-Pesaro53- The First Shot, la recensione

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di Alessandro Faralla (Responsabile Cultura e Spettacoli F&D)

Il vincitore della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro si affida all’estetica del silenzio per osservare con immagini attuali il volto di una Cina indifferente verso le nuove generazioni

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La sospensione del tempo passa per le vite di tre giovani ragazzi (due uomini e una donna), tre figli di una Cina movimentata e diversissima, di regione in regione. La sola cosa che li accomuna è l’essere nati dopo il 1989, data che simboleggia la “fine delle rivoluzioni”. E di “rivoluzioni” ne ha conosciute anche il lontano paese asiatico, emblematica la Rivoluzione Cinese, nota come Rivoluzione del 1911, iniziata con la Rivolta di Wuchang.

Quello di Federico Francioni e Yan Cheng non è però un documentario sulla storia della Cina, anche perché la memoria storica sembra smarrita in un paese che muta vertiginosamente ed è incapace di alimentare radici. Laddove presenti, queste radici sono spoglie, prive di vitalità, appartengono ad una esistenza che ruota attorno a crepe e a macerie. Letteralmente il recupero di resti di edifici distrutti permette, forse, di dare ancora un senso ad un presente nebuloso e senza appartenenze.
Se è vero che oggi è più probabile essere cittadini del mondo che figli del paese d’origine i ragazzi di The First Shot, ognuno, nonostante i viaggi, a suo modo è figlio di questa Cina, un paese che assorbe come un magnete il mondo vacuo della sfera digitale e della bramosia di primeggiare. Così per quanto prigioniero di una gabbia mentale e fisica sentiamo un ragazzo, dall’alto del suo appartamento, parlare con disprezzo delle tempistiche che durante un periodo di soggiorno in Canada hanno portato alla manutenzione di una piccola via, un fatto allucinante e fuori da ogni logica se paragonato ai ritmi che accompagnano le infrastrutture orientali.

Potreste essere disorientanti nel trovare un elemento narrativo distinto nel documentario ma qui risiede l’identità e il pregio conferito al film dai due giovani cineasti: nessun artificio, solo il silenzio di tre anime in cerca d’identità, tre ragazzi che parlano a stento e quando lo fanno imprimono un’incisività a tutto ciò che li circonda. Ad ogni modo l’ambiente esterno non è un fattore chiave nel racconto, ciò che conta è il modo con cui si muovono i protagonisti; le gestualità, gli sguardi sono capaci di dare senso alle loro figure, ai lori brevi pensieri, alle faticose parole nella ricerca di un segnale, di uno snodo che possa farli esistere in un tempo che abbia dei confini reali.

Un film che non cerca risposte ma prova ad esprimere un linguaggio, dove possano coesistere l’isolamento, la tristezza e un orizzonte di esperienze reali, condividendo senza più domandarsi a quale mondo si appartenga.
Vi sono solo tre momenti che i registi decidono di sublimare riprendendoli al rallenty come per possedere quel tempo sconfinato e irraggiungibile sconosciuto a Peng, Liu e You. Ma è lo stesso documentario ad essere una ricerca in atto, un work in progress della vita, e allora anche se si è fermi, e non riconosciamo noi stessi o i nostri cari ciò che conta è la l’onestà di guardarci dentro, dando voce all’assenza di parole, illuminando le stanze oscure del nostro io.

The First Shot è un racconto genuino e libero, che osserva le trame di un disegno politico opprimente e al contempo invisibile, nella formazione del puzzle della vita.

 

– The First Shot è stato presentato in concorso alla 53a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro svoltasi nel giugno 2017

Federico Francioni (1988) si è diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia dopo una laurea in Storia del cinema con una tesi su Otar Iosseliani. Con Yan Cheng ha realizzato Tomba del tuffatore (2016, presentato alla Mostra di Pesaro nella sezione Satellite) e The First Shot (2017). Ha frequentato gli Ateliers Varan e avviato un nuovo lavoro documentario in Francia.

Yan Cheng (Wuhan, Cina, 1991) ha studiato storia e antropologia negli Stati Uniti e proseguito la sua formazione al Centro Sperimentale di Cinematografia. Autore di diversi cortometraggi in Cina, Stati Uniti ed Europa, ha sviluppato la sua ricerca nel cinema, nella fotografia e nell’arte contemporanea. Dopo un anno trascorso ad Atene, attualmente vive in Cina e lavora come freelance nel campo del documentario.

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