DIRITTO ALLA CULTURA- “Dove osano le idee”, il Salone Internazionale del libro di Torino

 Si è chiusa ieri (20 maggio 2013) a Torino la 26esima edizione del Salone Internazionale del libro.

 “Dove osano le idee” è il bellissimo ed evocativo slogan che ha lanciato la manifestazione di quest’anno e che andando a Torino in questi giorni  si può leggere in ogni punto della città, dalla stazione alla metro fino al cuore della nobile ed elegante città.
Uno slogan con un chiaro riferimento a “Dove osano le aquile” , film del 1969 di Brian Hutton con Richard Burton e Clint Eastwood in cui si raccontano le avventure di paracadutisti inglesi. Uno slogan ma anche un’immagine. Un aereoplanino di carta lanciato verso un cielo fatto di luna, stelle e pianeti tutti di carta appesi ad un filo come se in un teatro di marionette. Perché le idee che osano permettono questo: di volare verso mondi non ancora esplorati dove forse le idee non solo osano ma possono anche trionfare ed il testo che si legge sul foglio con cui è costruito l’aeroplano di carta sono i versi del 34esimo canto dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, dove si racconta di  Astolfo che  a cavallo dell’Ippogrifo sale fino alla Luna in cerca del senno di Orlando.
Un messaggio molto bello che non si propone come una domanda bensì come un’affermazione con il punto finale. Dove osano le idee. Ossia Qui. Tra le pagine di un libro, nella cultura, del desiderio di sapere, conoscere, per alcuni  diffondere ciò che si impara, per altri trattenere come in uno scrigno ciò che un libro sa regalare.

 Ma qual è la storia di questo Salone?

Ad oggi il Salone è la più grande manifestazione in Italia  nel campo dell’editoria che si svolge ogni anno, nel mese di maggio, al centro congressi Lingotto Fiera di Torino; uno spazio espositivo molto grande, 51 mila metri quadrati, ove numerose case editrice si presentano al pubblico, sia di professionisti del settore che semplici lettori e si affiancano ai numerosi incontri, convegni, laboratori anche didattici, spettacoli, forum che si susseguono nei cinque giorni del salone  a ritmi serrati incentrandosi su un tema che fa da filo conduttore. Si tratta per dimensioni della seconda fiera del libro in Europa dopo quella di Francoforte, ma per numero di visitatori invece è la prima. Dal 2007 conta una media di 300 mila visitatori ad ogni edizione.
La proposta di organizzare un salone del libro nel complesso del Lingotto di Torino viene  presentata ufficialmente, dopo una riunione con alcuni rappresentanti delle case editrici italiane,  il 22 luglio 1987 all’Unione Industriale di Torino.
L’iniziativa parte dal libraio Angelo Pezzana e l’imprenditore Guido Accornero.

Inizialmente si apre una sorta di disputa con Milano che vorrebbe trasferire lì la l’evento ma alla fine, Torino è confermata  come sede ufficiale.

Un’idea luminosa con un pizzico di follia” sono le parole pronunciate dallo scrittore premio Nobel Josif Brodskij in occasione della cerimonia inaugurazione del Salone  al Teatro Regio il 18 maggio.
Il Salone è subito un grande successo, forse inaspettato, che ogni anno ha continuato a crescere in maniera esponenziale, forse oltre le aspettative.

Nel 1992, alla quinta edizione, la manifestazione viene trasferita al Lingotto, complesso appena ristrutturato da Renzo Piano, anche per la necessità di avere a disposizione un maggior numero di spazi.Nel 1994 viene costituita la Fondazione Salone del libro diventata successivamente Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, guidata da Rolando Picchioni.
Nel corso negli anni la polemica iniziale sulla città scelta per l’evento sembra riaprirsi si tanto in tanto ma oggi sembra essere accettata anche  da altre manifestazioni come la Fiera del libro per ragazzi di Bologna e la Fiera della piccola e media editoria di Roma.
Intanto l’iniziativa  si arricchisce di anno in anno scegliendo un tema conduttore intorno al quale convegni, spettacoli e forum  si concentrano  e dal 2001 sono invitati editori e scrittori di un Paese ospite (per l’edizione del 2013 è stato il Cile).

Nel 2005 nasce la manifestazione Lingua Madre grazie alla quale scrittori asiatici, africani e latino-americani partecipano al Salone e viene creato anche lo spazio Book Film Bridge per la  negoziazione dei diritti audiovisivi.; nel 2006 è la volta del progetto “Oltre”, area dedicata ai giovani tra i 14 e i 19 anni, e di quello “Voltapagina” grazie al quale  è sorta una collaborazione con i reclusi di Saluzzo.

Dal 2010 nasce  il Premio Salone Internazionale del Libro che viene assegnato attraverso il voto elettronico dei visitatori e degli espositori, a un grande maestro della letteratura internazionale che,  nell’autunno successivo al Salone, dedica al pubblico e agli studenti del Piemonte lezioni ed incontri.

Un articolo della Repubblica del 24 maggio 1988, alla chiusura della prima edizione del Salone, intitolava  “La marcia dei centomila”. Un titolo di impatto che ancora oggi colpisce.

Spesso si parla di marcia quando si “lotta” per rivendicare qualcosa, un modo per farsi sentire presenti. Riferito alle migliaia di persone in “marcia” verso i libri, pronte anche a rimanere in fila per la  biglietteria sotto una pioggia battente (come in questi giorni a Torino) , tutto sembrerebbe avere un altro sapore. O forse no. Una marcia verso un mondo in cui a volte ci si rifugia, ci si potrebbe chiedere perché.
Una delle più belle risposte che mi viene in mente:

 Perché i libri, a differenza delle persone, non hanno mai fretta, non cambiano discorso nelle situazioni delicate, giocano con la fantasia e trovano le parole per ogni emozione” (Perduti tra le pagine , Margherita Oggero)

 VALENTINA COPPARONI

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