Lex 180, punk-pop-rock vivace e divertente

foto band lex 180OTTIMO IL SECONDO CD DELLA BAND SENIGALLIESE

di Giampaolo Milzi – Senigallia (An) -

Punk’s not dead”? Certo, per le masse giovanili più o meno omologate, così come per i media ufficiali, l’ultimo genere che ha rivoluzionato il modo di fare musica rock, e non solo, è morto è sepolto. Ma in realtà, curiosando nella scena underground, anche a livello locale, di certezza ne emerge un’altra. E cioè che il punk è vivo. Provare per credere. Basta ad esempio ascoltare gli 11 pezzi che compongono “Mad in Italy” dei senigalliesi Lex 180. Che con questo secondo Cd – dopo l’esordio nel 2011 con l’album “Viva la fuga” – alimentano quell’onda sonora infinitamente lunga che all’inizio della seconda metà degli anni ’70 si sollevò per prima a New York grazie ai Ramones e rimbalzò dall’altra parte dell’Atlantico, a Londra, grazie ai Sex Pistols (solo per citare due master band). Quell’onda si gonfio in poco tempo fino a diventare un nuovissimo fenomeno subculturale “di rottura” fra i giovani di mezzo mondo, capace di dettare nuovi linguaggi espressivi anche nel campo del costume, della moda e dell’arte.

La storia si ripete, ma mai nello stesso modo. Dopo il punk pop revival targato Green Day esploso negli anni ’90, ci sono tanti ragazzi che dagli inizi del terzo millennio ripropongono la lezione dei mitici maestri, “orgogliosi di fare punk rock”. Ma è un punk rock molto meno politicizzato e anarcoide, lontano e autonomo dai movimenti di contestazione sociale, molto più di nicchia e legato al vissuto personale. La musica dei senigalliesi Giuseppe Palumbo (voce e basso), Nicola Bavosi (chitarra), Filippo di Capua (chitarra, cori) e Federico Palestrini (batteria) emula sfacciatamente quella inconfondibile dei Ramones (c’è la cover “Beat on the brat”, ma anche tutto il resto del disco è un omaggio diretto agli insuperabili fratelloni del Queens newyorkese). Si rivela fortemente influenzata da quella di band meno note come Screechin Weasel, Queers e Operation Ivy. Dello stile punk sposa soprattutto la versione pop e “only for fun”, la forza liberatoria e anticonformista (ma non nichilista), la capacità di aggregare il divertimento in modo fisico e irruento sotto il palco. Il che si traduce in un corto circuito diretto e virtuoso tra musicista e fruitore della musica. Quello steso dai Lex 180 è un tappeto di decibel dall’intessitura semplice e leggera: classica ritmica in quattro quarti – potente, veloce e quadrata –; pochi accordi che si ripetono in modo quasi aritmetico; i chitarroni roventi che spadroneggiano in modo melodico e orecchiabile. Anche questo, naturalmente, è nel DNA del punk, quello tendenzialmente pop, appunto. Così come lo è la scelta dell’autoproduzione (Mad in Italy è stato registrato, mixato e masterizzato al “Velvet Records” di Senigallia da Nicola Bavosi). Anche le tracce, 10 su 11, sono farina del sacco creativo della band. Lo stesso vale per i testi, semplici e immediati: pèscano in storie e suggestioni autobiografiche di tutti i giorni, sparano contro le ipocrisie conformiste, i giudizi stereotipati e i luoghi comuni; e pur denotando il disagio esistenziale, invitano a sognare ad occhi aperti, a non sprecare il tempo, a cogliere ogni attimo possibile per cercare fuori dagli schemi una realtà, magari piccola, magari socialmente border line, ma dove si possa essere amici e fratelli anche fuori del condiviso contesto musicale.

I Lex 180 guardano avanti ma continuano a guardarsi intorno. Dopo aver vinto il concorso “Scorribande”, che li ha premiati inviandoli per due giorni a suonare a Londra, vogliono continuare a macinare concerti su concerti, esprimersi nella dimensione live – quella a loro più confacente – varcando i confini marchigiani. Sono decisi a coinvolgere il maggior pubblico possibile il prima possibile, senza aspettare gli eventuali quanto improbabili riflettori del successo commerciale, peraltro troppo spesso compromissorio e plastificato. In cantiere il terzo Cd: già 10 i nuovi pezzi, questa volta tutti in inglese, e tutti fruibili dal vivo… per scoprire che il punk c’è ancora e sa essere molto divertente.

(tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

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