La via dei maxirisarcimenti per le morti da cancro

STATI UNITI E ITALIA: DUE CASI DI MAXI CONDANNE ALLE INDUSTRIE PRODUTTRICI

del dottor Giorgio Rossi (Oncologo)

Il gigante delle sigarette RJ Reynolds Tabacco Company è stato condannato da una giuria della Florida a pagare un risarcimento di 23,6 miliardi di dollari alla vedova di un fumatore . La Reynolds è una multimazionale del tabacco americana che controlla molti marchi di sigarette fra cui Camel,Wiston e Pall Mall. Inoltre possiede il 42% di British American Tabacco, la società che nel 2002 ha acquisito l’Ente Tabacchi Italiani: in Italia oltre ai marchi americani vende molti prodotti nazionali come il marchio MS.

Michael Johnson, così si chiamava la vittima, ad appena 36 anni morì a causa di un cancro al polmone nel 1996 causato dai tre pacchetti di sigarette al giorno che aveva fumato per vent’anni di vita. La moglie Cynthia Robinson decise di citare in giudizio la RJ Reynolds nell’ambito di una class-action promossa da migliaia di persone contro le aziende che producono sigarette. Nel 2000, una giuria decretò un maxi risarcimento che però fu annullato nel 2006 dalla Corte Suprema della Florida a causa delle differenti motivazioni che avevano indotto i querelanti a intentare causa. La stessa Corte,però, stabilì che i singoli avrebbero potuto agire individualmente. Così la signora Robinson decise di presentare ricorso al tribunale della Contea di Escambia in Florida, accusando la RJ Reynolds di avere la responsabilità della morte del marito. Secondo i suoi legali, infatti, le campagne pubblicitarie della Compagnia erano false e fraudolente perché non informavano con sufficiente chiarezza i fumatori dei pericoli del vizio, in particolare che il fumo provoca tumori e dipendenza . La RJ Reynolds aveva assunto il rischio calcolato di produrre sigarette e venderle senza informare i consumatori. La Corte della Florida , dopo 15 ore di camera di consiglio, ha riconosciuto la colpevolezza dell’azienda comminandole il risarcimento record. La giuria ha voluto inviare un messaggio chiaro all’industria del tabacco sul fatto che non può continuare a mentire agli americani e al governo sulla dipendenza delle sigarette e sui componenti chimici letali usati e la costringa a non mettere più a rischio la vita di gente innocente.

La cifra non ha precedenti nella storia, si basa sul principio del “danno punitivo” che prevede che, in caso di responsabilità extracontrattuale, il danneggiato oltre al risarcimento per il danno subito può ottenere un’ulteriore somma a titolo di danno punitivo, a condizione che venga dimostrato che il danneggiante ha agito con dolo o colpa grave.

E non solo America! E’ di queste ultime ore che anche il Tribunale di Milano ha emesso una sentenza che prevede il risarcimento di circa 1 milione di euro ai familiari di un uomo di 54 anni, Antonio Scippa, che dall’età di 15 anni , pertanto per circa 40 anni, ha fumato oltre 30 sigarette al giorno, morto nel 2004 per un cancro al polmone riconducibile all’abitudine tabagica. La sentenza contempla il periodo di tempo che va dagli anni 60-65, in cui il defunto ha iniziato a fumare, fino al 1991 anno in cui è stato reso obbligatorio stampare in modo evidente sul pacchetto che il fumo è dannoso per la salute e può provocare l’assuefazione e il cancro. L’Azienda incriminata, guarda caso, è la British American Tabacco, un’affiliata della RJ Reynolds Tabaco Company americana che ha acquisito l’Ente tabacchi italiani (Eti), società pubblica ex Monopolio di stato. La Compagnia è stata considerata responsabile in quanto nel periodo antecedente il 1991 nei suoi pacchetti non aveva mai evidenziato con messaggio informativo la pericolosità del fumo. Anche se l’acquisizione risale al 2002 , la Compagnia Americana ha raccolto oneri ed onori dell’Eti. La sentenza, prima in Italia, si basa sulla incontrovertibile evidenza scientifica derivante da studi epidemiologici a livello mondiale che dimostrano come le sostanze nocive contenute nella sigaretta possono sviluppare il cancro e danno dipendenza che è poi la causa della grande difficoltà a smettere di fumare.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Back To Top