Riforma del Senato, via libera al ddl Boschi

APPROVATO IL TESTO IN PRIMA LETTURA AL SENATO TRA ASSENTI PER PROTESTA E ASPRE CRITICHE

di Alessia Rondelli

ROMA, 10 AGOSTO 2014- Il primo passo è stato fatto, è arrivato il via libera del Senato al ddl Boschi che riscrive profondamente la normativa costituzionale sul bicameralismo italiano ed il titolo V, ora in seconda lettura alla Camera (in totale ne serviranno almeno 4 tra le due camere). 183 voti a favore e 4 astenuti, ma la votazione è avvenuta in completa assenza delle opposizioni Gal, Sel, M5S e Lega che non hanno appositamente partecipato per rimarcare il loro dissenso sia sul contenuto che sulla forma d’esame dell’importante questione. Soddisfatta il Ministro delle Riforme Boschi: “E’ stato un passaggio importante e impegnativo, non è mai venuta meno la determinazione. Siamo tutti soddisfatti. E’ un primo segnale della voglia di cambiamento e della capacità di rispettare gli impegni presi con i cittadini”. Il premier Renzi non è riuscito ad essere presente, ma come ormai sua abitudine ha espresso la sua soddisfazione tramite il canale preferito, twittando “Ci vorrà tempo, sarà difficile, ci saranno intoppi. Ma nessuno potrà più fermare il cambiamento iniziato oggi. #italiariparte #lavoltabuona”. Si tratta della fine del bicameralismo perfetto con il potere legislativo e quello della fiducia al Governo che si sposta dal Senato alla Camera dei deputati. Ridotto il numero totale dei senatori non più 315 bensì solo 100, che saranno eletti indirettamente dai consiglieri regionali e, fatta eccezione per la prima volta, non saranno più nominati tutti in contemporanea ma in coincidenza del rinnovo dei consigli regionali. Altra grande novità è che i senatori non percepiranno più la famosa indennità, che rimarrà riservata ai soli deputati, con un risparmio nazionale di circa 50 milioni di euro. La sua competenza è perciò ridotta: rimarrà intatta solo la sua funzione ispettiva, mentre solo per alcune materie manterrà il potere legislativo, per  le restanti avrà diritto d’intervento e di proporre modifiche, ma in tempi strettissimi. Cambierà radicalmente anche il potere del governo nel procedimento legislativo: norme più rigide per i decreti legge, ma in compenso potrà richiedere che sui provvedimenti cd essenziali la Camera si pronunci entro 60 giorni. Ma c’è di più: viene di nuovo riformato il titolo V della Costituzione riscrivendo il modello del 2001 sulla divisione delle competenze stato-regioni (abolita la competenza concorrente ed ampliata quella esclusiva dello stato), vengono abolite le Province ed il Cnel, introduzione del referendum propositivo e di indirizzo ed il giudizio preventivo di costituzionalità sulle leggi elettorali parlamentari. Riformate anche le regole per l’elezione del Presidente della Repubblica che sino ad oggi prevedevano il quorum dei 2/3 fino al terzo scrutinio,  oltre la maggioranza assoluta. Oggi invece si richiede il quorum più alto per le prime quattro votazioni, scendendo ai 3/5 per le successive quattro per arrivare solo dalla nona votazione alla maggioranza assoluta. Riformulate poi le firme necessarie per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare da 250 a 150 mila, restano invece necessarie 500 mila firme per i referendum abrogativi ed il quorum del 50% più uno degli aventi diritto (salvo se le firme raccolte sono 800 mila per cui il quorum sarà la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera). Il testo è  il risultato di una complicata mediazione tra tutti i gruppi ed è sicuramente ancora perfettibile, c’è ancora spazio di manovra alla Camera con la necessità di approfondire bene tutti i profili più delicati sollevati.

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