“Future”: saltando sui gusci di uovo e sperando in un futuro migliore

ECCO COME I BAMBINI DI STRADA DIVENTANO UOMINI DI KARIOBANGI 

di Clarissa Maracci

IMG_2921KARIOBANGI (NAIROBI), 4 Ottobre 2013 – “Sono scappato di casa molto giovane, abbandonando la scuola in secondo superiore, perché mio padre mi picchiava. Non solo mi picchiava, mi crocifiggeva” mi racconta Dixon, un ragazzo di appena 23 anni, che ha cambiato e sta cercando di cambiare le vite altrui attraverso il suo self-help group “Future”.

I ragazzi di Future, a differenza degli altri ragazzi della Kariobangi Waste Management Alliance, sono giovanissimi di età compresa tra i 15 e i 20, la maggior parte dei quali non è riuscita ad arrivare al diploma a causa della mancanza di soldi. Alcuni, all’età di 17 anni, hanno già avuto esperienza del carcere, come Patrick. <<Sono stato 3 mesi in prigione per furto. La polizia mi ha picchiato e portato in carcere. In carcere sono stato malmenato dagli altri prigionieri. Ho sperato che i miei genitori potessero liberarmi pagando la cauzione, ma in quei tre mesi nessuno si fece vivo. Il lavoro dei prigionieri qui è quello di falciare i campi.>>

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Quando è stato in carcere Patrick aveva appena 16 anni. Vivendo per strada nella slum di Korogocho era costretto a vivere di espedienti, tra i quali il furto di piccoli oggetti da poter trafficare o di somme di denaro. Nelle slum di Nairobi la pena per i ladri è molto chiara: la morte. Se non vengono uccisi dalla polizia, ci pensano i residenti. Social Mob. Proprio in questi giorni a Korogocho si è verificata un’altra tragedia. Il ladro ha utilizzato una bambina di tre anni per farsi scudo dagli spari. Il poliziotto è riuscito a sparare prima alla bambina poi al ladro, un ragazzo di 17 anni.

Spesso i ladri sono ragazzini che hanno dovuto abbandonare le scuole superiori perché orfani o figli di famiglie indigenti. Vivono per strada insieme ai coetanei cercando di sopravvivere quotidianamente e prendendo qualsiasi tipo di droga per sfuggire alla crudeltà della vita di strada. <<Noi bambini di strada andavamo a Mathare per cercare tra gli scarti dell’ospedale delle pasticche che ci facevano dormire per 4 giorni. Una pasticca costa solo 1 scellino ma ti fa passare la fame e il freddo per tre giorni di fila. Così non devi pensare a come sopravvivere per un po’.>> questo è quanto racconta Eric, un altro ex-bambino di strada, in disintossicazione presso un centro di riabilitazione.

Dopo avermi raccontato le loro strazianti esperienze di strada, i ragazzi di Future ci portano a far vedere la loro attività. Attualmente sopravvivono collezionando qualche scellino con la raccolta dei rifiuti ( attività principale dei gruppi della Kariobangi Waste Management Alliance) e riciclando gli scarti delle panetterie per fare concime per galline ( venduto a 500 scellini al sacco).

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Come tutte le esperienze nella slum, dopo scendere negli abissi delle tragiche esperienze di vita dei ragazzi e delle ragazze che sono cresciuti qui, c’è sempre un momento di ilarità e follia collettiva in cui si perde letteralmente il senso della realtà. Così, dopo aver parlato con loro e capito come riescono a provvedere a loro stessi, ci portano a vedere il loro “orto”.

Tra i fumi, i rifiuti e le facce stanche degli uomini del quartiere Light Industries di Kariobangi, arriviamo in uno campo che sorge dietro la baraccopoli. Un campo letteralmente cosparso di rifiuti, di mendicanti in stato di dormiveglia, di bambini che si rincorrono nelle loro uniformi colorate. E’ proprio qui che i ragazzi di Future coltivano “abusivamente” qualche pianta di sukuma viki ( simile a spinaci). Anche quel piccolo fazzoletto di terra non è risparmiato dalle montagne di plastica, carta, e scarti di cibo. Le piante di sukuma viki sono ricoperte di mosche. Ma i ragazzi non sembrano farci caso, sono troppo orgogliosi del loro “ghetto farming”.

Per finire, mi chiedono se ho voglia di saltare sui gusci delle uova…uno dei loro divertimenti preferiti. Li seguo un po’ confusa. A pochi metri di distanza, nel perimetro di questo campo maleodorante, c’è una montagna rosa di gusci di uova, anch’essa ricoperta di mosche. Sono gli scarti delle uova utilizzate nelle panetterie. Anche questi rifiuti sono una risorsa: una volta sminuzzate diventano un ingrediente del concime per polli (anche se può risultare abbastanza assurdo) oppure vendute alle vetrerie per fare il vetro (ancora più assurdo).

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Il momento più divertente è però quello della sminuzzatura dei gusci delle uova, che va fatta rigorosamente dopo una giornata di sole che possa essiccarle al massimo in modo che possano fare “crush!”. Così i ragazzi iniziano a saltare sulla montagna rosa di uova mentre il sole illumina i resti di vetro di cui è cosparso il campo e i fumi raggiungono le bianche nuvole africane. Ecco il momento in cui, come ogni giorno, tutto diventa un mondo diverso, un mondo di fantasia. Non siamo più preoccupati della povertà della slum, ma viviamo nella magia di ogni momento – una magia che solo nella strada si può trovare.

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