La Corte d’appello di Brescia stabilisce che il bimbo conteso deve tornare dal padre

CITTADELLA (PADOVA), 20 Maggio 2013 – Arriva con grande stupore, la decisione della Corte d’Appello di Brescia, che affiderebbe il bimbo conteso tra i genitori al padre. Il caso, era diventato famoso dallo scorso ottobre, quando un video shock girato dalla zia riprendeva l’accaduto: il bambino, di 10 anni, veniva prelevato da scuola dalle Forze dell’ordine per allontanarlo dall’ambiente materno. Nel video, il bimbo piangeva e si dimenava.

La lunga battaglia legale tra i genitori è terminata con una sentenza della Corte d’Appello di Brescia che ha stabilito che il bimbo conteso deve ritornare nella residenza del padre. Per il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori “le sentenze vanno accolte con rispetto, ma se davvero quella pronunciata dai togati bresciani si fonda sulla Pas, ossia sindrome di alienazione parentale, ciò diventa quantomeno discutibile semplicemente perchè essa non esiste”.

“Non può un’istituzione costituita riconoscere una presunta sindrome mai legittimata dal Manuale dei disturbi psichiatrici .Meglio sarebbe se in tutti i casi fossero i bambini a scegliere con chi stare, ma ciò appare impossibile visto e considerato che, nonostante la mole legislativa, nessuno li ascolta più di tanto”, ha commentato Marziale

Secondo la mamma del ragazzino la decisione della Corte non cambia la sostanza: “l’unica variazione è che da venerdì scorso i tempi di affido sono di fatto uguali tra me e il mio ex marito, prima stava un poco di più con me. Penso non sia corretto dire torna al padre perché non ho posto la questione di togliergli la patria podestà”.

Il papà del bambino ha commentato la sentenza in questo modo, “Mi auguro che ora si smorzino gli echi di questa vicenda – ha commentato il padre – e che si possa pensare serenamente alla crescita del bambino”.

Tuttavia, per la madre, la battaglia legale non è ancora conclusa: sebbene il figlio possa passare il tempo con lei, ritiene necessario rispettare la volontà del figlio, “i giudici di Brescia non hanno sentito mio figlio per capire quale è la sua volontà” , ha commentato.

 

CLARISSA MARACCI

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