Cinema & Diritto: Roman Polanski, l’anima cupa del cinema

IL 18 AGOSTO 1933 NASCE A PARIGI ROMAN POLANSKI: PERSONALITA’ CUPA, GENIALE, SURREALE

di Valentina Copparoni

ROMANPOLANSKIFiglio di Ryszard Liebling, polacco di discendenza ebraica e Bula Katz, cattolica di origini russe, Roman Polanski nasce nel  1933 a  Parigi poi la famiglia si trasferisce in Polonia a causa dell’antisemitismo sempre più crescente in terra francese. Qualche anno dopo la madre di Roman viene uccisa in un campo di sterminio di Aushwitz. La terribile esperienza nell’area di concentramento  collocata nella capitale della Polonia termina quando Roman, dopo aver subito diverse torture,  riesce a scappare e a ricostruirsi una vita presso una famiglia cattolica.

Inizia una nuova vita, un  nuovo percorso in cui finalmente la sua arte e la sua passione per il cinema, la recitazione ed il teatro diventano protagonisti: recita in alcune produzioni, realizza alcuni cortometraggi  e con il lungometraggio “Il coltello nell’acqua”, il primo film a non avere come filo conduttore il tema della guerra, ottiene la nomination all’oscar come miglior film straniero. Per molti questo film è il manifesto della complessa e lacerata personalità di Polanski caratterizzata da un forte ed oscuro pessimismo soprattutto sulle relazioni umane.
Dopo aver abbandonato la Polonia per la Francia, nei primi anni ’60 si trasferisce in Inghilterra dove realizza due delle opere considerate più significative: Repulsion  e Cul de Sac.
Ormai la strada del successo professionale sembra in discesa per Polanski che, dopo un primo divorzio, decide di risposarsi con la modella texana Sharon Tate.
E’ negli Stati Uniti che nel 1968 realizza quello in molti considerano il capolavoro assoluto di Polanski:il film Rosemary’s Baby basato sull’omonimo romanzo di Ira Levin: un film (che porta al regista la seconda candidatura oscar) tra il thriller e horror che racconta la storia della giovane Rosemary il cui marito permette al diavolo di impossessarsene in cambio di una carriera di successo.

Nel 1969 però la tragedia. La sera del 9 Agosto 1969, mentre Polanski si trova in Gran Bretagna per girare il dramma “Macbeth”, un gruppo di seguaci del killer Charles Manson fanno irruzione nella villa del regista, al 10050 di Cielo Drive, Beverly Hills. Nell’abitazione, Sharon Tate e il figlio che porta in grembo, vengono  uccisi insieme al resto degli invitati.
Una tragedia che scuote duramente Polanski per moltissimi anni da cui, per molti, forse, mai si è completamente ripreso. Il cinema e la sua arte diventano il suo medicinale salvavita per il regista che nel 1974 gira il noir “Chinatown” per il quale ottiene ben 11 candidature agli Oscar.
Nonostante il successo statunitense, il regista decide di tornare in Francia per il film “L’inquilino del terzo piano” ma dal 1977 non torna più negli Stati Uniti per paura di essere arrestato a seguito di una condanna per violenza sessuale con l’ausilio di sostanze stupefacenti ai danni di una modella minorenne.

Il processo si conclude con una proposta di patteggiamento per  evitare alla minore di testimoniare in tribunale, in questo modo l’accusa a carico del registra rimane quella di relazione sessuale extramatrimoniale con persona minorenne e Polanski viene mandato per 90 giorni  nello prigione californiana di massima sicurezza di Chino. Dopo poco più di quaranta giorni però viene rilasciato sulla base di una valutazione positiva per ottenere una pena detentiva con la condizionale ma quando il regista viene a conoscenza che il giudice  non avrebbe accolto la proposta, scappa prima nel Regno Unito poi in Francia (possiede dal 1975 la cittadinanza francese) per evitare l’estradizione negli Stati Uniti. Il 26 settembre 2009 Polanski, che si trova in Svizzera per ritirare un premio alla carriera, viene arrestato all’aeroporto di Zurigo-Kloten sulla base di un mandato di cattura internazionale emesso nel 2005 su richiesta delle autorità giudiziarie statunitensi. Il 25 novembre 2009 il Tribunale penale di Bellinzona accoglie il ricorso di Polanski convertendo la detenzione in carcere in arresto domiciliare controllato con braccialetto elettronico  e disponendo come ulteriori garanzie il ritiro dei documenti di identità ed una cauzione. Nel luglio 2010 le autorità elvetiche negano l’estradizione del regista negli Stati Uniti per un vizio procedurale e gli revocano anche gli arresti domiciliari ed il braccialetto elettronico.

La vicenda giudiziaria non interrompe il successo del regista (Frantic, Una pura formalità, La morte e la fanciulla, La nona porta) che raggiunge il culmine con il film “Il pianista” che gli regala la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2002  e l’Oscar nel 2003. Tratto dal romanzo autobiografico omonimo di Władysław Szpilman, è il racconto di quanto vissuto dal pianista ebreo Władysław Szpilman dallo scoppio della seconda guerra mondiale con l’invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche all’occupazione di Varsavia, alla vita ed alla sopravvivenza nel ghetto ed alla sua fuga e sopravvivenza fino alla liberazione della città. Nel 2005 arrivano la trasposizione cinematografica del romanzo di Charles Dickens Oliver Twist, nel 2010 “L’uomo nell’ombra” e nel 2011 “Carnage

Una vita quella di Roman Polanski simile ad un vero romanzo il cui filo conduttore sembra essere spesso la guerra, ma anche  la solitudine e forse il male di vivere o di aver vissuto alcune esperienze terribili che hanno segnato la sua vita ed il suo percorso professionale. Tratti fusi in un’unità cupa, geniale, surreale.

 

 

 

 

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