Spegnersi in carcere con un tumore in stato avanzato:è questa la pena giusta?

CASO DI SARNO:DISPOSTO IL RICOVERO, SI ATTENDE ANCORA LA GRAZIA

Di Mosè Tinti (praticante avvocato presso Studio Prosperi)

NAPOLI, 19 gennaio 2014 – vincenzo-di-sarno-e1389961239255Il caso di Vincenzo Di Sarno, 35 anni, detenuto a Poggioreale da oltre 4 anni in espiazione di una pena di 16 anni per omicidio volontario, malato di tumore al midollo osseo, è da giorni al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica.

Già a settembre aveva chiesto a voce al Presidente Napolitano la grazia, nel corso di una visita del capo dello Stato al padiglione clinico San Paolo, dove il detenuto si trova da qualche mese: Di Sarno vorrebbe curarsi all’estero, in Svizzera dove potrebbe ottenere l’eutanasia. La sua pena non era ancora definitiva ed allora la richiesta non poteva avere corso e solo nel novembre 2013 è stata formalizzata ufficialmente.

Oltre alla domanda di grazia, gli avvocati di Di Sarno avevano anche chiesto la scarcerazione per permettere il ricovero in strutture adeguate. Le condizioni del Di Sarno sono, infatti, disperate: l’uomo ha perso oltre la metà del suo peso (è passato da 115 kg a 53 kg) e sembra essere ridotto ad uno stato davvero disperato.

Tuttavia, dopo che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) ha  consegnato l’ istruttoria riguardo agli aspetti sanitari e comportamentali, il tribunale di sorveglianza l’ha valutata negativamente e non ha concesso la sospensione della pena. Questso è accaduto lo scorso giovedì. Nel rigettare l’istanza, però, il giudice ha disposto il ricovero in ospedale. Nel suo decreto, il magistrato Rosa Labonia ha rilevato che “non vi sono i presupposti per l’adozione di un provvedimento d’urgenza” dal momento che il soggetto non appare in immediato pericolo di vita e, peraltro, “rifiuta la terapia medica infusiva e nutrizione con brick propostagli”. L’ospedale sarebbe “da individuarsi repentinamente a cura dell’amministrazione penitenziaria, sia sulla base della specializzazione oncologica della struttura, sia della rapida disponibilità al ricovero”. Una volta saputo l’esito, il ministro Cancellieri ha commentato, da Mosca:”Abbiamo sempre monitorato condizioni di salute di Di Sarno e tutto quello che dovevamo fare sul piano dell’iter burocratico lo abbiamo fatto, fornendo tutti gli elementi al magistrato di sorveglianza, cui spettava la decisione. Credo che il magistrato abbia fatto una scelta ponderata”.Il ministro della Giustizia ha definito quello di Di Sarno “un caso forse eccezionale”, ma ha sottolineato che “vi sono molti casi di persone in cattive condizioni di salute, soprattutto legate alla tossicodipendenza”.

Un iter diverso, che deve ancora seguire il suo corso, è quello della grazia. A riguardo, il Presidente Napolitano si è esposto in prima persona: “Pur consapevole che il reato commesso dal detenuto in questione è stato fonte in altri di dolore che merita rispetto e considerazione, il Presidente Napolitano si augura che, sia l’esame della richiesta di sospensione dell’esecuzione della pena, sia la procedura per la grazia siano condotte in tempi commisurati alla gravità delle condizioni di salute di Vincenzo Di Sarno”. Negativo l’esito della sospensione, come sopra si è detto, si attende ora che vi siano le condizioni per la concessione della grazia. Infatti, pur essendo un provvedimento che il Capo dello Stato può adottare anche spontaneamente, è necessario comunque che sia consegnata la relazione istruttoria, che non è la stessa utilizzata per dal Tribunale di Sorveglianza per la procedura della sospensione della pena. La madre di Di Sarno aveva ringraziato il Presidente per le sue parole: “Ringrazio il presidente Napolitano, spero non sia troppo tardi per Vincenzo e che ora si faccia presto perché non può attendere”, ma la mancata sospensione della pena l’ ha gettata nella disperazione:”Mio figlio non è in pericolo di vita? È allo stremo, come fanno i magistrati a non capirlo? Rifiuta la terapia perché non ce la fa più”.

In questo momento, c’è solo da attendere che l’istruttoria per la grazia faccia il suo corso in tempi veloci, anche sollecitata dalle stesse parole di Napolitano, il quale sembra disposto, salvo colpi di scena, a concedere il provvedimento di clemenza al detenuto non appena ne avrà la possibilità.

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