Evasione fiscale: definitiva la condanna di Silvio Berlusconi

DOPO 19 ANNI DI PROCESSI, GIOVEDI’ 1 AGOSTO 2013 LA CASSAZIONE HA CONFERMATO I 4 ANNI DI RECLUSIONE PER FRODE FISCALE A SILVIO BERLUSCONI, PRIMA CONDANNA INAPPELLABILE.

di Mosè Tinti

UnknownNon c’è stata la nebbia che nel novembre 1988 causò la sospensione della partita Stella Rossa – Milan, secondo turno di Coppa Campioni, quando i rossoneri erano in svantaggio 1-0, con un uomo in meno a 30′ dalla fine. La gara si giocò il giorno dopo, da capo, a partire dallo 0-0 e terminò con la vittoria del Milan ai rigori dopo l’1-1 sul campo: il cammino europeo della squadra di Silvio Berlusconi proseguì allora fino alla finale contro la Steaua Bucarest, vinta nettamente 4 – 0.

La nebbia, invocata nei giorni precedenti dai vicinissimi di Silvio Berlusconi, avrebbe dovuto essere l’annullamento della decisione di appello senza rinvio o, quantomeno, un rinvio della Cassazione ad altra Corte di Appello, che avrebbe dovuto decidere nel merito in termini più favorevoli al condannato, magari addirittura assolvendolo dal reato di frode fiscale e permettendogli una nuova possibilità, una nuova strada verso altri trionfi.

Invece no: gli dei del calcio, evidentemente, non si occupano anche di giustizia penale italiana. Infatti, intorno alle 19,45 di giovedì scorso, il Presidente della sezione feriale della Corte di Cassazione Antonio Esposito, anni 72, ha letto il dispositivo che inchioda Berlusconi e rende la sua condanna definitiva e la relativa pena esecutiva, salvo rinviare ad altra sezione della Corte di Appello di Milano la rideterminazione dell’ interdizione dai pubblici uffici, che non sarà di 5 anni, ma andrà ridotta all’interno di una forbice che va da 1 a 3 anni.

Quindi si può dire: Berlusconi è condannato in via definitiva, senza possibilità di appello, alla pena della reclusione di 4 anni; Berlusconi è un evasore fiscale; un evasore fiscale è stato protagonista della vita politica italiana per 19 anni, come Presidente del Consiglio e come capo dell’opposizione.

Dei 4 anni cui è stato condannato, 3 sono coperti da indulto, e di conseguenza residua 1 anno di carcere, che non verrà scontato in carcere, ma nella peggiore delle ipotesi, in detenzione domiciliare, qualora Berlusconi decidesse di non chiedere di essere ammesso all’affidamento in prova ai servizi sociali. Prima però di tutto questo, dovrà passare ancora un pò di tempo, qualche mese. Infatti, pur essendo la pena definitiva ed esecutiva, la Procura, così come avviene con tutti i condannati con sentenza passata in giudicato, dovrà emettere ordine di esecuzione della pena, con la quale la stessa viene sospesa per un periodo di 30 giorni. Entro questo termine, il condannato può avanzare richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali o di detenzione domiciliare. Tuttavia, trovandoci nel periodo di sospensione feriale dei termini di legge (1 agosto – 15 settembre), la notifica dell’ordine di esecuzione avverrà con ogni probabilità dopo il 16 settembre, con la conseguenza che Silvio Berlusconi avrà tempo almeno fino al 16 ottobre per fare la sua scelta.

In ogni caso, la prima conseguenza pratica, non appena la sentenza sarà messa in esecuzione, sarà il ritiro del passaporto da parte della questura e, poichè Berlusconi ha anche il passaporto diplomatico, per il ritiro di quest’ultimo, dovrà instaurarsi un’apposita procedura presso il ministero degli Esteri della Bonino.

Queste sono le conseguenze più immediate della condanna per Berlusconi-uomo. Anche dal punto di vista politico le conseguenze dovrebbero essere pacifiche, in quanto vi sono leggi ben chiare a riguardo. Tuttavia  la situazione è diversa e molto più delicata perchè la cultura del buon senso e del senso di responsabilità (che potrebbe tradursi nelle dimissioni spontanee di Berlusconi dalla carica di senatore o nell’accettazione da parte del Pdl della portata della sentenza, col conseguente impegno nel prosieguo della realizzazione degli obiettivi di governo senza Berlusconi) sono lacune tipiche italiane. Dall’altra parte c’è il Pd, che vive nell’imbarazzo di governare con un condannato in via definitiva, leader del partito storicamente avverso e che tenterà di far valere fin da subito la sentenza della Cassazione, non nel senso che ha detto Epifani nell’immediatezza della pronuncia (evidentemente confondendo chi ha il potere di rendere esecutive le condanne), ma forzando per una votazione, ai sensi dell’art. 66 della Costituzione, che escluda Berlusconi dalla vita politica fin da subito.

Si spiega meglio. Al di là della decisione della Corte di Appello sulla durata dell’interdizione dai pubblici uffici, Silvio Berlusconi da giovedì sera è incandidabile alle prossime elezioni. Infatti, l’articolo 1 del decreto legislativo del 31 dicembre 2012, varato dal governo Monti, prevede: “non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di deputato e di senatore coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiore a 2 anni di reclusione, per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a 4 anni”. La frode fiscale rientra tra questi reati e la condanna, lo si ricorda, è a 4 anni di reclusione, superiore quindi ai 2 richiesti dalla norma. Se si dovesse andare ad elezioni domani, quindi, non potrà essere scritto il nome di Berlusconi nelle varie liste. Il tempo di questa incandidabilità, sempre secondo la legge dell’ ex ministro Severino, non è inferiore a 6 anni e decorre dalla data del passaggio in giudicato della sentenza.

Il caso Berlusconi è, però, ulteriormente particolare perchè la condanna definitiva è sopravvenuta durante il periodo di carica come senatore. Di conseguenza, se per le prossime elezioni è già chiaro come ci si dovrà comportare, resta il problema di come regolarsi ora (problema solo italiano, perchè in qualsiasi altra parte del mondo, Berlusconi non rivestirebbe cariche di governo da anni): il decreto Monti prevede che in questi casi “la Camera di appartenenza delibera ai sensi dell’art. 66 della Costituzione”, secondo il quale “ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità ed incompatibilità”. Non appena verrà comunicata la condanna all’Assemblea inizierà una diatriba politica per far decadere fin da subito Berlusconi da parlamentare.

Pur immaginando proteste, barricate, occupazioni e quant’altro (ma si spera di no) da parte degli esponenti del Pdl, il destino di Berlusconi è segnato, politicamente parlando: il Pd non potrà certo votare per la sua permanenza attuale in Senato ed anche se ciò dovesse accadere (sembra fantascienza, ma ormai è difficile stupirsi) arriverà anche l’interdizione dai pubblici uffici prima o poi e, in ogni caso, alle nuove elezioni, che saranno sicuramente entro i prossimi 6 anni, Berlusconi rimane incandidabile e non presentabile.

Potrà rimanere esterno al Parlamento e fare il leader del proprio partito da fuori come Grillo, ma l’epoca di Silvio Berlusconi dal punto di vista della politica attiva è finita, a meno che non si decida di procedere a modificare la legge attuale per accomodarla all’ex Primo Ministro o creare una nuova norma ad hoc: non sarebbe la prima volta, ma sarebbe la più clamorosa e non potrebbe avere serie ripercussioni sulla stabilità sociale del Paese. E, ad ogni modo, c’è un limite a tutto.

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