Sacro Cuore: cittadella sportiva? Solo un cratere

ENNESIMA INCOMPIUTA ANCONETANA, UNA STORIA MELEDETTA

– ANCONA – di Enrico Fede e Giampaolo Milzi –

FED sacro cuore panoramica okUna specie di stadio per la pallacanestro, un’opera faraonica, da sogno, attesissima in città, e soprattutto nel quartiere Adriatico. E invece? E’ andata a finire che da anni chi passa per via Maratta o per via  Fiume accanto all’area contigua alla chiesa del Sacro Cuore – che “da sempre” aveva ospitato prima lo storico e frequentatissimo campetto da oratorio, poi il più moderno pallone geodetico per attività sportive – strabuzza gli occhi davanti a quella che sembra quasi una voragine scavata da un meteorite. Ma la fantascienza e le catastrofi naturali non c’entrano. Quella che vi stiamo raccontando è la storia, l’odissea infinita che ha propinato ad Ancona l’ennesima incompiuta. Una storia che avrebbe dovuto essere benedetta, visto che la iniziò a scrivere nel lontano 2000 l’allora parroco Andrea Acquaroli, ma via via sviluppatasi in capitoli sempre più maledetti. Il sogno spericolato di Acquaroli, che lo stesso prete si è portato con sé nella tomba quando è deceduto nel 2012, si era già da un pezzo trasformato in un incubo. Così l’ha vissuto padre Pasquale Filipponi, il suo successore. Così, in parte, continuano a viverlo alcuni dei residenti delle vie Maratta, Fiume e Rismondo, che circondano il cosiddetto palazzo Coop dove appunto abitano. Alcuni denunciano problemi e danni all’edificio forse causati proprio dall’adiacente cantiere abbandonato: infiltrazioni d’acqua nel garage dell’edificio, piccole fenditure nella facciata che dà sul cantiere, macchie d’umidità in una parete del supermercato. Altri residenti negano tali magagne e si schierano a favore della “campagna edilizia” del parroco.

 Siamo andati il 20 gennaio ad indagare nella chiesa del Sacro Cuore. La prima cosa che ci ha colpito è il cartello che ha ormai “messo radici” nella navata centrale e chiede ai fedeli una colletta per arrivare a una cifra da capogiro per restaurare il campanile, danneggiato dal terremoto del luglio 2013 con epicentro in mare al largo di Numana-Sirolo. Ben 335.000 euro, dei quali ne sono stati raccolti appena 10.000.

Poi, con difficoltà, abbiamo scovato il parroco. E’ molto titubante, manifesta poca voglia di parlare. Alla fine ci confessa che la parrocchia ha speso ben 1 milione e 540 mila euro per lavori soltanto preliminari alla realizzazione della cittadella sportiva. Che i fondi perché la struttura si materializzi non ci sono, “forse se ne riparlerà tra un anno e mezzo”. E soprattutto che attualmente, le sue priorità, sono completare la messa in sicurezza della torre campanaria (già fornita di una impalcatura di sostegno) e di effettuare alcuni lavori per la facciata della chiesa. Probabilmente – “vox populi” – attingendo a nuovi frutti della colletta, alle offerte pasquali dei parrocchiani, alle entrate dell’8 per mille, all’eredità lasciata alla chiesa da un’anziana fedele e all’aiuto di una finanziaria assicurativa.

 Ma ripartiamo da 14 anni fa, dal primo capitolo di questa odissea urbanistica. Il vecchio parroco Acquaroli, su progetto dello studio Belvederesi, prevede la semplice sostituzione dell’altrettanto vecchio e malconcio pallone geodetico con uno nuovo e la risistemazione del cortile fra la chiesa e il pallone.

Padre Acquaroli chiede l’aiuto del Coni, che garantisce un prestito di 1 milione e 540 milla euro. Ma tutto si arena

perché il Comune non dà l’ok per mancanza del rispetto delle distanze di sicurezza dal palazzo Coop. Padre Acquaroli, dopo qualche anno, torna alla carica. Ed ecco che nel 2007 spunta il famigerato mega-progetto per il grande palabasket con vari servizi. Redatto dall’ing. Eugenio Belvedersi e da sua figlia, l’architetto Rita, rispetterebbe le distanze di sicurezza dal Palazzo Coop, e incassa il permesso di costruire n° 233 dal Comune.

I lavori iniziano il 3 novembre 2008 con data scadenza 2 maggio 2009, si tratta di un primo stralcio, costo 500mila euro.

Un primo stralcio, appunto. Di un piano lavori, fortemente impattante, che indica una spesa complessiva di 1.540.000 euro (guarda un po’, quella che già era stata chiesta al Coni), e prevede di tutto di più: un grande impianto sportivo a due piani al coperto, in parte seminterrato, con pilastri esterni a sostegno del tetto adibito a parcheggio; una struttura destinata ad ospitare un campo regolamentare di pallacanestro, con tribuna spettatori, spogliatoio, spazio uffici, spazio pronto soccorso, magazzini; tale da occupare tutta l’area a disposizione della parrocchia; sarebbe stata utilizzabile anche per pallavolo, calcio a cinque, ginnastica, calcetto. L’impresa “Sirolesi srl” di Sirolo

toglie di mezzo il vetusto e fatiscente pallone geodetico originario e attua enormi scavi  e sbancamenti di terreno (poi fallirà nel 2013 per problemi econonici). Ed ecco che nel 2009 spunta la prima complicazione. Sul lato dell’aerea che dà su via Fiume ci sono quattro lecci “d’impaccio”, occorre estirparli. Ma il Corpo delle Guardie Forestali dà parere contrario: si tratta di una specie protetta, e poi quegli alberi  non sono nel territorio di proprieta della chiesa, ma del Demanio. La parrocchia, previa apposita variante al progetto, riesce in ogni caso ad ottenere una concessione dal Comune per abbattere i lecci, garantendo di ripiantarli poco lontano. Ora sorgono a pochi metri di distanza dal baratro limitato un tempo dal muro di recinzione in mattoni del vecchio impianto sportivo. Per mettere in sicurezza l’area, una volta eliminate le radici dei lecci, l’ing. Belvederesi si rende conto della necessità di sostituire il muro di recinzione con delle paratie, ma ciò comporta la necessità di presentare una variante al progetto e di cercare nuovi fondi per realizzarla. Intanto il Coni inizia a concedere i fondi promessi. Siamo nel 2011, secondo intoppo. Il terreno di fondo oggetto degli scavi si rivela meno stabile, più cedevole di quanto previsto dalla perizia geologica. E quindi bisogna posizionare dei tiranti su lato via Fiume. Si fa, ne sarebbero stati installati una settantina, con un ulteriore costo suppletivo di 300-400mila euro.

Capitolo fine. Il 2011 è l’anno in cui le casse della parrocchia segnano profondo rosso, il cantiere di fatto si ferma. Due anni dopo viene quasi dimenticato. Oggi, se ne ricorda eccome, un po’ tristemente, l’architetto Rita Belvederesi, che col padre ingegnere ha stilato e seguito l’ambizioso progetto del grande centro sportivo poi sfumato:  “La svolta decisiva in negativo c’è stata quando è morto il parroco Acquaroli, nel 2012,  ed subentrato il nuovo. Ci hanno tolto l’incarico dopo averci regolarmente pagati. Non c’è alcun contenzioso tra noi e la parrocchia. Penso che padre Filipponi non è stato e non è in grado di portare avanti il progetto per motivi economico-finanziari”. Ritiene che il cantiere potrà ripartire in qualche modo? “Se e quando ripartirà, non sarà certo in base a un rinnovo del nostro incarico. Forse, il nuovo parroco  Filippponi si affiderà a qualche altro studio, ripiegando su una struttura molto più contenuta”. Ed è infatti ciò che si legge dalla lettera-giornalino che padre Filpponi e i suoi due vicari del Sacro Cuore, padre Girolamo e padre Aurelio, stanno per spedire alle famiglie della parrocchia in vista delle benedizione pasquale. “Una volta risolto il problema del campanile e della facciata della Chiesa, l’attenzione ritornerà sul campetto – scrive Filipponi – Fiducioso in una risoluzione di un finanziamento di euro 2.500.000 che ci permetterà di costruire e rendere interamente agibile da subito la struttura “Oratoria-Sportiva”, che sorgerà nello sterrato”. Dove il “da subito” – sempre che vada in porto il finanziamento – va probabilmente e più realisticamente tradotto in quel “forse tra un anno e mezzo” che lo stesso Filipponi ci aveva dichiarato. In ogni caso, come si evince dalla stessa lettera, il primo capitolo della nuova storia punta a “un campetto, a una struttura oratoria-sportiva”. Una retromarcia evidente, un forte ridimensionamento, quindi, rispetto al sogno della grande cittadella sportiva naufragato nel rosso delle casse della chiesa. Insomma, un normale impianto sportivo parrocchiale, di sicuro rispettoso delle distanze minime di sicurezza – imposte dal Comune – dal palazzo Coop. E la missione per resuscitare del tutto il campanile? “Il costo sarà di 335mila euro, salvo imprevisti (…); non disponiamo ancora dell’intero importo, ma speriamo comunque di raggiungerlo – recita la lettera – La gara di appalto informale per l’assegnazione dei lavori è in corso (…) Mi auguro che per Pasqua possano essere completati, e  che dal campanile ritorni a tutti voi il suono festoso ed invitante delle campane”.

 Ma, per fortuna e di fatto, sul sogno spericolato della mega cittadella sportiva e sul cratere che ha ingoiato migliaia di euro, le campane  suoneranno a morto.

(tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

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