Perché il Kenya è finito nel mirino di Al-Shabab?

L’ATTACCO AL WESTGATE DI NAIROBI  RIMETTE IN GIOCO LA POLITICA DI KENYATTA

di Clarissa Maracci

alshabaNAIROBI, 25 Settembre 2013 – “L’attacco al Westgate Mall è soltanto una piccolissima parte di quello che i musulmani somali hanno sofferto per mano degli invasori del Kenya”, ha rivendicato il gruppo fondamentalista islamico “Al-Shabab” ( letterlamente, “La Gioventù”). Il gruppo terrorista è operativo in Somalia dal 2006 e combatte contro il governo di Mogadiscio per creare uno Stato Islamico, basato sull’imposizione della Sharìa.  Nell’Ottobre del 2011 il Governo Kenyota decide di dare sostegno al vicino Governo Somalo, inviando truppe militari in supporto all’esercito governativo e ai caschi blu dell’Unione Africana. In seguito a questa ingerenza kenyota nella ventennale guerra civile somala, Al Shabab ha subito minacciato di contrattaccare il Kenya nel suo territorio.

L’operazione “Linda Nchi”, così è chiamato l’intervento militare congiunto tra esercito Somalo, Kenyota ed Etiope, iniziato il 16 Ottobre 2011 con l’invio delle truppe Kenyote in territorio somalo, per liberare alcuni ostaggi stranieri in mano ad Al-Shabab – tra cui due volontarie spagnole di Medici Senza Frontiere. In realtà però, secondo il The Guardian, l’intervento militare in Somalia era già stato pianificato nel 2010 con il supporto di Stati Uniti e Francia – partecipazione smentita dal portavoce di Stato kenyota Alfred Mutua.

Ad ogni modo, nel mirino dell’operazione militare internazionale c’era proprio Al-Shabab, il gruppo terrorista affiliato ad Al-Queida, che a sua volta negava qualsiasi coinvolgimento nei rapimenti. Il portavoce del gruppo terrorista, Ali Mohamud Rage, minacciò di attaccare il Kenya se il governo non avesse deciso di ritirare le truppe dal territorio somalo.

Secondo le fonti internazionali ( Washington Post), la US Air Force fornisce informazioni strategiche all’esercito kenyota attraverso aerei MQ 9 Reaper che partono da Arba Minch, in sud Etiopia. Dall’altra parte invece, secondo le Nazioni Unite, l’Eritrea sta supportando Al-Shabab: sembrerebbe che nel Novembre 2011 il governo eritreo abbia inviato armi ai terroristi islamici che si trovavano in territorio somalo. Anche se questa notizia è stata smentita dal Ministero degli Esteri Eritreo, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha imposto una sanzione pesante al paese per aver supportato i militanti di Al-Shabab.

Al-Shabab ha rivendicato l’attacco al Westgate spiegando che “L’organizzazione agisce a sangue freddo, lacerata sempre più in faide al suo interno, con una frangia che mira a conquistare il potere solo in Somalia e un’altra che aspira a far uscire il conflitto, e le sue ragioni, dai confini nazionali.”

Questa tragica vicenda, la peggiore verificatasi dopo l’attacco dell’ambasciata nel 1998, porterà delle conseguenze sul piano di politica interna ed internazionale. In primis, c’è la vicenda giudiziaria di Uhuru Kenyatta di fronte alla Corte Penale Internazionale ( accusato di crimini contro l’umanità per aver supportato la Mungiki nel conflitto post-elettorale del 2007). Questa vicenda potrebbe posticipare, se non evitare del tutto il processo a suo carico, vista lo stato di emergenza interno al paese. C’è poi la questione personale e politica tra Kenyatta e Obama, due leader che hanno finora trovato ben poca sintonia a causa dei piani economici filocinesi di Kenyatta e della dichiarazione di Obama sui diritti degli omosessuali durante la sua recente visita in Africa. Questo attentato, potrebbe cambiare le carte in tavola in seguito al supporto americano nei confronti del governo del Kenya durante questo difficile momento.

Se dall’inizio del suo mandato Kenyatta aveva dimostrato un atteggiamento piuttosto ostile nei confronti degli Stati Uniti, pensando di aprire una nuova via orientale per l’economia kenyota basata sul business anziché sui fondi umanitari, l’attentato al Westgate potrebbe rimettere in discussione la politica internazionale del Kenya e ricompattare la storica alleanza tra i due governi anglofoni e protestanti.

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