Contributo di Laura Franceschi
Il post parto è un periodo di profonda trasformazione, spesso accompagnato da emozioni contrastanti che vanno oltre la semplice gioia dell’arrivo di un figlio. Nonostante sia un momento delicato e pieno di sfide, molte madri si sentono sole nel gestirlo, quando invece avrebbero bisogno di una rete di sostegno solida e consapevole. Dopo l’evento dedicato a questo tema, abbiamo approfondito l’argomento con la Dottoressa Lucia Moglie, psicologa e psicoterapeuta che si occupa di questo ambito, per capire come riconoscere i bisogni reali delle neo-mamme e costruire attorno a loro un supporto efficace.
Il post parto è spesso pensato come un periodo di pura felicità. È realmente questo ciò che si verifica?
La nascita di un bambino viene tipicamente considerata un evento di pura felicità, soddisfazione e gioia per i genitori. Il più delle volte, è proprio l’ambiente che circonda la neomamma—familiari, amici, il compagno—a festeggiare la nascita, dando quasi per scontato che sia impossibile per una donna che ha appena avuto un bambino provare stati d’animo contrastanti. Quindi, sebbene il post-parto è spesso immaginato come un periodo di pura felicità, in realtà può portare con sé momenti di difficoltà, fragilità e complessità. A cosa possono essere legati questi momenti? Principalmente a un’immagine di sé che cambia. La donna si guarda allo specchio e non si riconosce: il suo corpo porta ancora i segni della gravidanza e del parto. A questo si aggiunge la fatica: il parto è stato un’esperienza intensa, che l’ha stancata sia fisicamente sia psicologicamente. Spesso si sente sopraffatta, perché tutto è nuovo e non esiste un “manuale” che spieghi esattamente cosa fare. Un ulteriore elemento che pesa su questo quadro è quello delle aspettative: se queste erano idilliache, se la neomamma pensava di poter far tutto senza difficoltà e che nulla sarebbe cambiato, allora la sensazione di sopraffazione e, in particolare, il senso di inadeguatezza saranno ancora più forti. Quindi per una maggiore consapevolezza e per avvicinare il nostro immaginario alla realtà, sarebbe più corretto pensare al post-parto come un periodo complesso, in cui coesistono diversi stati d’animo, spesso anche contrastanti tra loro.
Il benessere di una neo-mamma non può dipendere solo dalle sue forze. Qual è il della rete di sostegno fatta di familiari, amici e figure professionali? E quali comportamenti possono, anche involontariamente, risultare poco utili o controproducenti?
Proprio perché è così importante accettare e aspettarsi di poterci sentire sopraffatti o diversi, è fondamentale riconoscere che non si può fare tutto da soli. Una neomamma non può affrontare tutto solo con le proprie forze, perché semplicemente non ci riuscirà ed è qui che entra in gioco la rete di sostegno. La rete di sostegno è l’insieme di persone, risorse e figure professionali che offrono supporto emotivo, pratico e psicologico alla neomamma nel periodo post-parto. Primo pilastro della rete di sostegno è generalmente il compagno, che oggi è -e vuole essere!- sempre più presente all’interno della casa insieme alla mamma e al bambino. Ma oltre al compagno, la rete di sostegno è fatta di familiari, amici, vicini e di tutte quelle persone prossime alla mamma e al neonato. Inoltre, ci sono figure professionali che possono offrire supporto, se necessario, come l’ostetrica per l’allattamento, l’osteopata, il logopedista, il pediatra, lo psicologo e molte altre. Una rete di sostegno efficace rispetta i bisogni e i confini della nuova famiglia, offrendo aiuto senza essere invasiva, affinché la madre possa affrontare con maggiore serenità i cambiamenti e le sfide della maternità. Un esempio concreto? Presentarsi a casa della neomamma per una visita o per portare un regalo senza averlo concordato prima con i neogenitori non è sempre una buon’idea e, anzi, potrebbe risultare poco utile, se non addirittura controproducente.
Molte donne vivono il post parto con il peso dell’idea di dover “farcela da sole”, rendendo difficile chiedere o accettare aiuto. Come possiamo cambiare questa narrazione e far capire che coinvolgere la rete familiare non è un fallimento, ma una risorsa fondamentale?
Quello che mi chiedi mi è molto familiare. L’aspettativa che molte donne hanno di dovercela fare da sole è legata a uno stereotipo culturale, a un retaggio del passato. Si confrontano con la narrazione delle generazioni precedenti composte da donne tuttofare, capaci di arrivare ovunque con le loro “braccia lunghe e numerose”. Questo, però, era il riflesso di un’epoca in cui non esistevano alternative: una donna doveva organizzarsi da sola in casa, con i figli, senza poter chiedere aiuto, in particolare al proprio marito, che era impegnato fuori casa con il lavoro. L’unico sostegno su cui poteva contare era quello di altre donne della famiglia. Oggi, però, la realtà è diversa. Pensiamo, per esempio, al fatto che molte nonne lavorano e non possono essere disponibili 24 ore su 24. Guardare alle proprie madri o nonne e pensare di dover fare tutto come loro è una narrazione che presenta delle falle, perché i tempi, la società e la cultura sono cambiati, così come il ruolo della donna. Oggi è importante affermare che si può—e si deve—chiedere aiuto. Le donne di oggi, infatti, devono spesso tornare a lavorare in tempi brevi e quindi devono poter contare su una rete di supporto, familiare o amicale. Chiedere aiuto non è un fallimento. Le generazioni passate, molto spesso, non hanno avuto scelta. Non possiamo sapere cosa avrebbero fatto se l’avessero avuta.
Lo psicologo del post parto non lavora solo sul benessere della madre, ma anche sulla relazione con il suo contesto familiare. In che modo può facilitare la creazione di una rete di supporto efficace e aiutare tutti i membri coinvolti a riconoscere i segnali di disagio e a intervenire in modo costruttivo? Già a partire dal preparto, all’interno dei corsi di accompagnamento alla nascita mi occupo di predisporre il contesto familiare a ciò che avverrà, incoraggio le nuove mamme a immaginare quello di cui avranno bisogno, chiedere ciò che gli servirà, domandarsi a chi potranno chiedere e anche prendere accordi. Nel post parto quindi, situazione in cui la donna sarà provata, confusa e affaticata, lei avrà già presente chi ci sarà e in che cosa potrà rendersi utile, e questo è già un primo passo. Inoltre, sempre nel periodo precedente al parto, è importante preparare la rete anche a saper individuare eventuali segnali di disagio e di considerarli per quello che sono. Dai segni di difficoltà si procederà poi a mettersi in contatto con la figura professionale adeguata a poter intervenire.