“L’erba degli zoccoli”, lotte contadine

Libro di storia di Tullio Bugari

 copertina erba zoccoliANCONA – di Annalisa Appignanesi – “Calpestati come l’erba dagli zoccoli dei cavalli, calpestati ci vendicammo”. È da una frase del monologo recitato dal brigante Carmine Donatelli Crocco – con cui si chiude il noto cinespettacolo-evento “La storia bandita”, ambientato al Parco della Grancia in Basilicata – che Tullio Bugari ha tratto il titolo del suo ultimo libro “L’erba dagli zoccoli”. Un’opera che traccia un profilo storico delle lotte contadine avvenute in Italia nel dopoguerra, nel biennio 1949-1950. Undici racconti che si svolgono in contemporanea in diverse regioni, dalla Sicilia al Friuli, passando per le Marche, e che ripercorrono una caldissima stagione segnata da riforme agrarie, scioperi a rovescio e picchetti, occupazioni di terre e repressione poliziesca. Un libro che merita di essere letto perché riporta all’attenzione memorie dimenticate, storie di uomini e donne comuni che altrimenti non avrebbero avuto voce, ma che hanno dato la vita per i loro diritti. Un’epopeariscoperta grazie ad un sapiente lavoro di ricerca condotto dall’autore su documentazioni locali, racconti, canzoni, libri dell’epoca e alcune testimonianze dirette.

La prima storia rievoca lo sciopero del 21 marzo 1950 a Lentella, un paese dell’Abruzzo, organizzato dai contadini per promuovere e appoggiare la costruzione di una strada necessaria per andare a lavorare nei campi. Ci furono due vittime e ne seguì un’astensione dal lavoro di carattere generale e nazionale durata ben 48 ore, la più grande del dopoguerra.

In questo, come in tutti resoconti ricostruttivi di “L’erba dagli zoccoli”, il dialogo si alterna al racconto per tramandare le vicende e l’autore utilizza espressioni dialettali per rendere onore al patrimonio culturale esistente nel paese.

Un’altro degli episodi di portata storica protagonisti del libro è “Il Curandero”, ambientato nelle Marche e ispirato alle vicende di Samuele Panichi, noto per la sua militanza partigiana nelle zone tra il Monte Nerone e il Monte Catria. La scena si svolge in treno negli anni ’70. Tullio Bugari, all’epoca ragazzo, immagina di incontrare Panichi ottantenne, mentre sta partendo per l’America. Inizia un dialogo a quattro tra il ragazzo e tre compari, “l’Americano” (Panichi), “il venditore di uova” e “il compare di mezzo”, nel quale vengono rammentate le battaglie dei mezzadri che non riuscivano più a sopravvivere e temevano le disdette contrattuali dei padroni, ovvero di essere cacciati dalle terre se producevano meno di quanto previsto. Panichi, con in mano un herbario, racconta la sua passione per le erbe selvatiche del Monte Nerone, con le quali curava i feriti, da qui l’appellativo di Curandero.

Altre due storie sono dedicate agli scioperi nella Valle Padana: “Parlami in arzantan” riguarda l’uccisione dell’attivista mondina Maria Margotti, avvenuta il 17 maggio 1949 ad Argenta, mentre in “Prendete quella canaglia” viene ricordato Vittorio Veronesi, il bracciante ucciso a Mantova il 17 maggio 1950.

Per accompagnare la lettura dei racconti, l’autore ha composto delle canzoni in collaborazione con Silvano Staffolani, musicista e cantautore osimano. Tra le numerose presentazioni del libro (edito da Vydia) ricordiamo quella del 4 dicembre scorso a Roma, nell’ambito del Festival delle Terre – Premio Internazionale Audiovisivo della Biodiversità, manifestazione dove una volta l’anno vengono proiettati documentari italiani e internazionali che testimoniano l’universo dei diritti legati al mondo dell’agricoltura. Per acquistare il libro: lerbadaglizoccoli.wordpress.com – tullio.bugari@gmail.com

Annalisa Appignanesi

(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

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