DIRITTO ALLA CULTURA- Gli occhi ed il cuore di Pablo Picasso

IL 25 OTTOBRE 1881 NASCEVA IL GRANDE PABLO PICASSO. OCCHI E CUORE LIBERI, SEMPRE.

di Valentina Copparoni

PICASSOLa pittura è libertà! Quando si salta può anche capitare di atterrare dalla parte sbagliata della corda. Ma se uno non corre il rischio di rompersi la testa, che fa? Allora non salta affatto” (P. Picasso).

Un bagaglio di più di 13.000 opere e 3500 tele, uno spirito inesauribile e geniale quello di Pablo Ruiz Picasso che trova sin dalla sua nascita elementi di imprevedibilità che rendono la sua straordinaria vita un insieme di verità e forse anche leggende. Siamo a Malaga (Andalusia), 25 ottobre 1881.
Si racconta che la levatrice del piccolo Pablo credette che fosse nato morto, soltanto l’intervento di uno zio medico lo avrebbe riportato alla luce con un metodo altrettanto leggendario: soffiando sul viso il fumo del suo sigaro tanto da destare il pianto urlante del piccolo. 
Un incontro, quello con le difficoltà della vita, che Picasso ama spesso raccontare e ricordare come a voler spiegare in questo modo la vitalità straordinaria che lo animerà per tutta la vita fino alla morte nel 1973.


Nella sua città natale Picasso trascorre i primi anni della sua vita dove il padre Josè Ruiz Blasco è sovrintendente del museo cittadino e insegnante di disegno mentre la madre, dalla quale prenderà il cognome, Maria Picasso y Lopez è di origine genovesi. E’ proprio il padre a sostenere ed incoraggiare il talento del figlio che nel disegno sa trovare uno dei pochi modi per esprimersi. Pablo non ama troppo le regole e rifiuta l’istruzione tradizionale tanto che dopo l’iniziale aiuto del padre preferisce essere un autodidatta. Lo stesso racconta che già all’età di 14 anni ha ben poco da apprendere dal padre ed espone già un primo dipinto ad una mostra di Barcellona ottenendo un grande successo del pubblico e della critica.

Picasso è davvero un talento ed un prodigio pur non amando affatto questa descrizione di sé. I suoi disegni, anche quelli realizzati nell’età più precoce, non sono disegni di un bambino, ma di un pittore già formato e quelli dell’età più matura mantengono sempre qualcosa di fanciullesco, un tratto distintivo delle sue opere.
La morte dell’amata sorella minore segna profondamente la vita di Picasso sia nei futuri rapporti personali sia nella sua concezione dell’arte e dopo un breve soggiorno a Malaga si trasferisce a Madrid dove si iscrive all’accademia di San Fernando, la più famosa della Spagna. Il soggiorno si interrompe a causa della scarlattina che lo costringe a tornare a Barcellona per curarsi e si isola per un po’ in un piccolo villaggio sulle montagne Horta de Ebro dove riesce a trovare un po’ se stesso e quella capacità di trasmettere emozioni attraverso la sua arte. A Barcellona si inserisce nel panorama artistico delle nuove avanguardie, entra a far parte dell’élite letteraria ed artistica della capitale e frequenta il ritrovo Els Quatre Gats facendo conoscenza, attraverso le riviste d’arte, delle opere di Alexander Steinlen e Henri de Toulouse-Lautrec.

Non viene mai il momento in cui puoi dire: ho lavorato bene, e domani è domenica. Appena hai finito, ricominci di nuovo da capo. Puoi mettere da parte un quadro e dire che non lo tocchi più; ma non puoi mai scriverci sotto la parola FINE” (P.Picasso)

Nel 1904, dopo aver fatto diversi viaggi a Parigi ed aver conosciuto molti esponenti del mondo della pittura, decide di rimanere in quella che allora è la vera capitale della cultura europea. Il suo nuovo amico è lo straordinario pittore Matisse.
Inizia il cosiddetto “periodo blu” di Picasso (1901-1904) in cui i suoi dipinti, che riescono a dare a chi li ammira penetranti e dolorose emozioni, hanno come soggetti scene di desolazione e solitudine, persone e luoghi comuni spesso barboni e gente della strada. Ogni suo quadro è dominato dal colore blu in tutte le possibili gradazioni (arrivando anche al grigio e turchino) e a volte anche in maniera monocromatica. Lo stesso Picasso spiega questo periodo con il dolore per la morte del suo amico Carlos Casagemas con cui aveva vissuto a Barcellona e con cui aveva visto per la prima volta Parigi. Il dolore, il cordoglio e le lacrime per il suo suicidio dell’amico diventa il colore scuro dei suoi dipinti.


Subito dopo il periodo blu però viene quello rosa. Qualcosa in Picasso cambia. Calde gradazioni animano improvvisamente le sue nuove opere: di pari passo con il cambio di tonalità sulla tavolozza, le tematiche scelte diventano scene di allegria con saltimbanchi, acrobati e maschere, arlecchini. E’ vero che spesso sono rappresentati con un velo di malinconia sul volto ma non sono necessariamente tristi.
Il periodo rosa termina nel 1906 ma, già durante l’estate in un viaggio in Spagna, Pablo entra in una nuova fase influenzata dalla scultura spagnola di questo periodo: incomincia l’avventura cubista che vede la nascita della sua prima opera, “Les Demoiselles d’Avignon” nel 1907.

picasso2Nel 1908 Picasso incomincia a realizzare paesaggi composti da tanti piccoli cubi, uno stile in qualche modo rivoluzionario. Inizialmente le composizioni sono quasi monocromatiche ed i soggetti sono visti da più prospettive, come se Picasso si spostasse continuamente per avere una visione più ampia. L’immagine che il pittore ha dinnanzi a sé si frantuma in tanti piccoli pezzi che riproduce sulla tela apparentemente senza un ordine o uno schema preciso se non quello che ha nella sua testa. Le figure sono riconoscibili solo attraverso un’operazione mentale di identificazione. Questa visione distorta della realtà è stata oggetto addirittura di studi scientifici, Picasso soffriva di dislessia ma secondo il neuroscienzato olandese Ferrari all’origine dei suoi quadri cubisti ci sarebbe stata l’emicrania, in particolare la c.d. aura visiva, patologia di cui il pittore forse soffriva.
Nel 1912 il suo primo collage, la sedia impagliata, con l’applicazione di pezzi di carta e tela cerata su un dipinto. Nasce il c.d. cubismo sintetico di Picasso che in qualche modo accompagnerà la sua arte per il resto della sua carriera.Con questa tecnica il colore non si avvicina a quello della realtà. Durante la prima guerra mondiale Pablo si reca a Roma, Napoli e Pompei e durante questi viaggi conosce Olga Coclova, sua futura moglie, e collabora anche con i teatri disegnando costumi e scenografie per i Ballets Russes.

Che cosa crede dunque che sia un artista?Un deficiente che ha soltanto occhi se è pittore, soltanto orecchie se è musicista, soltanto una cetra per tutti gli stati d’animo se è poeta, o addirittura soltanto muscoli se è contadino?Ma niente affatto! Egli è allo stesso tempo un essere politico che vive costantemente nella consapevolezza degli eventi mondiali distruttivi, scottanti o gioiosi e che si forma in tutto e per tutto secondo al loro immagine. Come sarebbe possibile non avere alcun interesse per gli altri essere umani e rinchiudersi in una torre d’avorio, indifferenti a quella vita che ci viene offerta in maniera cosi abbondante? No, la pittura non è stata inventata per decorare appartamenti. Essa è un’arma di offesa e di difesa dal nemico” (Pablo Picasso)

Dopo l’esperienza del cubismo ed un viaggio in Italia, Picasso compie un’inversione nel suo stile. Riprende la pittura figurativa realizzando immagini plastiche vicine alla cultura classica. Contemporaneamente realizza anche opere con figure deformi ed orribili, con teste molto piccole rispetto al resto del corpo ed atteggiamenti non corrispondenti alla realtà. Ma è sicuramente la guerra civile uno dei momenti più sentiti della vita di questo grande artista; dopo il bombardamento del 1937 della città di Guernica il modo di Picasso di vedere la realtà diventa sempre più cupo ed in questo insieme di emozioni nasce appunto “Guernica”, una delle sue opere più famose. Il quadro non è tanto la descrizione storica di un fatto (comunque sintetizzata nel titolo dell’opera) piuttosto l’effetto da esso prodotto sull’animo di Picasso devastato dall’orrore della guerra.
Negli anni che seguono la seconda guerra mondiale l’artista si dedica alle opere in ceramica, mentre si dedica per i dipinti soprattutto alle c.d. opere “d’après”, edizioni riesaminate in chiave del tutto personale di celebri raffigurazioni del passato, come “Las meninas” di Velázquez, “La colazione sull’erba” di Manet o “Le signorine in riva alla Senna” di Courbet.

La vitalità di Picasso si spegne all’età di oltre novantanni per un attacco di cuore l’8 aprile del 1973 a Mougins, in Provenza.
Il suo sguardo particolare sul mondo rimane impresso in tutte le sue opere e negli occhi di chi le guarda, una chiave di lettura che ha saputo rompere gli schemi tradizionali pur senza dimenticare il passato “p
erchè – come lo stesso Picasso amava ripetere–  in pittura di può provare di tutto…anzi sia ha il diritto di farlo”.
Come a dire che tutti hanno il diritto alla felicità.

E siccome cultura, arte e musica sono spesso un connubio perfetto, voglio lasciarvi con il brano “Pablo Picasso” tratto dall’album “Reality” (2003) del grande David Bowie.

“Pablo Picasso ( (David Bowie)

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