DIRITTO DI REPORTAGE: ‘Sorprese a Parigi’ di Lucia Tomassetti

Tour EiffelParigi è una città che tanti, una volta nella vita, possono togliersi lo sfizio di visitare. C’è anche chi ama tornarci più volte. Nel nostro immaginario, non la percepiamo lontana: la Tour Eiffel, il Louvre e l’Arc de Triomphe ci sono familiari, vedendoli quotidianamente in tv e sui giornali. Credo che molti, ancor prima di mettere piede in questa città, abbiano già un’idea delle cose da visitare, a cominciare da quelle appena citate. Poi Nôtre Dame, il Pantheon, Montmartre. Eppure, nonostante queste premesse, Parigi può regalare comunque qualcosa che non ci si aspettava.

La prima sorpresa? I parigini. E’ opinione comune che i francesi, in particolare gli abitanti della capitale, non amino parlare lingue diverse dalla propria. Persino le guide raccomandano, a scanso di spiacevoli reazioni, di non porsi mai con l’aria di dar per scontato che debbano saper parlare una lingua straniera, specialmente l’inglese. Premesso che, da semplici vacanzieri, le sole persone del luogo con cui capita di parlare sono gli operatori dell’accoglienza turistica (receptionist, camerieri, bigliettai), pare comunque che questo stereotipo vada sfatato: parlano spontaneamente e cordialmente in inglese quando capiscono di aver di fronte degli stranieri. In generale, si percepisce una certa gentilezza in giro. Un altro elemento che rafforza questa sensazione è la metro. Niente a che vedere con il terrificante sintetizzatore vocale che dà gli annunci nelle nostre stazioni ferroviarie. Niente a che vedere neanche con la voce che li dà nella metro di Vienna, ma lì è soprattutto questione di diversa musicalità della lingua… Per farla breve, nella metropolitana parigina le stazioni vengono annunciate da una gentile voce femminile che usa anche intonazioni diverse a seconda se si è in prossimità della fermata o nel momento della fermata stessa. Sempre in metro, osservando i passeggeri, si può invece confermare la fama di eleganza dei parigini!

 Passando ad altro, rientrano tra i luoghi di interesse alcuni cimiteri monumentali, dove riposano vari personaggi famosi. In quello di Père Lachaise giace Jim Morrison, cantante dei Doors morto nei primi anni ’70. Si sa che i fan sono ancora numerosi, ma è a dir poco sorprendente vedere con che venerazione, quasi religiosa, molti di loro si rechino in pellegrinaggio alla sua tomba. Potete capire che vi state avvicinando quando iniziate ad incrociare gruppetti di persone abbigliate in un certo modo, inconfondibilmente rock. Poi all’improvviso scorgete un piccolo assembramento. Silenzio. Solo un lieve sottofondo musicale: è The end; una giovane ha un lettore cd, e a basso volume rende omaggio al suo idolo. Un uomo ha gettato vicino alla tomba un pezzo di incenso acceso. Un altro ha portato un cero. Un altro ancora ha lanciato un bigliettino appallottolato, di certo contiene un pensiero dedicato al cantante. C’è un po’ di timore mentre si cerca di scattare una foto: non sia mai che questi devotissimi fan possano interpretare il gesto come una profanazione del luogo. Incredibile ma anche sulla tomba di Degas (il pittore delle ballerine), presso il cimitero di Montmartre, c’è un bigliettino: chissà chi è stato lo zelante estimatore? Sulla tomba di Fourier, responsabile dell’omonimo teorema che fa sudare tanti studenti, non ci sono biglietti. Meglio così, le dediche non sarebbero molto affettuose, temo.

Oltre a queste curiosità un po’ alternative, è opportuno parlare anche di qualche meta adatta ad un pubblico più vasto. Credo che la Tour Eiffel meriti di comparire in questa piccola raccolta di “elementi sorprendenti”. Infatti, nonostante l’abbiamo tutti vista mille volte in fotografia, ammirarla dal vivo è un’esperienza mozzafiato. Come avrà fatto il signor Eiffel a inventare una cosa del genere? A mettere insieme tutto quel ferro e realizzare delle linee così armoniche, pulite, eleganti? Sin dalla costruzione è stata accolta da apprezzamenti non sempre benevoli, è stata paragonata ad un asparago e persino definita un po’ kitsch, ma sfido chiunque ad arrivare lì e non rimanere a bocca aperta per lo stupore. A meno che non si voglia fare a tutti i costi gli snob, bisogna ammettere che è unica e inconfondibile. Per me è semplicemente bella! Le guide non ne parlano, ma nei prospicienti Champs de Mars molte persone organizzano pic nic. Alcuni, ricercati, con fragole e champagne! Anche con dei semplici panini si può gustare una fantastica cena sotto l’affascinante torre, aspettando che si accendano le luci. L’attesa è più lunga del previsto, perché il sole tramonta più tardi che in Italia. Ma ne vale la pena: è uno spettacolo stupendo!

 Villaggio della reginaAlla reggia di Versailles, se sopravvivete alla lunga fila per entrare (2 ore in bassa stagione!) e se non stramazzate dopo la visita alla residenza principale (talmente presa d’assalto che quasi quasi sembra un revival della rivoluzione francese) farete delle belle scoperte, a cominciare dagli appartamenti di due principesse nubili, meno grandiosi della residenza reale vera e propria, ma anche meno affollati e quindi più apprezzabili. Uscendo, con una lunga passeggiata, si può arrivare al Grand Trianon e al Petit Trianon, residenze di campagna della famiglia reale, e infine, con un ultimo piccolo sforzo, al villaggio della regina. Maria Antonietta aveva, tra i suoi vezzi, la passione per la campagna, o forse per l’idea della vita in campagna che si era fatta nella sua immaginazione; così fece costruire per il suo diletto un intero villaggio, con laghetto, faro per le gite in barca, fattoria dove si divertiva a mungere le mucche, casette con orti e giardini. Peccato che dopo circa un anno dalla realizzazione fu portata via dai rivoluzionari. Oggi il villaggio è a disposizione dei visitatori per il loro diletto, e regala la sensazione di vivere una favola.

Non va data per scontata Parigi. Può sorprendere, offrendo qualcosa in più di quel che ci si aspettava all’inizio: un dettaglio, una sfumatura, un’emozione.

Lucia Tomassetti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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