Sport e Diritti- Alex Zanardi, più delle gambe l’anima

IN OCCASIONE DELL’INIZIO DELLE PARALIMPIADI DI RIO RIPERCORRIAMO LA STORIA DEL CAMPIONE BOLOGNESE

Un sorriso. Un sorriso può scacciare via tutti i fantasmi di una vita difficile, può far dimenticare il dolore e la paura. Un sorriso è il succo che da sapore alla vita, e che fa tornare a vivere quando sembra che il sogno si sia spezzato.
Alex Zanardi è, prima di tutto, questo. Un sorriso. E la migliore medicina contro la fatica di vivere, contro la voglia di mollare tutto, quando le avversità sembrano salite alpine, troppo difficili da essere valicate.
Il bolognese Alessandro “Alex” Zanardi inizia a gareggiare nei Kart nel 1980, a 14 anni, nonostante i genitori si opponessero in tutti i modi alla sua passione per le corse. Avevano perso già la prima figlia in un incidente d’auto. Restava loro solo il piccolo Alessandro.
Ma Alex era caparbio, fin da ragazzino, aveva una marcia in più nel circuito maledetto della vita.

Dai Kart passa alla Formula 3 italiana, dove inizia a vincere e lottare; poi è la volta della Formula 3000, infine nel 1991 l’esordio in Formula 1 con la Jordan, dove per due gare deve sostituire Micheal Schumacher, passato alla Benetton. L’anno successivo diventa terza guida proprio della Benetton, poi viene ingaggiato per tre gare sul sedile di una Minardi, ed infine l’anno successivo diventa pilota ufficiale della Lotus. Un terribile incidente a SPA Francochamps gli fa terminare anzitempo la stagione e perdere il posto di seconda guida in squadra per l’anno successivo. La carriere in Formula 1 di Alex Zanardi sembra non decollare, ma lui ha sempre quel coraggio, quell’ottimismo e quell’entusiasmo emiliano che lo porta a continuare, a non fermarsi mai, ad avere la forza di ricominciare sempre. Come l’anno successivo, quando Alex resta senza volante. Ma è il momento di svolta della sua carriera. Nel 1996 esordisce in America nel campionato statunitense CART.

Zanardi vinse tre gare, ottenne il terzo posto nel campionato e il titolo di Rookie of the year (esordiente dell’anno) grazie alla meravigliosa vittoria di Laguna Seca, con un sorpasso indimenticabile all’ultimo passaggio sulla mitica curva del Cavatappi sul più esperto Brian Herta. Nel 1997 e nel 1998 la carriere di Alex raggiunge il suo meritato apice: vittoria nel campionato Cart americano per due anni consecutivi, vittorie, spettacolo, entusiasmo della folla. Alex è un idolo, Alex resta il solito ragazzo semplice dalla faccia buona, con due doti troppo spesso sottovalutate nel mondo dello sport: intelligenza e modestia. Il mondo della Formula 1, che mai aveva creduto fino in fondo in Alex Zanardi, si ricorda di lui. Sir Frank Williams lo vuole alla Williams per correre il mondiale 1999. Ma la stagione si rivelò fallimentare, e Alex l’anno successivo tornò negli States per correre il mondiale Cart, dove la folle lo riaccolse con l’entusiasmo che si tributa ad un figliol prodigo, e ad un pilota prodigio.

Con il suo nuovo team Mo Nunn il campionato 2001 non stava andando come sperato: i risultati erano piuttosto modesti. Il 15 settembre 2001, nella gara tedesca dell’EuroSpeedway Lausitz, già teatro dell’incidente mortale di Michele Alboreto), Alex cercava il riscatto in terra europea. Alex era in testa, stava facendo una grande gara. A 13 giri dal termine viene richiamato ai box per rimboccare la benzina. Al rientro in pista, la macchina di Alex, forse per una macchia d’olio, sfugge impazzita al suo controllo. Testacoda, la velocità di Alex è bassa, la macchina resta di traverso sulla pista. E’ solo un attimo. Ma in quell’attimo, un attimo a più di 300 km orari, giunge il pilota italo-canadese Alex Tagliani. La Reynard Honda di Alex Zanardi viene tagliata in due, all’altezza delle gambe del pilota. I soccorsi furono velocissimi, la situazione disperata. Le arterie femorali di entrambe gli arti erano state recise, l’emorragia fortissima sembrava inarrestabile. Sulla pista giunse il cappellano per donargli l’estrema unzione. Alex stava per toccare il cielo per un viaggio senza ritorno e senza sorriso.

L’impatto fu violentissimo: la vettura di Tagliani colpì perpendicolarmente la vettura di Zanardi all’altezza delle gambe, spezzando in due la Reynard Honda del pilota bolognese.
Fu comunque caricato sull’elicottero e condotto all’ospedale di Berlino. Sembrava solo un passaggio obbligato verso il paradiso. Ma forse, lassù, qualcuno capì che non poteva giù essere arrivato il momento di quel ragazzone bolognese che era un inno alla vita.

Due settimane di coma farmacologico, le gambe ormai erano solo un lontano ricordo, ma Alex tornò a vivere.

Un miracolo forse. O semplicemente il suo coraggio.
Iniziò una seconda vita per Alex. Una vita di disabile, una vita di coraggio e sfide. Ma sempre con quel meraviglioso sorriso che, ora, dopo aver guardato il lontananza il Paradiso, era ancor più innamorato della vita.
Non della vecchia vita, dei ricordi ormai spezzati come le sue gambe.
Innamorato della sua nuova vita, della vita di disabile, perchè anche un disabile è un uomo. E anche un disabile può amarla, la vita, e combattere per superare ogni suo limite.
Sono gli anni della lunga, difficile, dolorosa riabilitazione.

Alex torna a camminare grazie a delle protesi, ma la sua corsa con il vento nei capelli nell’autostrada della vita non si ferma lì. Alex torna a guidare un’automobile di formula Cart. Ripercorse anche simbolicamente i 13 giri mancanti della gara che stava per strapparlo alla vita. Passa poi il Mondiale Turismo WTCC a bordo di una BMW e torna, soprattutto, a vincere Alex proprio in Germania.

Continua a correre fino al 2009, poi decide di iniziare a inseguire un altro sogno, forse il più bello. Diventare l’immagine vivente di come un disabile ce la possa fare, nella sua vita, con le sue mani. E la determinazione che fa correre più di qualsiasi gamba.

La sua nuova sfida sportiva si chiama Handbike, una sorta di bici a tre ruote spinta dalle mani e dalla forza delle braccia, appunto.

La sua prima gara non è una corsa qualunque. E’ la maratona di New York, nel 2007. E Alex arriva quarto. Vince il titolo italiano nel 2010, l’argento mondiale in Danimarca nel 2011 e la vittoria alla Maratona di New York nel 2011, stabilendo anche nell’occasione il recond della categoria.
Ed ora eccolo, insieme a tanti altri splendidi atleti, in attesa di partecipare alle Olimpiadi Paralimpiche di Londra 2012.

Alex, con il suo sorriso e il dialetto bolognese da allegro guascone, ci ha insegnato in questi anni una lezione unica.

La vita può riservare gioie e grandi, inaspettati, dolori. Ma ogni volta bisogna ripartire, e amare ancor di più la vita non foss’altro per il fatto di esserci ancora. Più forti di prima. E con nuove sfide da vincere.

Senza perdere mai il sorriso.

T.R.

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