I muri che dividono l’Europa ‘unita’

L’UNGHERIA CONTRO I PROFUGHI E CONTRO I PRINCÌPI EUROPEI

di avv. Fabiana Latte

  La questione migranti sta dividendo l’Europa intera e sta richiedendo uno sforzo ad opera di tutti gli Stati Membri. Quello che però viene ad evidenziarsi sempre più è lo squarcio presente in un’Europa che si vuole definire unita ma che di fatto è l’insieme di differenti ideologie e che ha come interesse primario il benessere dei singoli. Non vi è coesione nell’affrontare problemi definibili come comuni.
Quello che si nota è il disperato tentativo da parte di alcuni Stati di cacciare i migranti dalle proprie terre pur di non dover affrontare la questione. Scacciare esseri umani impiegando la massima violenza possibile e, addirittura, erigendo un muro.

Eppure quando l’Unione Europea è stata fondata era proprio per consentire la cooperazione tra stati e per impedire quanto accaduto negli anni precedenti. Impedire il ripetersi degli scontri e scongiurare ulteriori conflitti tra Stati. Un’Europa che potesse definirsi unita.

Con giustificazioni alquanto farraginose, viene così permesso che l’Ungheria eriga dei muri per evitare di dover ospitare i migliaia di migranti in fuga dai propri paesi di origine. Eppure sembra che non sia accaduto tanto tempo fa quando l’Italia in contesti simili è stata praticamente lasciata sola. Pensate a Forntex, quando l’immigrazione era un problema solo dell’Italia perché era il Paese più facilmente raggiungibile via mare. Non sembra, però, che vi siano state manifestazioni di disumanità.

Ora però, nell’eco sordo e senza risposta da parte di una istituzione che dovrebbe essere e rappresentare la coesione tra i vari Stati, sono gli stessi singoli che chiudono le frontiere.

L’Ungheria ha iniziato ad estendere la costruzione della barriera anti-migranti giungendo fino al confine con la Croazia, al quale stanno lavorando 600 soldati. 600 soldati per erigere barriere e confini. Altri 1200 arriveranno a breve. Oltre 41 chilometri di confine.

Inoltre, il cd. stato di emergenza proclamato nei giorni scorsi è stato ulteriormente esteso a due regioni a sud di Budapest a causa dell’afflusso di migranti. Queste regioni si trovano al confine con la Croazia e quest’ultima, secondo le dichiarazioni del ministro degli esteri Szijarto, ha perso il controllo del flusso di migranti. Così i mezzi di linea croati, pieni di profughi, diretti in Ungheria sono stati fermati alla frontiera e non è stato concesso loro di entrare.

Il premier ungherese lamenta di esser stato lasciato solo in una situazione simile e che solo per tal cosa è necessario erigere una barriera perché l’Europa è troppo liberalista, un “liberalismo suicida, che minaccia il proprio modo di vita”.

Così, la Croazia, dopo l’arrivo di più di 13.000 migranti in soli due giorni e sulla scia di quanto già fatto dall’Ungheria, ha chiuso il 90% dei valichi di frontiera con la Serbia (degli otto presenti, sette sono stati chiusi). Anche la frontiera tra Serbia e Slovenia è stata chiusa. La Slovenia ha chiuso la linea ferroviaria con la Croazia dopo l’arrivo di un treno di oltre 300 migranti. Quindi giunti al confine sloveno, la maggior parte dei profughi sono stati riportati in Croazia. Croazia, Zagabria e Slovenia rappresentano solo una tappa intermedia perché la vera meta è la Germania.

Invece vengono eretti muri, i migranti vengono respinti e rimbalzati da una città all’altra, la circolazione dei treni viene interrotta pur di impedire loro di spostarsi.

Il risultato di tutto ciò appare evidente e si sviluppa in un incessante migrare, spostarsi da un centro di accoglienza all’altro, situazioni estreme che si perpetrano in maniera indiscriminata e senza fine.

Situazioni che nessuno, tantomeno i bambini, dovrebbero vivere. 

Come si spiega che cos’è un muro ad un bambino che ha bisogno di credere in un futuro possibile? Come si può spiegare il “qui non puoi passare” infrangendo così il sogno di vivere in un posto dove non si venga perseguitati, non si vedano i propri cari sottoposti ad atroci torture? 

La disperazione dipinta sui volti di queste persone, di questi bambini che vedono i propri genitori sempre più impotenti e sempre più stanchi, picchiati, malmenati e scacciati con lacrimogeni, gas urticanti, getti d’acqua e qualsiasi altro mezzo messo a disposizione dallo Stato. Uno stato che dovrebbe essere l’emblema della solidarietà.

Questa è una disperazione senza fine. Se questa non è violenza, spiegatemi cosa sia.

 

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