“Lottarono così come si gioca – Il ’68 e l’alternativa mancata”

SAGGIO DI EUGENIO D’AGATA EDITO DA CATTEDRALE

di Claudia Castellini – Ancona -

copertina saggio 68La frase “Se non fai parte della soluzione, fai parte del problema” rimanda immediatamente al 1968, anno delle grandi contestazioni, della rivoluzione giovanile, dei radicali cambiamenti sociali. Il 1968 come spartiacque fondamentale nella storia dell’Italia contemporanea. Non solo per la lotta volta a rafforzare i diritti nel mondo dell’istruzione e in quello del lavoro. Ma anche per lo slancio d’azione collettiva finalizzato al pieno raggiungimento di alcuni basilari diritti civili. Quelli del “68 e dintorni” sono gli anni in cui il “miracolo economico” presenta il conto: elevata produttività accompagnata a bassi salari, università accessibile soltanto alle classi abbienti, distribuzione ineguale della ricchezza. Un malcontento che coinvolge la grande massa di giovani generazioni figlie del boom e che dai problemi dell’università parte per ottenere un cambiamento radicale dell’intera vita sociale.

Ma cosa ci resta oggi dei grandi valori e dei grandi ideali che animavano tutte le persone che per mesi, quasi ogni giorno, riempivano le piazze e le strade del nostro paese? Poteva andare diversamente se queste agitazioni fossero rimaste lontane dalle strumentalizzazioni politiche? Eugenio D’Agata si pone queste domande e ipotizza risposte. In questo suo saggio (edizioni Cattedrale – Ancona) chiarisce i non facili rapporti tra il Movimento operaio e il Movimento Studentesco. Problematici soprattutto dal punto di vista degli obiettivi, che erano per i due gruppi in parte differenti. L’autore ci parla della solidarietà tra operai e studenti, del reciproco supporto nella lotta, della volontà per entrambi i soggetti movimentisti di mantenersi lontani dalla connotazione politica partitica tradizionale. Ciò non si realizzerà del tutto. Perché vi fu il coinvolgimento massiccio degli operai della Fiat (tradizionalmente fedeli al Partito Comunista). Ma anche di un’ala universitaria trozkista. Ne esce un quadro piuttosto strano. Che se da un lato dimostra la discesa in piazza di entrambe le categorie per cambiare anche altri aspetti della vita civile dell’epoca, dall’altro – come detto – mostra la fatica di trovare una strada indipendente rispetto alla politica dei partiti. E’ il Partito Comunista che in questo caso sfrutta a suo vantaggio le rivolte studentesche ed operaie in vista delle elezioni del maggio 1968. E, come mostrato da D’Agata, non si tratterà di un fatto senza conseguenze.

Particolarmente interessanti i 7 documenti riportati integralmente dall’autore alla fine del volume, dai quali si evince soprattutto che l’esplosione del ‘68 è già scritta molto prima, ma pochi riescono a capirne la portata. “Le Tesi della Sapienza” sono l’atto più rappresentativo della rivoluzione studentesca. Documenti stilati in occasione della prima occupazione dell’Università di Pisa, nel febbraio 1967. Nelle “Tesi” si esplicitano ideali di riforma e rinnovamento che saranno recepiti soltanto 40 anni dopo. Ideali che denunciano situazioni di deficit che purtroppo caratterizzano ancora oggi l’università italiana.

In definitiva, non c’è dubbio che la società italiana del terzo millennio sia stata fortissimamente influenzata dal movimento sessantottino. Impeti di contestazione, ma anche propositivi. Una società migliore di quella che era uscita dal dopoguerra. Probabile che i giovani della fine degli anni ’60 non si siano resi conto che il loro fu un ruolo decisivo. Ma secondo l’autore il mutamento non è stato radicale come molti di loro avrebbero voluto. E molti, poi, forse, si resero conto di aver fatto parte sia della soluzione, sia del problema. Da qui l’alternativa mancata.

Eugenio D’Agata è nato a Roma, dove vive e dove si è laureato in Storia Contemporanea presso l’Università di Roma Tre.

Per informazioni sull’acquisto del saggio: tel. 333/7778153, 071/2320203 – www.cattedralelibri.it

(tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

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