Rock & Diritto: Patti Smith, la “sacerdotessa maledetta” del rock e dell’arte

 Patricia Lee Smith, in arte Patti Smith, è definita dalla critica ma anche dalla folla di devoti instancabili che la segue ovunque una cantante, un’autrice, una poetessa.

Nasce a Chicago in una freddo dicembre del 1946 ma si trasferisce nella fascinosa  New York già a metà degli anni Sessanta dove incontra e vive insieme a quello che diverrà il famoso fotografo Robert Mapplethorpe e che sarà ben presto un punto di riferimento della  vita della cantante. Lavora per un po’ di tempo in una libreria, vive per un po’ anche a Parigi e di ritorno a New York viene sempre più spesso incoraggiata a dedicarsi all’arte della scrittura perciò scrive sceneggiature, poesie (pubblica la raccolta “Seventh Heaven and Witt”) ma anche testi di canzoni per un gruppo chiamato “Blue Oyster Cult”.

Patti entra nel mondo della musica in punta di piedi, passando da parole e musica a etichette indipendenti fino all’album  “Horses” del 1975 che diventa quasi subito un punto di riferimento per il genere  punk rock e che viene descritto dalla stessa Smith come “tre accordi rock fusi con la forza della parola”.
Negli anni immediatamente successivi quell’ingresso in punta di piedi diventa una conferma trionfale in grado di suscitare apprezzamenti sia dal mondo della critica che dal lato più commerciale della discografia fatto di classiche e numeri di dischi venduti.
Da lì in avanti un successo insegue l’altro: “Radio Ethiopia” (1976), “Easter” (1978), “Wave” (1979). E’ dell’album  Easter il successo “Because the night”  brano scritto in originale da Bruce Springsteen poi riadattato alla graffiante voce femminile di Patti Smith e considerato da molti uno dei brani più belli della cantante statunitense.
Dopo un lungo tour europeo che la porta anche in Italia dove a Firenze si esibisce davanti a 70.000 persone, Patti Smith a sorpresa decide di ritirarsi per un po’ dal palcoscenico e di dedicarsi alla famiglia. Sposa il chitarrista degli MC5 Fred ‘Sonic’ Smith dal quale avrà  due figli ma dopo la parentesi familiare ritorna alla musica nel 1988 con il disco “Dream of Life” che  contiene il brano  “People Have The Power” che diverrà ben presto un inno alla libertà e alla democrazia.

Il destino, però, riserva alla  sacerdotessa del rock un lungo periodo di dolore. Infatti negli anni novanta  Patti perde dapprima il suo pianista Richard Sohl ed il suo fidato amico Robert Mapplethorpe, poi il fratello Tod ed anche il marito.
Il dolore che in maniera cosi improvvisa e violenta le si riversa addosso la porta a dover imparare in fretta a saperlo fronteggiare, decide di completare l’album progettato con il defunto marito (“Gone Again”) e a dedicarsi sempre più spesso a tematiche sociali di grande rilievo come l’invasione cinese del Tibet ed il Vietnam e a personaggi di grande spessore come Madre Teresa di Calcutta e Ho Chi Min cui dedica  l’album del 2000  “Gung Ho”. E’ del 2004 un disco inedito (“Trampin”) realizzato insieme al suo nuovo compagno in cui spicca il brano pacifista Radio Baghdad.
I temi e l’impegno sociale sembrano diventare per Patti Smith la canalizzazione di tutto il suo dolore e continua nel suo impegno umanitario anche negli anni più vicini quando sostiene il progetto a favore del microcredito  in Africa .

E’ dell’estate scorsa la notizia che l’autobiografia “Just Kids” in cui la stessa Patti Smith  racconta il punk newyorkese degli anni Settanta attraverso i  suoi occhi e quello del fotografo ed amico Robert Mapplethorpe, diventerà un film. Il libro, apprezzato dalla critica e premiato con il National Book Award  come migliore biografia, prenderà quindi vita nelle sale cinematografiche.

Un’altra forma di arte, quella del cinema, che Patti ha abbraccia nel suo percorso poliedrico in cui adora e segue ogni forma di arte: la musica, la poesia, la scrittura, il cinema e la fotografia. E proprio per celebrare la sua passione per la fotografia che a Hartford, nel Connecticut, il Wadsworth Atheneum Museum of Art ha inaugurato una mostra  dal titolo “Patti Smith: Camera Solo” dedicata proprio alla produzione fotografica della cantante e che chiuderà il prossimo 19 febbraio 2012: la mostra raccoglie 70 fotografie, un’installazione multimediale, un lavoro in video , molte delle sue famose Polaroid  e diversi  oggetti che sono, a loro volta, oggetto dei suoi scatti. Un viaggio nell’arte  e nell’animo della Smith.

Voglio lasciarvi con il testo e la musica del brano Radio Baghdad in cui Patti immagina una mamma che canta una ninna nanna al suo piccolo mentre dal cielo in terra irachena piovono bombe.
Una poesia trasformata in musica …

Non soffrire no

dell’afflizione del tuo vicino

non patire

la paralisi del tuo vicino

ma tendi la mano

tendi la mano

altrimenti svanirai nella città

e sarai solo una traccia

solo uno spettro dissolto

e la tua eredità

tutte le cose che conoscevi

scienza, matematica, pensiero

duramente indebolite

come sistemi di irrigazione

nelle vene stanche che si formano

dal Tigri e dall’Eufrate

nel regno della pace

tutto il mondo ruotava

tutto il mondo ruotava

in un cerchio perfetto

città di Baghdad

città di studiosi

umiltà empirica

centro del mondo

città in cenere

città di Baghdad

ruvida, altera

Oh, in Mesopotamia

la nobiltà scorreva profonda

profonda nelle vene

dei grandi fiumi

che formano la base

dell’Eden

e l’albero

l’albero della conoscenza

tendeva le braccia

verso il cielo

tutti i rami della conoscenza

tutti i rami della conoscenza

che cullano

cullano

la civiltà

nel regno della pace

tutto il mondo ruotava

in un cerchio perfetto

oh Baghdad

centro del mondo

città di ceneri

con le sue grandi moschee

che eruttano dalla bocca di dio

che sorgono dalle ceneri

come un uccello maculato

contro il cielo di mosaico

Oh, nuvole intorno

noi abbiamo creato lo zero

ma non significhiamo niente per voi

si direbbe che per voi

siamo solo una favola mistica

soltanto un ventre gonfio

che ha dato alla luce Sinbad, Sherazade

noi abbiamo dato alla luce

oh, oh, lo zero

il numero perfetto

abbiamo inventato lo zero

e per voi non significhiamo niente

I nostri figli corrono

per le strade

e voi avete mandato le vostre fiamme

le vostre stelle cadenti

sciocca e terrorizza

sciocca e terrorizza

come, come.. una specie di

colossal di guerrieri immaginari

del ventunesimo secolo

senza nessuna cavalleria, però

senza Bushido

 

Oh, il codice dell’Ovest

perduto da tempo

mai esistito

dov’è?

siete venuti, siete venuti

attraverso l’Occidente

annichilito un popolo

e siete venuti da noi

ma noi siamo più vecchi di voi

voi venite, voi volete

volete venire a depredare

la culla della civiltà

eppure leggete la Genesi

leggete dell’albero

leggete dell’albero

creato da dio

che levava i rami al cielo

ogni ramo della conoscenza

della culla della civiltà

 

Sulle rive del Tigri

e dell’Eufrate

oh, in Mesopotamia

la nobiltà scorreva profonda

il volto di Eva che si voltava

che cielo vide?

quale giardino sotto i suoi piedi?

quello che voi perforate

perforate

estraendo il sangue della terra

goccioline di petrolio per bracciali

piccoli gioielli

zaffiri

ne fate bracciali

intorno al vostro mondo

noi stiamo versando lacrime

rubini

li offriamo a voi

noi siamo solo

il vostro incubo da Mille e una Notte

abbiamo inventato lo zero

ma per voi non significhiamo niente

il vostro incubo arabo

 

città di stelle

città di studio

scienza

città di idee

città di luce

città

città di cenere

che il grande Califfo

attraversò a piedi

e i suoi piedi formarono un cerchio

e da quello venne costruita una città

una perfetta città di Baghdad

nel regno della pace

e tutto il mondo ruotava

e loro inventavano

e non significano niente per voi

niente per voi

niente

 

dormi

dormi figlio mio

dormi

e ti canterò una ninnananna

una ninnananna per la nostra città

una ninnananna per Baghdad

dormi

dormi figlio mio

dormi

dormi

dormi

corri

corri

corri!

corri!!!

 

avete mandato le vostre luci

le vostre bombe

le avete mandate sulla nostra città

sciocca e terrorizza

come un folle spettacolo tv

 

stanno depredando la culla

della civiltà

stanno depredando la culla

della civiltà

stanno depredando la culla

della civiltà

 

non soffrire

della paralisi del tuo vicino

non soffrire

ma tendi la mano.”.

 

VALENTINA COPPARONI

 

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