“Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno,
giuro che lo farò,
e oltre l’azzurro della tenda nell’azzurro io volerò.
Quando la donna cannone
d’oro e d’argento diventerà,
senza passare dalla stazione
l’ultimo treno prenderà.
E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà,
dalle porte della notte il giorno si bloccherà,
un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà
e dalla bocca del cannone una canzone suonerà.
E con le mani amore, per le mani ti prenderò
e senza dire parole nel mio cuore ti porterò
e non avrò paura se non sarò bella come dici tu
ma voleremo in cielo in carne ed ossa,
non torneremo più…
e senza fame e senza sete
e senza ali e senza rete voleremo via.
Così la donna cannone,
quell’enorme mistero volò
tutta sola verso un cielo nero nero s’incamminò.
Tutti chiusero gli occhi nell’attimo esatto in cui sparì,
altri giurarono e spergiurarono che non erano stati lì.
E con le mani amore, con le mani ti prenderò
e senza dire parole nel mio cuore ti porterò
e non avrò paura se non sarò bella come vuoi tu
ma voleremo in cielo in carne ed ossa,
non torneremo più…
E senza fame e senza sete
e senza ali e senza rete voleremo via…”
Continua il viaggio della rubrica musicale di Fatto & Diritto attraverso le canzoni più belle della storia della musica. Oggi l’ispirazione mi è arrivata da un classico della canzone italiana, “La donna cannone “ di Francesco De Gregori, una ballata di quelle che una volta entrate nel cuore non ne escono più, di quelle che ogni volta che parole e musica riecheggiano da qualche parte il mondo si ferma … per un attimo ma si ferma.
Scritta nel 1983, già dalle prime note al pianoforte non si può non riconoscerla, cala il silenzio, il respiro si ferma ma non le emozioni che trovano invece la porta per uscire.
Caratteristica di De Gregori è quella di utilizzare spesso metafore e lui stesso ha detto che “le canzoni che scrivo sono per loro natura ambigue, non si prestano a una lettura semplice … mi piace che una canzone possa essere letta in due modi, possa voler dire due cose insieme”.
E’ lo stesso cantautore a raccontare che il brano è stato ispirato dalla notizia reale dell’entrata in crisi di un circo rimasto senza uno dei numeri di maggior successo, quello della “donna cannone” appunto (artista circense paffuta lanciata da un cannone per il divertimento del pubblico), perché in fuga per seguire il suo grande amore .
Ancora una volta la similitudine con il mondo della pittura mi è spontaneo … in questo brano il poeta De Gregori crea il quadro di una storia d’amore con poche pennellate cariche però di colore e di calore, senza però cadere nel rischio della banalità che spesso contraddistingue i brani che parlano di amore ed in genere di sentimenti. Protagonista dei versi è proprio la “donna cannone” che abbandonata quella corazza di fenomeno da baraccone si racconta e racconta il sogno della sua fuga per inseguire la normalità e la straordinarietà di un sentimento come l’amore, quella normalità che lei, trattata in maniera diversa perché oggetto di divertimento per il pubblico, non ha mai avuto e vissuto.
Ancora una volta provate ad ascoltarla con il cuore e con la mente ed immaginate.
Una parafrasi esplicativa del brano fatta dallo stesso De Gregori cosi la spiega: la donna cannone, piccolo mostro e piccolo artista, sceglie di morire per amore: crede di volare nell’azzurro del suo sogno d’amore, crede di poter divenire “d’oro e d’argento”, ma invece si incammina verso la morte, cioè verso un “cielo nero nero” e verso un “enorme mistero”, accompagnata in questo ultimo viaggio – un “ultimo treno” preso senza bisogno di passare da nessuna stazione – dal disprezzo e dall’indifferenza di tutti … eppure il suo sogno d’amore è più forte di tutto questo, più forte persino della morte: “e non avrò paura se non sarò bella come dici tu /… e senza ali e senza sete, e senza ali e senza rete (io e te, amore) voleremo via”
Una storia d’amore e di libertà, una dichiarazione d’amore che nella sua disarmante normalità lascia un segno indelebile nel cuore di chi la ascolta e non una volta, ma ogni volta.
Personalmente sono legata all’interpretazione meravigliosa della grande Mia Martini (qui il focus a lei dedicato http://www.fattodiritto.it/focus-rock-diritto-mia-martini-le-parole-come-armi/) che forse regala al brano con la sua voce graffiante, colorata da mille sfaccettature e carica di emozioni, una chiave di lettura diversa,più struggente ma altrettanto poetica. Lei che forse, mentre cantava quella canzone, si rivedeva un po’ in quella “donna cannone” simbolo delle persone spesso emarginate e derise che gridano al mondo la voglia di essere viste e trattate come normali, senza pregiudizi ed intolleranze frutto di ignoranza e mediocrità.
Credo veramente che un grande artista rimanga tale sempre semplicemente perché ha qualcosa di diverso, che lo distingue dal resto e credo che non a caso nel sito di De Gregori si trovi pubblicata una bellissima frase “L’arte prescinde dai mezzi tecnologici, se Van Gogh avesse cambiato pennello sarebbe comunque rimasto un grande artista”.
Cercare di dare un significato ad una canzone è molto difficile cosi come cercare di darlo ad un quadro … soltanto il cuore e la testa dell’artista possono conoscerlo veramente ma credo anche che ognuno di noi possa e voglia leggerci la propria vita, le proprie esperienze e credo che in fondo la musica e l’arte servano un po’ anche a questo.
VALENTINA COPPARONI
“La donna cannone”- Live De Gregori Arena di Verona
“La donna cannone “- Mia Martini