Immigrazione: Addio al permesso di protezione speciale…e ora?!

di Avv. Eugenio Tummarello, socio Ass.ne Fatto&Diritto e socio ASGI per le Marche

unknown-2È attualmente in discussione al Senato la proposta di modifica al “Decreto di Cutro”, ossia quella misura presa dal Governo a seguito dei tragici eventi delle ultime settimane relativi ai flussi migratori in costante arrivo sui nostri confini territoriali del Mediterraneo, al fine dichiarato di “prevenire e contrastare l’immigrazione irregolare”.

L’emendamento ora proposto dalla maggioranza prevede la cancellazione del permesso per protezione speciale che era stato introdotto dal Decreto Lamorgese nel 2020, dopo che il “Decreto sicurezza” dell’allora Ministro dell’interno Salvini nel 2018 aveva eliminato il permesso per protezione umanitaria.

Ciò che preme mettere in luce oggi nell’Aprile del 2023, al di là di ogni opinione personale sulla coerenza di abolire tale permesso di soggiorno, è una valutazione sugli effetti che tale misura può determinare sulla nostra società.

Appare un chiaro “ritorno al passato”, ossia un ritorno a quel 2018 che aveva cancellato con un colpo di spugna un titolo di soggiorno che aveva regolarizzato, legalmente, sul nostro territorio persone che hanno mantenuto, e mantengono tuttora, dei legami familiari o lavorativi già in essere da un considerevole tempo sempre sul nostro territorio. Quel permesso, ossia quello “umanitario” prima e quello per “protezione speciale” poi, garantiva ed aveva garantito fino ad ora il rispetto di tutti quei principi sanciti nella nostra Carta costituzionale: uno fra tutti il diritto di chiedere Asilo, e di non essere costretto a tornare in luoghi dove vengono violati i diritti umani.

La protezione speciale ha fino ad oggi costituito una misura di legalizzazione che, tanto per scrivere esempi banali, ha consentito a molti cittadini extra-comunitari di “dichiararsi legalmente sul territorio”, di potersi iscrivere ad un corso di studi o di collocamento al lavoro, di poter pagare le tasse, essere portatori di diritti e doveri tali e quali ai cittadini italiani al fine del conseguimento (anche) di un buon risultato in termini di PIL tanto caro al Governo in carica; per non parlare dell’effetto sulla percentuale di “nascite” in un Paese, l’Italia, a forte recessione demografica dove in termini statistici sembra che i c.d. “stranieri” siano coloro che maggiormente generino figli.

Eliminare tale misura, oggi, significa fare un passo indietro e reintrodurre l’illegalità, la criminalità, il permanere in Italia senza un titolo di soggiorno, togliere valore e stabilità a dei legami familiari consolidati, e ciò con ogni conseguenza peggiorativa anche sul nostro tessuto sociale. In questo scenario il Governo continua a sostenere che la protezione speciale sia uno strumento che ha solo l’Italia, e che si tratterebbe di una forma di sanatoria permanente. Ma nell’Unione Europea ci sono 18 Paesi su 27 che hanno una forma complementare di protezione, che quindi aggiunge un terzo permesso di soggiorno ai due che derivano dalla protezione internazionale (permesso per rifugiato e per protezione sussidiaria).

Vedremo nei prossimi giorni quali provvedimenti verranno decisi sull’argomento, consapevole che la professione esercitata da un Avvocato sia anche quella di garantire il rispetto dei diritti dell’individuo in quanto tale, italiano o straniero che sia.

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