Orecchie d’asino per riforma Renzi secondo il “fronte del NO”

CATTIVA SCUOLA, CRESCE LA LOTTA

ANCONA – di Giampaolo Milzi –

Ancona, piazza Roma, 5 maggio 2015: il flash mob contro la riforma della scuola proposta da Renzi (foto di Angelica Zingaro)
Ancona, piazza Roma, 5 maggio 2015: il flash mob contro la riforma della scuola proposta da Renzi (foto di Angelica Zingaro)

La “Nostra scuola”, quella di chi sta dietro i banchi e di chi ci lavora, al posto della “Buona scuola” spacciata come tale da una riforma governativa che è una controriforma, capace di mettere in ginocchio il diritto allo studio. Lo pensa e lo traduce in lotta continua da molte settimane il sempre più eterogeneo “fronte del no” al Disegno di legge (Ddl) promosso dal premier Renzi e dalla ministra Gerini. Un fronte unito tra la base – alunni, studenti, genitori, docenti, personale tecnico-amministrativo (Ata) del mondo dell’istruzione pubblica di ogni ordine e grado – e i vari sindacati. Un fronte sempre più motivato e attivo con iniziative a raffica, istituzionali e di piazza, anche ad Ancona (i flash mob del 5 e del 14 maggio) e nelle Marche. La “Nostra scuola”, davvero buona – al contrario di quella tratteggiata dalla coppia Renzi-Gerini – è un sistema di istruzione che veda protagonisti centrali, tutelati e dotati di capacità decisionale gli studenti (ignorata in sostanza dal ddl), i professori e gli altri lavoratori tecnici e amministrativi (Ata). ll Ddl invece punta a trasformare la figura del dirigente didattico in una specie di monarca accentratore con troppo potere. La “Nostra scuola” è quella democratica, libera, condivisa, partecipata, funzionale per tutti; con la precarizzazione dei prof ridotta ai minimi termini. Secondo le segreteria regionale Marche di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, la mobilitazione che ha registrato la prima punta nelle manifestazioni a livello nazionale del 5 maggio, “ha prodotto delle aperture da parte del Governo al confronto, anche in Parlamento, ma le prime, piccole modifiche ipotizzate al DdL sono parziali, mentre vanno cambiati in modo radicale e incisivo i punti fondamentali della proposta normativa”. Ai punti del Governo, i sindacati contrappongono i loro, in una lettera inviata ai parlamentari marchigiani: “Riequilibrio del ruolo del preside in un’ottica di cooperazione, eliminando anche il meccanismo che gli consente di chiamare direttamente i docenti; assunzioni e organico funzionale in tempi utili per il regolare avvio dell’anno scolastico; approvazione e finanziamento della legge nazionale sul diritto allo studio; finanziamenti privati aggiuntivi, ma non strutturali, per contrastare le diseguaglianze; introduzione di un continuo e realeconfronto con le rappresentanze della scuola”. Nella lettera – inviata in vista delle elezioni del 31 maggio nelle Marche anche ai candidati a consiglieri regionali e alla presidenza della Regione perché appoggino il fronte del no (“I nostri politici dichiarino da che parte stanno” – i sindacati mettono il dito in varie “piaghe” della “cattiva scuola renziana”. Cattiva perché spalanca senza se e senza ma le porte della scuola pubblica ai finanziamenti privati, che potrebbero condizionare fortemente la libertà d’insegnamento e i programmi didattici e generare una discriminazione fra istituti di serie A, più appetibili per sponsorizzazioni ed erogazione di fondi, e di serie B, snobbati da aziende e imprese. Di più, e come aggravante, il Ddl introduce la possibilità dei genitori di versare il 5 per mille alla scuola dei figli. Col prevedibile risultato di scuole ricche e povere nei quartieri ricchi e poveri delle stesse città.

Un incubo, poi, emergenza nell’emergenza, il cronico e crescente sottodimensionamento del personale, compreso quello Ata. I sindacati: “Tale da rendere immediatamente necessarie le assunzioni promesse, per garantire un regolare inizio del prossimo anno scolastico”. “Pesantissimi i tagli anche sul sistema scolastico marchigiano – sottolineano i sindacati in un altro documento – con 131 posti di diritto per i docenti che da due anni il ministero insiste nel non riconoscere nelle tabelle ufficiali”. Una pianta organica deficitaria che penalizza, ad esempio, il tempo pieno nelle scuole dell’infanzia e primarie. Ma che soprattutto aggrava il fenomeno delle “classi pollaio” nelle medie inferiori: “Dove ad oggi nelle Marche sono ben 46 le classi con più di 26 alunni ciascuna, di queste 34 con alunno diversamente abile, una situazione illegittima”. Inoltre sono le superiori a rischiare di più per la decurtazione di posti: “Con relativo aumento del numero di studenti per classe, anche in presenza di disabili, in particolare all’Alberghiero di Loreto, all’Itas Mazzocchi di Ascoli, all’IS Leonardo da Vinci di Civitanova Marche, all’Omnicomprensivo di Sassocorvaro”. “Gravemente a rischio – infine – i percorsi serali, la scuola in carcere, i licei musicali”.

(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

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