DIECI I PUNTI “FUORILEGGE” SUI 12 MONITORATI
– ANCONA – Marche, ancora troppe criticità alle foci di fiumi e torrenti. Dieci dei dodici punti campionanti risultano “fuorilegge”. La depurazione resta una delle sfide da affrontare con urgenza. E nella nuova procedura di infrazione dell’Unione Europea finiscono 46 agglomerati urbani marchigiani. Legambiente: “La Regione Marche ha di fronte una sfida non più rinviabile. Vanno coinvolti tutti ma anche e soprattutto i sindaci delle città e dei piccoli centri marchigiani, sulla costa come nell’entroterra, che devono abbandonare ogni campanilismo e farsi promotori di azioni mirate per la tutela delle acque e per la conservazione dell’ecosistema fluviale”.
Sono dieci i punti risultati “fuorilegge”, di cui otto “fortemente inquinati”, rispetto ai 12 monitorati lungo i 180 chilometri di costa, nei quali è stata evidenziata una carica batterica al di sopra dei valori consentiti dalla legge. Nel mirino finiscono ancora una volta le foci di fiumi e torrenti: acque inquinate da scarichi non depurati adeguatamente con presenze di escherichia coli e enterococchi intestinali che contribuiscono non solo ad inquinare i fiumi e il mare, ma che mettono in pericolo la stessa salute dei cittadini. Criticità di certo non nuove in questa regione – che non riguardano solo i comuni costieri ma anche e soprattutto quelli dell’entroterra – e proprio per questo è ormai indispensabile che la Regione Marche affronti la sfida della depurazione con urgenza e determinazione. Anche l’Unione Europea ci chiede di fare presto: la nuova procedura di infrazione arrivata nei mesi scorsi coinvolge 46 agglomerati urbani marchigiani nei quali sono state riscontrate “anomalie” circa il trattamento dei reflui. È questa la fotografia scattata dalla celebre campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che in questi giorni ha fatto tappa nelle Marche.
L’istantanea sulle acque costiere dell’equipe tecnica della Goletta Verde è stata presentata la mattina del 5 agosto, in conferenza stampa ad Ancona, presso l’Aula del Mare al Molo Santa Maria, da Francesca Pulcini, vice presidente Legambiente Marche; Simone Nuglio, portavoce Goletta Verde, Leonello Negozi, segreteria Legambiente Marche e Vitaliano D’Addato, circolo Legambiente il Pungitopo Ancona. “Il nostro Paese vive un vero e proprio deficit depurativo – ha dichiarato Simone Nuglio, portavoce di Goletta Verde -. Gli scarichi del 22% della popolazione non vengono correttamente depurati e rischiano di provocare l’inquinamento del mare, dei fiumi e dei laghi. È per questa battaglia di civiltà che il monitoraggio di Goletta Verde è incentrato proprio su tratti di mare interessati da fenomeni di inquinamento legati a mancata o insufficiente depurazione, come le spiagge in prossimità a foci di fiumi e canali. Il nostro fine è quindi diverso da quello delle autorità preposte, alle quali non vogliamo sostituirci. Pur non assegnando patenti di balneabilità è evidente che la fotografia scattata da Goletta Verde raffigura una regione in evidente difficoltà sul fronte della depurazione. I giorni che hanno preceduto i campionamenti sono stati caratterizzati da intense piogge e questo può avere influito sulla qualità delle acque campionate. Le condizioni meteorologiche non possono però essere un alibi al quale appellarsi per nascondere ben altre responsabilità”.
“È inoltre opportuno sottolineare come quasi tutti i punti da noi campionati risultano balneabili sul Portale delle Acque, il sito gestito dal ministero della Salute, realizzato grazie all’elaborazione dei dati dell’Arpa e delle Regioni. Vorremmo una volta per tutte che Regione, Arpa, Comuni e ministero della Salute facessero chiarezza su questa situazione, lavorando non solo su un necessario adeguamento della depurazione, ma anche e soprattutto, a brevissimo termine, sulla corretta informazione a bagnanti e cittadini”.
I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente nei giorni 28 e 29 luglio scorso. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori. Come detto, d’altro canto, due dei campionamenti hanno evidenziato una carica batterica contenuta nei limiti di legge. Si tratta dei prelievi effettuati ad Ancona (alla spiaggia di Portonovo) e a Sirolo (presso la spiaggia di San Michele). Analisi, quelle effettuate presso le spiagge, che confermano gli sforzi fatti sul fronte della depurazione di diversi comuni costieri.
Nella provincia di Ancona i campionamenti “fortemente inquinati” sono quelli alla foce del canale presso stazione Torrette del capoluogo; alla foce del fiume Esino in località Rocca Priora a Falconara Marittima; alla foce del canale in località Ponte Rosso (presso lungomare Alighieri, altezza via Dalmazia) a Senigallia. In provincia di Pesaro-Urbino, alla foce del torrente Arzilla a Fano e alla foce del fiume Tavollo a Gabicce Mare. Ancora: a San Benedetto del Tronto (foce torrente Albula) e Grottammare (foce torrente Tesino), in provincia di Ascoli Piceno; a Porto San Giorgio (foce fosso Rio Valloscura), in provincia di Fermo; a Civitanova Marche, in provincia di Macerata (foce fosso Asola). “Inquinato”, invece, il campionamento eseguito a Porto Sant’Elpidio (spiaggia antistante il fosso Castellano). I risultati di Goletta Verde sul fronte dell’inefficienza depurativa della regione sono confermati anche dai dati del Censimento Istat delle acque per uso civile (riferiti all’anno 2012) secondo i quali confluiscono in impianti di depurazione (secondari o avanzati) appena il 49 per cento dei carichi urbani complessivi, rispetto ad una media italiana del 57,6 e una media tra le regioni del Centro del 56 per cento.
Inoltre, proprio alla vigilia della stagione balneare l’Unione Europea ha nuovamente avviato una procedura di infrazione ai danni dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane (procedura n. 2014/2059 del 31 marzo 2014) – dopo già due condanne a carico del nostro Paese – che coinvolge 46 agglomerati urbani marchigiani. Questi agglomerati risultano non conformi, a vario titolo, agli articoli 3 e 4, in quanto sulla base delle informazioni presentate dalle autorità Italiane, risulta che una parte del carico generato non confluisce al sistema fognario o all’impianto di trattamento, non riceve un adeguato trattamento secondario o addirittura non risultano impianti costruiti.
“Il quadro che emerge dai monitoraggi di Goletta Verde desta di certo preoccupazione, soprattutto perché testimonia ancora una volta le criticità dei nostri fiumi e dei nostri torrenti che continuano a riversare in mare scarichi non depurati adeguatamente – ha affermato Francesca Pulcini, vicepresidente di Legambiente Marche -. Laddove, anche grazie alla nostra azione di denuncia, si è insistito nella depurazione dei tratti di costa balneabili e nel portare avanti una politica di qualità, i risultati non sono tardati ad arrivare. Purtroppo, però, le Marche stentano a decollare sul fronte della depurazione e, così come testimoniano i dati Istat, sono tra le regioni messe peggio in Italia rispetto ai carichi inquinanti trattati da impianti. Un ruolo importante ora deve essere quello dei sindaci delle città e dei piccoli centri marchigiani, soprattutto dell’entroterra, che devono farsi promotori di una stretta collaborazione con i soggetti preposti per attuare le misure necessarie alla tutela delle acque e della conservazione dell’ecosistema fluviale. E’ anche per questo motivo che la tappa di Goletta Verde nelle Marche ha voluto rilanciare e segnare un passo decisivo anche per l’attuazione del “Contratto di fiume” del fiume Misa e, in generale, stimolare a percepire il nostro territorio in un’ottica di insieme che di certo non può prescindere dalla qualità dello sviluppo sostenibile dell’entroterra e della fascia costiera”.
Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche il corretto smaltimento degli olii esausti. Proprio per questo anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che da 30 anni si occupa della raccolta e del riciclo dell’olio lubrificante usato su tutto il territorio nazionale, è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione – ha spiegato Elena Susini, responsabile della Comunicazione del COOU – L’olio usato si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. Se eliminato in modo scorretto questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche”.
A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Lo scorso anno nelle Marche il COOU ha raccolto 6.051 tonnellate di olio usato – 3.228 in provincia di Ancona, 1.124 a Macerata, 1.109 a Pesaro e Urbino e 590 ad Ascoli Piceno – evitandone così lo sversamento nell’ambiente.
(articolo ricevuto da www.legambientemarche.org)