Il M5S chiede la messa in stato d’accusa di Napolitano

grillo_contro_saggi_napolitano_645SONO SEI LE MOTIVAZIONI PER CUI IL MOVIMENTO 5 STELLE RICHIEDE LA MESSA IN STATO DI ACCUSA DEL PRESIDENTE NAPOLITANO. ORA IL PROCEDIMENTO FARA’ IL SUO ITER.

Di Mosè Tinti

Il Presidente della Repubblica Italiana non può essere messo in stato di accusa per gli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione (così recita l’art. 90 Cost.).

Il vento di tempesta che agita i grillini da qualche tempo, con un grande aumento di nodi da quando Renzi ha iniziato a fare quello che loro si prefiggono da quando sono nati (vale a dire cambiare le cose, o almeno provarci), si è abbattuto con tutta la sua forza su Giorgio Napolitano, per il quale è stata depositata giovedì 30 gennaio la richiesta di messa in stato di accusa. Questo significa che secondo il movimento pentastellato il Capo dello Stato si è macchiato di alto tradimento o di attentato alla Costituzione.

In che modo si sarebbero concretizzati questi due reati? Sono sei le argomentazioni dei grillini, esplicate in nove pagine a firma di Federico D’Incà, capogruppo a Montecitorio.

Napolitano viene accusato:

1) di deriva “presidenzialista”  per aver espropriato il Parlamento della sua funzione legislativa e di essere ricorso eccessivamente alla decretazione d’urgenza;

2) di aver avallato una procedura di deroga all’art. 138 Cost. (procedimento di revisione ed adozione di leggi costituzionali) e di aver sollecitato la riforma elettorale;

3)  di essere troppo “superficiale”, perchè alcune leggi da lui firmate sono state poi dichiarate incostituzionali dalla Corte;

4)  di essere stato illegittimamente rieletto, perchè il secondo mandato presidenziale non è previsto e Napolitano avrebbe dovuto rifiutarlo;

5)  di aver usato in malo modo il potere di grazia;

6)  di aver esercitato grave interferenza nei procedimenti giudiziari relativi alla trattativa Stato-Mafia.

Dopo il deposito della richiesta, sarà convocato, entro 10 giorni, il comitato per le prerogative parlamentari, che valuterà la sussistenza degli estremi per procedere oppure archivierà la richiesta. La presidenza, in questa legislatura, per il principio dell’alternanza spetta al presidente della Giunta delle autorizzazione di Montecitorio, Ignazio La Russa.

Napolitano ha usato poche parole e nessun commento di fronte alla notizia: “La messa in stato di accusa? Faccia il suo corso”. Decisamente diverso è il tono del senatore grillino Luigi Di Maio, il quale spiega: “Chiediamo che Napolitano, seguendo la procedura della messa in stato di accusa, risponda di quelle  violazioni. E se qualcuno  vuole ancora dubitare del fatto che da arbitro Napolitano è diventato giocatore con fascia da capitano, ha gli occhi chiusi. Non credo sia una coincidenza che da quando il Movimento cinque stelle è in Parlamento i vertici di maggioranza si facciano al Quirinale per escludere l’opposizione. Il Movimento cinque stelle utilizza tutte le regole democratiche costituzionalmente garantite per difendere i cittadini”. Non mancano voci fuori dal coro all’interno del M5S, come quelle di Orellana e Battista: “Si ripresenta ancora una volta un copione già visto, un testo non condiviso si presenta a nome di tutto il Movimento 5 Stelle. Se ci vogliamo occupare dei problemi del paese, occupiamoci del lavoro in primis e facendo proposte concrete”.

Il Pd è iroso e parla di “escalation eversiva e squadrista”, mentre Vendola giudica l’atteggiamento del M5S  “di un’assoluta irresponsabilità”, perché “cerca di colpire le istituzioni di garanzia” come il presidente della Repubblica, “tanto più in un paese a rischio come l’Italia” e poi “non fanno opposizione sulla legge elettorale”. Un modo, accusa Vendola, “per cercare di nascondere” che “Grillo e Berlusconi si scambiano i favori: in qualche maniera ambiscono a non mutare la fisionomia di un sistema elettorale, il caimanum, che è un peggioramento del porcellum”.

Venendo all’analisi delle motivazioni,la maggior parte di esse sembra fondata su basi di cartapesta, piena di contraddizioni ed inconcludenti. In particolare il punto 1) ed il punto 3)  possono essere analizzati insieme: si accusa Napolitano di essere “presidenzialista” per l’eccesso di decretazione, ma se si fosse opposto in maniera decisa, rifiutando la promulgazione, sarebbe stato invasivo nei confronti del Governo; allo stesso tempo Napolitano è accusato di superficialità perchè alcune leggi da lui firmate sono state poi dichiarate incostituzionali, ma non si può presumere che il controllo preventivo ed astratto del Presidente della Repubblica possa avere la stessa incidenza e la stessa capacità di analisi di quello della Corte Costituzionale, che vaglia l’incidenza di una legge sui casi concreti. I due tipi di controllo non possono essere equivalenti.

Non si capisce l’obiettivo del punto 2), perchè proposte di riforma dell’art. 138 erano già state fatte in precedenza e l’attuale non è ancora andata in porto, mentre è stata la stessa Corte Costituzionale ad individuare la necessità di una nuova legge elettorale, dichiarando in parte incostituzionale il porcellum.

Il punto 4) ha del clamoroso, perchè l’art. 85 Cost. dice che il Presidente è eletto per sette anni, ma non sancisce il divieto di secondo mandato ed un elemento importantissimo come questo non potrebbe essere solo implicito. Se poi possa essere considerata criticabile la scelta di Napolitano di accettare il secondo mandato è tutt’altra questione che non giustifica la messa in stato di accusa.

Il punto 5) contesta l’utilizzo del potere di grazia, autorizzato peraltro dalla Corte, ma non si può pensare che ragioni di carattere umanitario (caso Di Sarno) possano dare adito all’applicazione dell’art. 90 Cost.

Infine, l’unico punto che può trovare maggiore condivisione e può sollevare qualche dubbio è il 6). Napolitano ha infatti autorizzato la distruzione di quattro intercettazioni nell’ambito della trattativa Stato-Mafia ed è accusato di grave interferenza, ma anche su questa questione la Corte Costituzionale ha già dato ragione al Presidente della Repubblica.

 

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