Oltre 100 “archeo-reperti” e 3 tombe

RESTAURI, SOS MANCANZA FONDI

 

Una delle cassette coi reperti Piceni custodite presso la Soprintendenza ai beni archeologici delle Marche (foto di Silvia Breschi)
Una delle cassette coi reperti Piceni custodite presso la Soprintendenza ai beni archeologici delle Marche (foto di Silvia Breschi)

– ANCONA – di Giampaolo Milzl – E’ bello fantasticare, pensare che continuino a riposare in pace, quei nostri antichissimi progenitori Piceni sepolti a Casine di Paterno. Membri di un’antichissima popolazione, insediatasi nelle Marche già nel IX-VIII secolo, molto prima che esuli greci fondassero Ankon Dorica. Per nulla disturbati, anzi lieti, quei Piceni, del continuo tran tran di esperti, studiosi e tecnici specializzati nell’archeosito spuntato a lato dell’A14. Una volta terminata la campagna di scavi, la Soprintendenza ai beni archeologici delle Marche continuerà a studiare l’area con resti di abitato e necropoli di Casine, i circa 100 reperti fino ad ora recuperati, e – speriamo – gli altri che verranno alla luce, magari da altre tombe. L’obiettivo finale? Procedere ad un’accurata attività di tutela e valorizzazione del patrimonio recuperato, una volta catalogato ed esaminato a fondo. Il soprintendente Mario Pagano sorride soddisfatto, guarda avanti, ad una pubblicazione scientifica, all’organizzazione di una mostra specifica. Già, ma prima i reperti dovranno essere restaurati. Una parola, “restauro”, che vena di amarezza il sorriso dell’archeologo numero uno delle Marche. “Per poter iniziare il restauro di questi reperti piceni occorrerà prima risolvere il grave problema della carenza di fondi. – spiega – Le risorse a nostra disposizione, mirate per i restauri, erano già scarsissime, e si sono ulteriormente ridotte dopo i recenti tagli di erogazione da parte del Governo. Pensate che nei nostri depositi sono conservati circa 50mila reperti provenienti dall’area del Conero , e sono ancora, appunto, in attesa di restauro”. Insomma, bilancio in rosso, col forte rischio che da Roma non arrivi neanche un euro. E allora? “Per evitare tempi lunghissimi ci rivolgeremo ai privati e agli enti locali, come la Regione. Un sostegno dovrebbe venire dalla Società Autostrade Spa, ma penso soprattutto a coinvolgere come sponsor altre imprese”. Delinea due iter che si incrociano, il soprintendente, per reperire i finanziamenti necessari: i forti incentivi fiscali previsti dal cosiddetto provvedimento (ministro Franceschini, 2014) degli “Art bonus” per le aziende che investono nel patrimonio culturale; un maggiore impegno da parte della Regione Marche, anche in link con imprese locali, nel reperire fondi di progetti europei, impegno già chiesto da Pagano nel corso di un recente incontro con l’assessore regionale alla Cultura Luciano Pieroni.

(tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

 

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