Ludodipendenze, al via campagna di prevenzione

IN CITTA’, SCUOLE ED ESERCIZI DELLA PROVINCIA DI ANCONA

– ANCONA – di Anna Nicoletti –

ludopatia,jpgIl fenomeno del gioco d’azzardo in Italia ha raggiunto proporzioni decisamente allarmanti, “contaminando” circa 800mila persone qualificabili come “giocatori a forte rischio patologico”. Ogni anno si investe nel gioco una cifra che si aggira sugli 90 miliardi di euro. Un fenomeno ben presente anche ad Ancona a provincia. Del resto, per chi vuol sfidare ludicamente ma a brutto muso la dea bendata, ad Ancona c’è l’imbarazzo della scelta: 89 sale tra quelle per scommesse e videolotterie (241 in tutta la provincia), 2 sale bingo; 34 specifiche per videogames e slot machines. E ancora: 400 le video-slot machines installate presso esercizi commerciali in genere, soprattutto bar e tabacchi. Non vanno poi dimenticati né certo sottovalutati i giochi e le scommesse via internet.

Questi dati sono stati forniti in una conferenza stampa svoltasi il 3 aprile scorso presso la sede del Comune di Ancona, nel corso della quale si è messa a fuoco in particolare la devianza comportamentale e sociale del “Gioco d’azzardo patologico” (Gap). Tale pratica così dilagante preoccupa gli enti locali. Tanto che la Regione Marche ha stanziato 50.000 euro a favore della Provincia di Ancona, fondi destinati ad attuare il progetto “A che gioco giochiamo”, volto appunto a prevenire il gioco d’azzardo e le sue derive in forma patologica. Il progetto riguarderà tutta la provincia, suddiviso negli Ambiti sociali territoriali di Fabriano, Jesi, Osimo, Senigallia, Falconara; ad Ancona il ruolo di Ambito capofila. A coordinare il progetto è stata chiamata la dott.ssa Laura Felici, del Dipartimento Servizi sociali del Comune di Ancona guidato dall’assessore Emma Capogrossi. “A che gioco giochiamo” – hanno spiegato in conferenza stampa – sarà operativo da giugno e supportato in vari modi dagli esperti operatori del Dipartimento dipendenze patologiche dell’Asur Area Vasta 2.

Prevenire, significa soprattutto informare sui rischi. Tra i vari campi d’azione del progetto, quindi, quello divulgativo. Che si concretizzerà nella diffusione a livello provinciale di un opuscolo riguardante il modo corretto di rapportarsi al gioco. Certo, un’esperienza di per sé positiva il gioco, insostituibile per la formazione di ogni persona e per lo sviluppo delle sue qualità intellettive. Ma che può trasformarsi in esperienza negativa. Il depliant, quindi, metterà in guardia i lettori dalle facili lusinghe del gioco d’azzardo, attraverso dati scientifici, ad esempio precisando quali siano le reali probabilità di vincita nei vari giochi o lotterie. Pratiche informative, ma anche pratiche di consulenza e ascolto. Dirette anche alle nuove generazioni. Proprio per questo sarà “on the road” coi suoi professionisti anche l’Informabus del Comune dorico, in modo itinerante, fermandosi nelle piazze e nei luoghi d’aggregazione sociale delle varie città degli Ambiti provinciali. Un altro settore progettuale d’informazione e sensibilizzazione, più specifico e mirato, riguarderà medici di base e assistenti sociali, attraverso l’organizzazione di incontri. Particolare attenzione per il mondo della scuola. Agli incontri di formazione parteciperanno alcuni insegnanti delle medie superiori, che potranno poi approfondire l’argomento “rischio gioco” con gli studenti. E probabilmente gli psicologi di alcuni Cic (sportelli di ascolto del disagio personale e familiare) operativi in genere negli istituti d’istruzione di ogni ordine e grado. Tutti questi soggetti saranno quindi pienamente in grado di riconoscere ed approcciare nel modo più efficace eventuali casi di persone con problemi di pre-patologia o patologia da gioco. Fino ad indirizzarne alcune al Dipartimento dipendenze Asur. “A che gioco giochiamo” tende la sua mano informativa anche ai gestori di locali in cui sono presenti videogames e slot machines. Ai quali sarà spiegato che il giocatore patologico è una persona sofferente, e saranno indicati quali accorgimenti si possono adottare. Inoltre, in seguito a proposte dei cittadini, saranno realizzati dei flash mob, ovvero incontri di sensibilizzazione sul tema, all’interno di locali pubblici che hanno rinunciato all’uso delle slot.
Il programma comprende infine un’azione legislativa da parte dei Comune. Che possono emettere ordinanze specifiche, ad esempio su come stabilire la distanza minima tra luoghi a forte presenza – giovanile, come scuole, oratori, palestre – e sale slot.  I Comuni potranno anche aderire al “Manifesto dei sindaci contro il gioco d’azzardo”, con cui viene richiesto agli enti locali un maggior rigore verso il controllo del fenomeno e si concede loro una maggiore libertà di azione.

Persone in crisi d’astinenza da gioco d’azzardo patologico (Gap). Tanto che già dal 2011 il Dipartimento dipendenze patologiche dell’Asur Area Vasta 2 ha allargato il suo raggio d’azione, ad Ancona, seguendo adeguatamente chi è vittima della nuova e crescente dipendenza da Gap. Avviandolo gratuitamente in un percorso di prevenzione, cura e riabilitazione. Ed offrendo sostegno ai familiari, anche nei casi in cui il  soggetto interessato non si presenti nei punti di “pronto soccorso” presenti ad Ancona. Dove? Nella sede di Corso Stamina 40 (dal lunedì al venerdì, ore 9 -14, e su appuntamento il pomeriggio, 071/8705981) e presso lo sportello “Games over” di via Scrima 29 (al mattino il mercoledì, ore 9-14, ed il giovedì pomeriggio 15 -18, tel. 327/6191193).
L’equipe “Gioco d’Azzardo”, guidata dallo psicologo Rodolfo Raboni, è costituita da uno psichiatra, un assistente sociale, una sociologa, altri 8 psicologi. Professionisti chiamati a prestare la loro attività di consulenza ed eventuale terapia – sollecitati dalle richieste di utenti provenienti da un appositio portale web – anche in link con “A che gioco giochiamo”, progetto di livello provinciale. Infatti il Dip. del dott. Raboni è l’unica struttura di questo tipo e di riferimento in questo ambito territoriale allargato. L’anno scorso ha avuto in trattamento 101 giocatori, in prevalenza uomini. Variabile la fascia d’età, quella media è intorno ai 50 anni; i neopensionati sono i soggetti più a rischio Gap.

(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

 

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