Quella Madonna riapparsa a Palazzo Jona ad Ancona

CONDOMINIO SI MOBILITA: “IL DIPINTO TORNI SULLA FACCIATA”

- Ancona – di Giampaolo Milzi -

 

1) Ancona: L’edicola votiva vuota, sulla facciata di palazzo Jona, dove originariamente era collocato  il quadro con la Vergine e il Bambin Gesù(foto di Gianluca Mainiero)
1) Ancona: L’edicola votiva vuota, sulla facciata di palazzo Jona,
dove originariamente era collocato il quadro con la Vergine e il Bambin Gesù(foto di Gianluca Mainiero)

C’era una volta ad Ancona, una bella Madonna col Bambin Gesù che accennava un lieve sorriso benedicendo i passanti che a metà dell’800 affollavano il tratto finale di corso Mazzini. Il volto immacolato della Vergine pareva affacciarsi dal quadro che lo ritrae, collocato in un’artistica edicola posta fra due finestroni del nobile ed elegante palazzo settecentesco noto oggi come Jona. Una storia romantica, una storia vera. Ma dal pre-finale poco edificante per gli anconetani che amano la loro città un po’ troppo “Bella addormentata sul Golfo”. La tela infatti, almeno fin dal 1988, è sparita dalla facciata del palazzo. Le Soprintendenze non l’hanno mai vista né catalogata. Un mistero, un giallo. Alcuni residenti del condominio Jona confermano: “Abbiamo sempre saputo di quell’opera sacra, ma chi l’ha mai vista…”. C’è voluta un’inchiesta di Urlo per chiarire la questione. Il quadro è custodito proprio a Palazzo Jona, nella sede della Titanica, la srl che oltre 25 anni fa acquistò tutto l’immobile, che tra il 1999 e il 2003 lo ristrutturò e poi ne vendette o affittò i locali ai vari condomini. Il dipinto incorniciato, da tempo si trova in una stanza affrescata, a mo’ di cappella, appoggiato ad un’acquasantiera. Abbiamo avuto la fortuna di poterlo ammirare per un paio di fuggenti minuti. Su concessione dell’avvocato Gabrio Rinaldi, che la lo studio nella sede della Titanica, di cui è il rappresentante legale.

Ma come mai solo oggi è possibile scrivere in un articolo giornalistico la verità? Intanto non è un mistero che i rapporti tra Titanica srl e avvocato Rinaldi da un lato, e condomini dall’altro, siano stati a dir poco sporadici, iper-formali, non proprio cordiali. Prova ne è che quando Rinaldi ci ha mostrato l’ambito quadro, dopo aver precisato che è di proprietà della Titanica, si è rifiutato di farcelo fotografare. Motivo? “Per ripicca contro i condomini”. Ma le cause a monte di tale “ripicca” sono un’altra storia…

Ecco invece i fatti, documentati, a supporto della buona notizia finale. I condomini di Palazzo Jona – dopo averlo inutilmente auspicato per anni – hanno deciso di ottenere una volta per tutte la ricollocazione dell’opera nella sua posizione storica, l’edicola al piano terra che dà su corso Mazzini. Attivandosi in modo determinato. Come? Scriveranno a tale scopo una lettera alla Soprintendenza per i Beni artistici, storici ed etnoantropologici di Urbino (competente per tutti gli apparati decorativi) e per conoscenza a quella per i Beni ambientali e architettonici di Ancona e ai carabinieri del Nucleo Ancona per la Tutela del patrimonio artistico e culturale. Nella missiva annunceranno l’intenzione di affidare ad un esperto restauratore di dipinti antichi la redazione di un progetto volto a proteggere la Madonna col Bambino dall’attacco degli agenti atmosferici esterni. Del resto va sottolineato che la stessa Titanica, sebbene solo nel 2012, ha scritto al condominio (ma le carte sono spuntate fuori solo un paio di settimane fa) una lettera e un fax che mostrano una “cauta apertura”. In una raccomandata del 15 marzo 2012 afferma, che “la tela fu smontata per consentire la realizzazione dei lavori di restauro della facciata e fatta restaurare a sue spese; è custodita nella sua sede societaria all’interno del palazzo; che in forza di convenzione stipulata con la Soprintendenza la società è tenuta a far visitare l’immobile e mostrare le opere ivi contenute; non sussistono problemi per la sua originaria ricollocazione, sempreché la Soprintendenza non sia contraria a ciò”; nel fax, del mese dopo, la Titanica ribadisce che “il quadro è di sua proprietà, perché l’ha acquistato assieme a tutto Palazzo Jona prima della ristrutturazione dell’edificio, in data anteriore quindi alla vendita degli appartamenti, quando il condominio non si era ancora costituito, condominio al quale, perciò, non è tenuta a restituirlo, salvo le venga prescritto dalla Soprintendenza”.

Alla Titanica va il merito di aver salvato l’opera, che all’esterno era deterioratissima, affidandone il restauro, compiuto davvero ad arte, all’esperto Bruno Vittorini di Urbino. Ciò è avvenuto prima di iniziare la ristrutturazione (su concessione edilizia del 1999) di Palazzo Jona. Ristrutturazione che in realtà era stata già intrapresa, ma poi interrotta, intorno alla metà anni ’80 da un precedente privato proprietario. Sarebbe stato questi quindi, forse nel 1988, a prelevare il quadro dalla facciata, per poi venderlo col palazzo alla Titanica. Da qui si spiega come mai i funzionari delle Soprintendenze hanno detto di non aver mai visto il quadro durante i loro sopralluoghi funzionali alla seconda e decisiva ristrutturazione targata Titanica. E come mai nella convenzione stipulata nel 2003 – peraltro scaduta nel dicembre 2013 – tra Soprintendenza di Urbino e Titanica si stabilisce che tutte le opere (come affreschi e dipinti del palazzo) sono visitabili da chiunque, ogni martedì, in orario 9,30-12,30, ma il quadro della Vergine non è citato (tuttavia è ovvio che sia incluso nella convenzione). Molti gli esperti pronunciatisi a favore del ritorno del quadro nell’edicola votiva della facciata di Palazzo Jona in modo che sia restituito alla pubblica visibilità, come voluto dal marchese Bourbon Del Monte nell’800. Tra questi, ad Ancona, l’architetto e storico Massimo di Matteo, il noto restauratore Peppino Brunetti. E un altro rinomato restauratore, Carlo Giantomassi, con studio a Roma ma spesso presente ad Ancona. “Quel bel quadro lo ricordo, forse è attribuibile alla scuola del pittore Podesti, sarei felice di rivederlo, fotografarlo, studiarlo – ha detto Giantomassi – E’ certamente possibile proteggerlo, magari con una teca in cristallo, per poi posizionarlo all’esterno. A Roma c’è stato un caso simile a piazza Navona. In alternativa, si potrebbe esporre fuori una bella fotografia ad altissima definizione. Determinante sarà il parere della Soprintendenza di Urbino”.

(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

Print Friendly
FacebookTwitterLinkedInWhatsAppGoogle+TumblrEmailPrintFriendlyCondividi

Leave a Reply