Cresce la disoccupazione in Italia

IN UNA NOTA DIFFUSA NEI GIORNI SCORSI LA CNA AVVERTE CHE SI RISCHIANO DI PERDERE NEL CORSO DEL 2013 ALTRI 400 MILA POSTI DI LAVORO, MENTRE IL NUMERO DEGLI OCCUPATI E’ IL PIU’ BASSO DI SEMPRE

– di Mosè Tinti

disoccupazione_giovani_645ROMA, 18 AGOSTO 2013 – Nonostante le buone notizie che arrivano dall’ Europa, secondo le quali il periodo di recessione sembrerebbe finito e si profilerebbe una ripresa economica, seppur lenta, destinata ad essere il segnale del definitivo superamento della crisi, i dati che vengono sciorinati dalla Cna e che riguardano la situazione occupazionale italiana prossima futura non sono in linea con le rosee prospettive europee.

Infatti, il centro studi della Confederazione dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna, appunto) negli scorsi giorni ha ricordato che a giugno 2013 il numero dei disoccupati era pari a circa 3,5 milioni, vale a dire un aumento di circa 400 mila unità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, pari all’ 1,8 %. A pagare maggiormente questo calo sono le donne (tra le quali il tasso di disoccupazione è del 12,9 %) e, soprattutto, i giovani (39,1 %). Non solo: altro dato che fa riflettere è che il totale degli occupati in Italia ad oggi si aggira intorno ai 22,5 milioni, vale a dire il valore più basso degli ultimi tredici anni.

Alla fotografia del momento attuale, purtroppo, non si accompagnano auspici migliorativi per l’immediato futuro: le ore di cassa integrazione autorizzate nel primo semestre del 2013 sono state 548 milioni e se dovessero essere tutte utilizzate, afferma la Cna, equivarrebbero alla perdita di altri 322 mila posti di lavoro. Il centro studi non usa mezzi termini e avverte: “Rischiamo di arrivare a fine anno con 3 milioni e mezzo di italiani senza lavoro, quattrocentomila in più dei 3 milioni e centomila di oggi. Senza una decisa e tangibile inversione di tendenza che faccia ripartire effettivamente lo sviluppo, la situazione sociale del nostro Paese può diventare critica”.

Le costruzioni e l’industria continuano ad essere i settori dove la sofferenza è maggiore: negli ultimi cinque anni i due settori hanno perso un numero equivalente di unità, rispettivamente 370mila e 362mila unità. Diverso è stato l’impatto sulla base occupazionale, diminuita del 7,5 % per l’industria e del 18,7 % per le costruzioni.

 

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