamente esposta al conflitto, alla controversia, all’avversarietà e
d’altra parte l’avvocato è soggetto a tensione continua in termini di scadenze e pressione
crescente: tutto ciò ha un costo sull’equilibrio emotivo e spesso conduce ad un alto livello di stress.
Inoltre, tema su cui il convegno si è concentrato, la violenza diretta all’avvocato è sempre più
dilagante, complice una aggressività sociale trasversale e diffusa e anche la tipologia della
clientela che l’avvocato incontra, ossia potenzialmente sofferente e dunque sotto stress dal punto
di vista emotivo.
la reazione più tipica dopo aver subìto un atto violento si concretizza nella cultura del silenzio,
potenzialmente molto dannosa non solo dal punto di vista psicologico (l’avvocato non si sta
prendendo cura di sè come individuo) ma anche dal punto di vista lavorativo, poichè se la tenuta
emotiva vacilla, con essa può cadere anche la capacità di svolgere il proprio lavoro con lucidità e
serenità.
La vittima entra in un circolo vizioso instaurato dallo stress subìto che si cronicizza in termini di
stanchezza continua, ma anche di sintomi cognitivi e neurologici come difficoltà di memoria,
attenzione, concentrazione fino ad arrivare anche al rischio di deterioramento cognitivo.
Lo stress ha inoltre un impatto pesante sulla qualità del sonno, e può generare e anche
incrementare sintomi di ansia e depressione, peggiorare la qualità della vita personale e familiare
dell’individuo.
passiamo ora a individuare delle strategie più pratiche che possano promuovere il benessere
psicologico, sia da un punto di vista interventista (ossia come tecnica mirata in un momento di
disagio, come ad esempio nel tema delle aggressioni), sia da un punto di vista preventivo e
tutelante di una buona qualità della vita.
gestire lo stress significa innnazitutto curarsi di sè: ascoltarsi, ammettere quando ci si trova in una
situazione di disagio, accogliere tale percezione, non cacciarla via.
questa è già una strada di consapevolezza.
quando si percepisce uno stato di disagio e si fa fatica a proseguire con le proprie forze è
necessario e auspicabile chiedere aiuto ad professionista della psiche, la professionalità adeguata
è quella dello psicologo, poichè egli potrà prendere in carico tutta la sintomatologia in questione e
metterla in relazione all’individualità e alla storia pregressa dell’avvocato vittima di violenza.
Chiedere aiuto ad un professionista non è mai segno di debolezza, bensì una pratica di
consapevolezza.
Anche il confronto sociale ed in particolare il confronto tra colleghi può ridurre la sensazione di
isolamento emotivo e far sentire rassicurati.

le tecniche di rilassamento come yoga e mindfulness sono pilastri fondamentali per centrarsi e
concentrarsi, portare l’attenzione su di sè, incrementare la consapevolezza, l’ascolto dei propri
bisogni e non lasciarsi distrarre da tutto ciò che passa a fianco.
l’attività fisica in generale è uno strumento efficace per ridurre la tensione, poichè distrae la nostra
attenzione e funziona da valvola di sfogo; c è anche una spiegazione prettamente organica per cui
l’attività fisica e le tecniche di rilassamento sono efficaci: si osserva infatti in concomitanza con
esse un incremento di produzione di ormoni del benessere (endorfine, adrenalina).
per combattere lo stess è inoltre spesso indicata una riorganizzazione del lavoro: si intende ad
esempio una pianificazione diversa dell’agenda (dove si può), una differente gestione delle
telefonate e degli appuntamenti. entrambe nella direzione di creare un confine alternativo tra
lavoro e vita privata che non sia soffocante dell individualità.
Un ruolo centrale è riconosciuto inoltre ad una formazione specifica, in particolare inerente alla
gestione dei conflitti, alla comunicazione ed alla protezione emotiva.
Ad esempio ciò che si nota è una carente capacità di delega nel corredo del libero professionista in
gerenale, in particolare l’avvocato mostra fatica rispetto al “delegare”, all’apprendere a dire di no.
Dire di no può avere due funzioni fondamentali: da una parte tutela l’individuo dal caricarsi una
situazione sulle spalle che potrebbe non reggere e farlo sentire a disagio; dall’altra parte dire di no
significa affermare la propria persona, con i suoi confini. Dicendo di no si invia un messaggio
chiaro su di sè e sui limiti che si vuole porre.
Tutte queste forme di coping rispetto allo stress e agli atti di violenza spettano all’avvocato stesso,
che si muove per il suo benessere; però anche le istituzioni, gli Ordini Professionali e le
Associazioni possono fare molto istituendo ad esempio servizi di sostegno, incoraggiando la
“fratellanza” e solidarietà tra colleghi, assicurando una buona formazione dell’avvocato sul proprio
benessere, stilando protocolli di protezione e promuovendo tra i principi deontologici il benessere
psicologico.

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