Vaccino anti-HPV : situazione in italia

PREVENZIONE DEL CANCRO DELLA CERVICE UTERINA E PAPILLOMA VIRUS

del dottor Giorgio Rossi

imagesSebbene l’Italia sia stata la prima Nazione in Europa a lanciare, per la prevenzione del cancro della cervice uterina, la campagna di vaccinazione gratuita contro il Papilloma Virus Umano (HPV) rivolta alle ragazze nel 12° anno di età, i dati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità indicano una copertura vaccinale media intorno al 69% inferiore a quella attesa ( dal 70% in su ) ed inoltre molto variabile da regione a regione; dalla Toscana molto virtuosa che supera l’80%, si passa a Sicilia e Campania che non superano rispettivamente il 56 e il 62% .

Il tumore della cervice uterina ( o collo dell’utero, la parte inferiore dell’organo quella rivolta verso la vagina, a differenza del corpo dell’utero o endometrio che è invece la parte interna dell’organo) è il secondo tumore più diffuso nella donna dopo quello della mammella ; in Italia colpisce 3500 donne e causa 1000 decessi ogni anno. E’ stato riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come la prima neoplasia riconducibile ad una infezione causata da un virus molto comune, il Papilloma Virus Umano. Questo è un virus molto comune la cui diffusione è massima tra i giovani ; entrare in contatto con il virus è molto facile, non è solamente legato a particolari fasce di popolazioni né è legato a comportamenti sessuali a rischio; è indipendente dal numero dei partner e dalla frequenza dei rapporti sessuali, contrariamente a quanto ritenuto fino ad un recente passato. L’infezione genitale da HPV può essere trasmessa non solo attraverso il rapporto sessuale, ma anche tramite il semplice contatto cutaneo nell’area genitale. Quindi l’uso del preservativo, che resta lo strumento fondamentale per la protezione dalle malattie sessualmente trasmesse, non impedisce in modo assoluto la possibilità di trasmissione del virus in quanto questo può essere presente su porzioni di pelle non protette dal preservativo stesso.

In natura esistono oltre 120 tipi diversi di virus del ceppo Papilloma, ma solo due, il 16 e il 18, sono responsabili di quelle lesioni a livello della cervice uterina che poi possono evolvere verso il tumore conclamato; mentre gli altri tipi causano solo infiammazione o lesioni benigne come il condiloma dovuto ai virus 6 e 11. Non tutte le infezioni da HPV causano il cancro, anzi la maggior parte di esse è temporanea e regredisce spontaneamente, ma è certo che il 70% dei tumori del collo dell’utero è sicuramente dovuto all’infezione da HPV. Il virus a livello cellulare provoca un’alterazione del DNA che nel tempo, anche dopo 10 -15 anni, può dare origine al tumore. Pertanto si può affermare, cosa unica rispetto a tutti gli altri tipi di tumore, che questo tumore è infettivo e dunque procedendo come con le altre malattie infettive, cioè con la vaccinazione, si è in grado di annientare il virus ed impedire la trasformazione maligna della cellula. Il vaccino esprime la sua massima efficacia quando non c’è stata una precedente infezione virale ed è per questo che l’età scelta per la somministrazione è quella di 11-12 anni in cui si presume non sia ancora iniziata l’attività sessuale.

La vaccinazione profilattica non esclude, però, il Pap-test che resta l’esame di screening fondamentale per la diagnosi precoce del cancro della cervice uterina che ha una storia naturale che si presta particolarmente ad essere svelato nelle fasi più precoci. Infatti il tumore vero e proprio, cosiddetto infiltrante, è preceduto da un processo a tappe che richiede vari anni e consiste in una iniziale lieve alterazione cellulare, definita displasia lieve o CIN 1 ( Cervical Intraepitelial Neoplasia) per poi evolvere verso la displasia media o CIN 2 e la displasia grave o CNN3 che rappresenta il passo immediatamente prima del cancro invasivo. Il Pap-test , che è l’esame al microscopio delle cellule prelevate dalla cervice uterina, è in grado di evidenziare tali passaggi e non solo, è in grado anche di evidenziare le alterazioni cellulari indotte dall’infezione da virus HPV stesso che, altrimenti, è completamente asintomatica; in tal caso la diagnosi va accertata mediante il test HPV che consiste nella ricerca diretta del virus nelle cellule della cervice uterina. Il Pap-test va eseguito ogni 3 anni a partire dai 20-25 anni in su fino ai 65 ; in caso di alterazioni citologiche va approfondito con la colposcopia e se necessario con trattamenti locali della lesione che consentono la guarigione totale. Questa metodologia, che rappresenta l’esempio più tipico di screening di massa, ha consentito di abbassare drasticamente la mortalità per questo tumore.

La vaccinazione prevede 3 iniezioni intramuscolari, generalmente sul muscolo deltoide( quello della spalla) che vengono effettuate nell’arco di 6 mesi. La protezione viene stimata dell’ordine del 90% nei primi 7-8 anni; dopo questo periodo , anche se ancora non si può dire con certezza , l’efficacia va calando fino a svanire. Per quanto riguarda la sicurezza, i dati relativi a sette studi condotti su 44 mila donne hanno confermato che il prodotto è innocuo e non provoca reazioni avverse rilevanti, eccetto lievi reazioni locali nel punto di iniezione.

Oggi sono disponibili due tipi di vaccini contro il papilloma virus:

  • uno protegge solo contro i tipi 16 e 18 ( responsabili delle lesioni precancerose) e viene chiamato bivalente;
  • l’altro protegge anche contro i tipi 6 e 11 ( responsabili del condiloma ) e viene chiamato tetravalente.

Da quanto sottolineato anche dall’AIFA ( Agenzia Italiana del Farmaco ) la vaccinazione va inquadrata in un ampio programma di screening e di caunseling da parte delle strutture pubbliche deputate che deve accompagnare la ragazza prima e poi la donna negli anni successivi .

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3 Responses

  1. vanessa marini
    vanessa marini at |