Steve Jobs, libero inventore dei diritti del nuovo futuro

IL RICORDO A DUE ANNI DALLA MORTE DEL GENIO DI APPLE

di Avv. Tommaso Rossi (Studio Legale associato Rossi-Papa- Copparoni) 

Ci sono avvenimenti in grado di restare impressi negli occhi del mondo per molto, molto tempo. Uno di questi è la morte prematura di Steve Jobs, padre della Apple ma anche genio visionario, precursore del futuro, uomo libero di essere e di desiderare. Due anni fa, il 6 ottobre 2011, si è spento un grande genio, ucciso a 56 anni da un tumore al pancreas contro cui lottava da qualche tempo, un mostro che si nutriva di lui ma che non gli aveva impedito di vivere fino all’ultimo quel volo pindarico ad ali spiegate verso il futuro tecnologico. Un domani nuovo, rivoluzionario, di cui tutti grazie a lui, oggi possiamo beneficiare. Le sue invenzioni hanno cambiato il mondo, ci hanno reso liberi e schiavi, vivi e dimensionali. Attraverso i suoi sguardi al futuro – dal primo computer portatile al mouse, dalla rivoluzione musicale dell’iPod, all’iPhone per comunicare e connettersi con l’universo di Internet, al più moderno iPad, il tablet figlio della fusione genetica e generazionale tra il computer e l’iPhone – l’uomo è riuscito ad affrancarsi da una tecnologia che ora gli consente di esercitare appieno i suoi diritti, definendone un nuovo significato.

Difficile ripercorrere tutti i passi di un genio, specie quando marciano così spediti verso il domani come quelli di Jobs, definito il ‘visionario della Silicon Valley’. Uomo modesto come tutte le persone di spiccata intelligenza, nel 1977 creò l’azienda Apple insieme a Steve Wozniak (aveva solo 21 anni) e lanciò il primo personal computer della storia. L’uomo che comandava la macchina, era l’inizio. Lo slancio prima del salto verso il volo. Lasciò la Mela con sede a Cupertino nel 1985 in polemica con l’amministratore delegato che lui stesso aveva nominato. Venne richiamato nel 1996, la Apple stava marcendo in una profonda crisi. Jobs in quindici anni ne fece un colosso tecnologico mondiale. Nel 2007 fu indicato da una rivista di settore come l’uomo d’affari più potente al mondo, anche più dell’acerrimo rivale Bill Gates (fondatore della Microsoft), sesto nella speciale classifica dei Paperon de Paperoni in ventiquattrore. Nel 2010, duramente provato dalla malattia a causa della quale Jobs aveva lasciato i ruoli operativi della Apple (affidata a Tim Cook), il Financial Time lo elegge uomo dell’anno. L’unico capace di far rinascere dalle proprie ceneri un’azienda sull’orlo del fallimento. L’unico capace di portare la Apple in Borsa a soli 25 anni.

L’unico capace di mettere il futuro a portata di click con creature che cammineranno su gambe infinitamente moltiplicate e agganciate a un mondo virtuale come l’ultimo modello di iPhone presentato appena ieri e la terza generazione dell’iPad che vedrà la luce all’inizio del 2012. Jobs era anche membro del consiglio d’amministrazione della Disney, aveva strizzato l’occhio al futuro pensando anche ai bambini: per loro aveva inventato la Pixar il futuro dei cartoon. Un futuro in cui l’eco di Steve Jobs risuonerà ancora per molto tempo.

Il mondo, anche il diritto, non sarà mai più lo stesso.

L’uomo ha superato, grazie alle intuizioni di questo grande scienziato, dei limiti che sembravano invalicabili.

Le Costituzioni dei paesi occidentali e civili si sono modificate e attualizzate, anche grazie a lui. Il concetto di libertà personale, il domicilio inviolabile si è esteso al “domicilio informatico”, la libertà di ogni forma di comunicazione ha preso un diverso significato che venti anni fa sembrava fantascienza.

Ma la vera rivoluzione costituzionale portata da Steve Jobs è stata nella libertà di manifestazione del pensiero. La libertà di parola ha assunto caratteri nuovi, una diffusione capillare di opportunità di manifestare il proprio pensiero mediante strumenti informatici che diventati appendici irrinunciabili del nostro corpo.

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Da ultimo, per ricordarlo come lui vorrebbe, un rivoluzionario, ma soprattutto un “uomo”, vogliamo riportare l’ultima parte del suo discorso tenuto agli studenti dell’Università di Stanford, nel 2005.

““La mia terza storia parla della morte. Quando avevo diciassette anni, ho letto una citazione che recitava: “Se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, uno di questi c’avrai azzeccato”. Mi fece una gran impressione, e da quel momento, per i successivi trentatrè anni, mi sono guardato allo specchio ogni giorno e mi sono chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni volta che la risposta era “No” per troppi giorni consecutivi, sapevo di dover cambiare qualcosa.

Ricordare che sarei morto presto è stato lo strumento più utile che abbia mai trovato per aiutarmi nel fare le scelte importanti nella vita. Perché quasi tutto – tutte le aspettative esteriori, l’orgoglio, la paura e l’imbarazzo per il fallimento – sono cose che scivolano via di fronte alla morte, lasciando solamente ciò che è davvero importante. Ricordarvi che state per morire è il miglior modo per evitare la trappola rappresentata dalla convinzione che abbiate qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione perché non seguiate il vostro cuore. Un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Effettuai una scansione alle sette e trenta del mattino, e mostrava chiaramente un tumore nel mio pancreas. Fino ad allora non sapevo nemmeno cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che con ogni probabilità era un tipo di cancro incurabile, e avevo un’aspettativa di vita non superiore ai tre-sei mesi. Il mio dottore mi consigliò di tornare a casa ‘a sistemare i miei affari’, che è un modo per i medici di dirti di prepararti a morire. Significa che devi cercare di dire ai tuoi figli tutto quello che avresti potuto nei successivi dieci anni in pochi mesi. Significa che devi fare in modo che tutto sia a posto, così da rendere la cosa più semplice per la tua famiglia. Significa che devi pronunciare i tuoi ‘addio’.
Ho vissuto con quella spada di Damocle per tutto il giorno. In seguito quella sera ho fatto una biopsia, dove mi infilarono una sonda nella gola, attraverso il mio stomaco fin dentro l’intestino, inserirono una sonda nel pancreas e prelevarono alcune cellule del tumore. Ero in anestesia totale, ma mia moglie, che era lì, mi disse che quando videro le cellule al microscopio, i dottori cominciarono a gridare perché venne fuori che si trattava una forma molto rara di cancro curabile attraverso la chirurgia. Così mi sono operato e ora sto bene.

Questa è stata la volta in cui mi sono trovato più vicino alla morte, e spero lo sia per molti decenni ancora. Essendoci passato, posso dirvi ora qualcosa con maggiore certezza rispetto a quando la morte per me era solo un puro concetto intellettuale:
Nessuno vuole morire. Anche le persone che desiderano andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E nonostante tutto la morte rappresenta l’unica destinazione che noi tutti condividiamo, nessuno è mai sfuggito ad essa. Questo perché è come dovrebbe essere: la Morte è la migliore invenzione della Vita. E’ l’agente di cambio della Vita: fa piazza pulita del vecchio per aprire la strada al nuovo. Ora come ora ‘il nuovo’ siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, gradualmente diventerete ‘il vecchio’e sarete messi da parte. Mi dispiace essere così drammatico, ma è pressappoco la verità. Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario. Quando ero giovane, c’era una pubblicazione splendida che si chiamava The whole Earth catalog, che è stata una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Steward Brand, non molto distante da qui, a Menlo Park, e costui apportò ad essa il suo senso poetico della vita. Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer, ed era fatto tutto con le macchine da scrivere, le forbici e le fotocamere polaroid: era una specie di Google formato volume, trentacinque anni prima che Google venisse fuori. Era idealista, e pieno di concetti chiari e nozioni speciali.
Steward e il suo team pubblicarono diversi numeri di The whole Earth catalog, e quando concluse il suo tempo, fecero uscire il numero finale. Era la metà degli anni Settanta e io avevo pressappoco la vostra età. Nella quarta di copertina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna nel primo mattino, del tipo che potete trovare facendo autostop se siete dei tipi così avventurosi. Sotto, le seguenti parole: “Siate affamati. Siate folli”. Era il loro addio, e ho sperato sempre questo per me. Ora, nel giorno della vostra laurea, pronti nel cominciare una nuova avventura, auguro questo a voi. Siate affamati. Siate folli””.

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E noi aggiungiamo: “Impariamo a conoscere i nostri diritti, solo così saremo davvero liberi”.

One thought on “Steve Jobs, libero inventore dei diritti del nuovo futuro

  1. Al webinar ha partecipato Federico Faggin, orgoglio italiano nel mondo: nel 2010 ha ricevuto dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, la Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l Innovazione per l invenzione del microprocessore, il componente che ha fatto nascere la terza rivoluzione tecnologica della storia: quella dell elettronica e dell informatica. Fisico, inventore ed imprenditore, nasce a Vicenza per poi trasferirsi negli Stati Uniti, in Silicon Valley. E stato capo progetto e designer dell Intel 4004, il primo microchip al mondo, e fondatore, nel 1974, di Zilog, la societ che ha prodotto il mitico Z80, uno dei processori pi importanti della storia.Nel 1986 ha fondato Synaptics, l azienda che ha sviluppato la tecnologia Touchscreen prima, per capirci, della Apple di Steve Jobs. Nel 2011 ha fondato la Federico and Elvia Faggin Foundation, una organizzazione no-profit dedicata allo studio scientifico della coscienza. Il E una frase che ritroviamo nel libro autobiografico di Faggin , dal titolo: Silicio, dall invenzione del microprocessore alla nuova scienza della consapevolezza , edito da Mondadori nel 2019.

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