Immigrazione, tra salute e solidarietà

RISCHIO MALATTIE INFETTIVE NEI CENTRI PRIMA ACCOGLIENZA

del dottor Giorgio Rossi

ujèoihupuhipiIl fenomeno migratorio è in costante crescita globalmente con modalità differenti a seconda degli uomini, Paesi, cause, mezzi, direzioni. Le implicazioni sociali e sanitarie, specie nel nostro Paese come frontiera meridionale, sono considerevoli. I flussi migratori interessano infatti una moltitudine di popolazioni e di categorie di persone, ognuno con determinanti di salute, bisogni e livelli di vulnerabilità differenti. La maggior parte di coloro che giungono in Italia è fondamentalmente in buona salute. Si osserva infatti il cosiddetto “ effetto migrante sano”, una forma di auto-selezione all’origine in base a cui decide di migrare solo chi è in buone condizioni di salute.

Una volta nel nostro Paese, però, gli immigrati vedono progressivamente il loro stato di salute impoverirsi, poiché esposti a molti fattori di rischio legato a condizioni di vita generalmente precarie, soprattutto nel periodo di attesa di imbarcarsi nei “famigerati” barconi per l’attraversata del Mediterraneo per raggiungere le nostre coste.

In queste condizioni le malattie infettive trovano il loro habitat ideale. Infatti una delle malattie maggiormente riscontrate dal sistema di sorveglianza sanitaria messo in atto nei nostri centri di accoglienza è la scabbia.

La scabbia è una malattia parassitaria della pelle dovuta all’acaro della scabbia ( Sarcoptes scabiei) che penetra nel sottocute scavando delle gallerie che diventano le sue tane. Qui le femmine depongono le uova che poi schiudendosi danno origine ad altri individui che a loro volta continuano a scavare. Il contagio avviene da persona a persona o attraverso indumenti infetti o da animali già contagiati. Ovviamente le scarse condizioni igieniche e l’affollamento favoriscono la diffusione .Si manifesta dopo 2 – 4 settimane di incubazione con prurito cutaneo intenso e la comparsa di caratteristiche eruzioni cutanee che seguono l’andamento delle gallerie. Le sedi maggiormente colpite sono le mani e i piedi nelle zone interdigitali,il dorso, le gambe , i glutei,la regione sotto mammaria nelle donne, non sono colpiti nel il volto, ne il cuoio capelluto.

La cura consiste nell’uso di una soluzione di benzoato di benzile che viene distesa sulla cute o con una spugna o con le stessi mani evitando attentamente di non toccare le mucose (occhi,cavo orale, meato uretrale) in quanto fortemente irritante. Il prodotto va applicato la sera, possibilmente dopo una doccia, e quindi dopo 24 ore va rimosso mediante una doccia calda. Solitamente è sufficiente un trattamento o al massimo un secondo a distanza di qualche giorno. Tutti gli indumenti e gli effetti letterecci vanno sostituiti e lavati ad alta temperatura, altrimenti possono diventare veicolo di nuova infezione.

Tutti ricorderete il video diffuso alcuni mesi fa dai media nazionali in cui, nel Centro di Prima Accoglienza di Lampedusa, migranti nudi venivano colpiti da un potente getto d’acqua attraverso il quale avveniva la somministrazione del benzoato di benzile; metodica che non è considerato uno standard neanche a scopo preventivo; prevenzione che ha un suo razionale dato il lungo tempo d’incubazione, ma d’attuare sempre mediante lozioni topiche cosparse sulla pelle. L’uso di questa anomala somministrazione sembra sia stata giustificata per ridurre gli eventuali effetti collaterali di tipo irritativo che, se pur descritti, vengono riportati in una bassa percentuale di casi.

Certo è che l’Italia da sola sta svolgendo un grande lavoro di tutela della salute pubblica dando cure a tutti gli immigrati, regolari e non, e avendo attivato un programma straordinario di assistenza ai minori con particolare riguardo alla prevenzione di tubercolosi e poliomielite, malattie ancora particolarmente presenti nel nord Africa.

La “ Frontiera del Mediterraneo” non può non essere un problema dell’Europa intera e non solo un problema di solidarietà.

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