Meningite:è vero allarme?

ANALISI DELL’INFEZIONE CHE SPAVENTA L’ITALIA
del dottor Giorgio Rossi

In queste ultime settimane molto abbiamo sentito parlare di meningite. Malattia dovuta ad una infiammazione delle tre membrane ( le meningi) che ricoprono il cervello e il midollo spinale.

 La maggior parte delle meningiti sono dovute ad infezioni batteriche o virali. Si manifesta acutamente con un esordio improvviso caratterizzato da febbre, cefalea intensa, rigidità nucale, nausea , vomito, spesso anche eruzioni cutanee e la possibilità di convulsioni e stato confusionale.

 

Mentre le meningiti virali, pur presentando gli stessi sintomi, sono sempre ad esito fausto, non necessitano di terapia specifica ,ma solo sintomatica e non lasciano alcun tipo di reliquati, le meningiti batteriche sono considerate invece un’emergenza clinica.

 

L’agente eziologico più comune è la Neisseria meningitidis o meningococco di cui esistono diversi sottogruppi : B, C (i più diffusi e causa delle forme di meningite più grave) A, Y, W 135. Altri batteri responsabili, ma molto meno frequenti : Hemophilus Influenzae (che nulla a che vedere con il Virus Influenzale) e lo Pneumococco.

 

Le infezioni meningococciche sono diffuse in tutto il mondo. L’incidenza maggiore si ha durante l’inverno e la primavera.

 

La trasmissione avviene per contatto diretto da persona a persona attraverso le goccioline respiratorie. L’infezione di solito causa soltanto una rino-faringite acuta, solo una piccola percentuale di soggetti sviluppa la meningite.

 

La malattia meningococcica, pur essendo prevalentemente una malattia che colpisce la prima infanzia, si manifesta spesso in bambini e giovani adulti. Il periodo di incubazione varia da 1 a 10 giorni, solitamente meno di 4 giorni. La contagiosità del malato cessa 24 ore dopo l’inizio di un adeguato trattamento antimicrobico.

 

L’incidenza della meningite da meningococco in Italia è bassa rispetto al resto d’Europa (3-6 casi/1.000.000 abitanti, rispetto alla media europea di 14,5 casi ogni 1.000.000 abitanti.  

 

Una quota sempre crescente di meningococchi identificati in Italia negli ultimi anni è risultata appartenere al sottogruppo B ( 69%), mentre il sottogruppo C è stato identificato nel 24% dei pazienti e la restante proporzione è divisa tra gruppo A e W135, che sono i più rari.

 

Nella popolazione generale esiste una consistente proporzione di soggetti che sono colonizzati dal batterio nel rino-faringe senza sviluppare malattia, i cosiddetti portatori sani.

 

La prevalenza di portatori sani è assai variabile in rapporto a fattori diversi, quali le aree geografiche, le condizioni socio-economiche e di densità di popolazione, l’età dei soggetti. Comunque, in confronto ai portatori sani, il numero di casi di malattia è molto piccolo.

 

Al di fuori dell’organismo il meningococco presenta scarsissima resistenza agli agenti fisici ambientali (luce solare, esiccamento, ecc) ed ai comuni disinfettanti.

 

La diagnosi di certezza di meningite viene effettuata con l’esame del liquido cefalorachidiano comunemente detto liquor ( il liquido che circola nel cervello e lungo tutto il midollo spinale) che si ottiene mediante puntura lombare e sul quale viene effettuato l’esame microbiologico per l’individuazione del germe responsabile.

 

Recentemente sta entrando nella pratica clinica il test molecolare che si effettua sempre sul liquor e con il quale si cerca il DNA del germe e non più il germe vivo; il test è sensibile anche per frammenti di germi e, soprattutto, è di rapida esecuzione, mediamente la risposta si ha entro due ore a fronte delle 24 ore, minimo, estensibile anche a sette giorni, dell’esame microbiologico.

 

In una malattia ove la rapidità di diagnosi e di inizio terapia sono fondamentali per un esito favorevole, il test molecolare potrà sempre più rivestire un ruolo primario.

 

La terapia si basa sulla somministrazione di antibiotici a largo spettro che debbono essere iniziati anche solo di fronte al sospetto clinico, senza aspettare i risultati microbiologici che, comunque, vanno effettuati anche sotto terapia antibiotica per verificare la presenza o meno del germe ed eventualmente, se necessario, cambiare antibiotico .

 

L’antibiotico terapia va effettuata anche come chemioprofilassi a quelle persone che sono state a contatto con il malato ed iniziata al più presto, possibilmente entro 48 ore dall’esordio della malattia.

 

Circa il 15-25% dei neonati ed il 15% dei pazienti di altre età colpiti da meningite meningococcica va incontro ad un esito infausto; mentre più del 15% ha degli strascichi neurologici o di altra natura come idrocefalia, sordità, cecità, convulsioni periodiche e/o perdita di qualche facoltà mentale oppure gravi alterazioni vascolari fino alla gangrena degli arti.

 

Simbolo di questa malattie e delle sue complicazioni è diventata la campionessa paralimpica Bebe Vio che colpita da meningite a 11 anni è sopravvissuta ma ha avuto la grave complicanza della gangrena degli arti che ha richiesto l’amputazione sia delle braccia che delle gambe. In questi giorni è diventata, con la sua famiglia, testimonial dell’importanza della vaccinazione per sconfiggere questa malattia.

 

A proposito di questo, in queste settimane si è creata una situazione di allarme sociale che provoca una grande confusione.

 

Innanzitutto le autorità competenti ( Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità) ed esperti infettivologi negano la presenza in Italia di una epidemia da meningite; infatti l’incidenza è quella attesa e conforme agli anni passati in tutte le regioni italiane eccetto in una zona della Toscana compresa tra Firenze, Prato, Empoli e Pistoia.

 

La maggiore incidenza in detta area geografica da alcuni esperti viene giudicata reale, ma in parte anche condizionata dal fatto che la Toscana è l’unica regione in Italia che dal 2015 ha adottato il nuovo test molecolare sopra accennato. Questo si traduce in un aumento dei casi diagnosticati. Si pensi che una recente ricerca effettuata da scienziati del Bangladesh, rivela che con il vecchio sistema sfuggono, addirittura, circa 80% dei casi.  

 

Il vaccino rappresenta la migliore prevenzione possibile, bisogna tener presente che l’offerta vaccinale , al momento, a parte le vaccinazioni obbligatorie, non è omogenea su tutto il territorio nazionale in quanto ogni Regione opera in modo autonomo. E questo contribuisce a generare ulteriore confusione nella popolazione.

 

E’ vero che, alcune settimane fa, il Ministero della Salute ha inserito le vaccinazione nei livelli essenziali di assistenza ( i cosiddetti LEA), per cui, a breve avremo un calendario vaccinale uguale in tutta Italia.

 

Per ora, considerando che sono disponibili 3 tipi di vaccino contro la meningite : uno contro il tipo C, un altro contro il tipo B e il vaccino tetravalente A,C,W135, possiamo seguire indicazioni già esistenti :

 

− il tipo C viene somministrato a 13-14 mesi insieme alla profilassi contro morbillo, parotite, rosolia e varicella. Vengono poi messi a disposizione gratuitamente due richiami, uno a 6 anni e l’altro a 13 anni con l’obiettivo di fare 3 dosi entro i 20 anni massimo;

 

− il tipo B si può fare a partire dai due mesi e il numero di dosi da somministrare varia a seconda dell’età in cui si comincia la somministrazione ; in alcune regioni è gratuito in altre, invece, è a pagamento;

 

− il tetravalente è raccomandato in Italia soprattutto ai viaggiatori che si recano in altri Paesi. Si può fare a partire dai 2 anni ai bambini che ancora non hanno effettuato il vaccino contro il tipo C e agli adolescenti di età compresa fra i 12 e i 16 anni già vaccinati contro il meningococco C, per completare la copertura;

 

− per quanto riguarda gli adulti, il vaccino andrebbe riservato a particolari categorie a rischio come persone con gravi immunodeficienze, operati di asportazione della milza, malattie croniche debilitanti , AIDS, ecc.;

 

− le controindicazioni sono quelle classiche per tutti i vaccini e riguardano quelle persone che manifestano un’ipersensibilità ai componenti del vaccino e chi ha la febbre, mentre non si conoscono particolari effetti sulla gravidanza. Gli effetti indesiderati più comuni sono rappresentati dal gonfiore, dal rossore e dal dolore nel punto di iniezione, della durata di uno due giorni. Rari i casi di febbre, sonnolenza, mal di testa e malessere generale.

 

Per cui del tutto ingiustificata la corsa alla vaccinazione a cui stiamo assistendo in questi giorni; atteggiamento del tutto schizofrenico, se si pensa che, fino a qualche settimana fa, stavamo assistendo a vaste campagne di sensibilizzazione per contrastare una preoccupante disaffezione verso le vaccinazioni in una larga fascia della popolazione.

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