Processo Eternit: prescrizione o errore del PM Guariniello?

RIFLESSIONI A VOCE ALTA TRA DOLORE, RABBIA, DIRITTO DI DIFESA E DIFESA DEL DIRITTO.

di avv. Tommaso Rossi (Studio Legale Associato Rossi-Papa-Copparoni)

UnknownTra diritto e giustizia un Giudice deve scegliere IL DIRITTO“.
Lo sdegno per la sentenza della Cassazione che ha dichiarato prescritto il reato indicato come “disastro ambientale” (che di per sé non esiste nel nostro sistema penale) nel caso Eternit è ancora sulla bocca di tutti. Con l’annullamento della sentenza cade anche l’obbligo, per l’unico imputato, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, di provvedere immediatamente ai risarcimenti danni concessi come provvisionale in attesa dell’esatta quantificazione del danno in separata sede civile. Cosa che, si badi, si avrà- anche se con tempi molto più lunghi- anche nonostante la prescrizione del reato. Il reato è prescritto,ma la condotta integrante fatto illecito è in ogni caso stata accertata e  il conseguente diritto civilistico al risarcimento del danno non è prescritto.

Immediate le strumentalizzazioni e banalizzazioni di politica e opinione pubblica, tra ignoranza delle normative e supina propensione a seguire l’opinione dei più.

Le sentenze di primo e secondo grado erano state considerate storiche perché – per la prima volta nella giurisprudenza italiana – hanno considerato un disastro ambientale come la volontaria aggressione alla salute dei lavoratori e di chiunque sia entrato in contatto con quelle polveri sottili prodotte per anni dagli stabilimenti Eternit ed entrate nelle case di migliaia di persone.

Sembrava una gran vittoria del Pubblico Ministero Raffaele Guariniello e della Procura di Torino. Sembrava una vittoria per le vittime e per la giustizia italiana.

Era, invece, una presa in giro. Una vittoria di Pirro che rendeva omaggio ad un processo nato-morto.

Era, e adesso lo si vede, un enorme sbaglio del PM Guariniello creare un mega processo per accertare un reato come il disastro ambientale e omissione di cautele nei luoghi di lavoro, e stabilire che la permanenza del reato perdurasse anche oltre la chiusura degli impianti, ancorando la stessa alla realizzazione degli eventi. Un reato a condotta istantanea ma a evento perdurante. Una sorta di mostro giuridico che di fatto impedisce il decorso della prescrizione perché fa perdurare il reato anche quando è completamente cessata la condotta del colpevole.

Ora, in fretta e furia, il Pm Guariniello proprio il giorno dopo la sentenza della Cassazione, chiude le indagini preliminari che duravano da anni dell’inchiesta c.d. “Eternit-bis”, dove l’imputazione diventa ora omicidio volontario per le centinaia di persone morte per colpa del terribile, silenzioso amianto. E dove si aggirano i problemi legati alla prescrizione.

La reazione della gente è stata comprensibile, giusta umanamente, ma il colpevole individuato è sbagliato. La prescrizione non è il mostro che ha ucciso questo processo.

Gli errori della Procura hanno impedito di fare giustizia. Si è scelta la strada più facile da accertare. Per le morti tutto è più complicato, riferire l’evento alle polveri di amianto non sarà facile, ma grazie agli studi epidemiologici e ad accertamenti stringenti ciò si poteva fare. Si è scelto di puntare su reati forse più facili da accertare, ma che già erano prescritti al momento dell’inizio dell’indagine stessa.

La Corte di Cassazione ha diffuso il giorno dopo la sentenza un comunicato stampa poi ribattuto da molti giornali: “con riferimento al processo Eternit, celebrato il 19 novembre 2014, la Corte di Cassazione precisa che oggetto del giudizio era esclusivamente l’esistenza o meno del disastro ambientale, la cui sussistenza è stata affermata dalla Corte, che ha dovuto, però, prendere atto dell’avvenuta prescrizione del reato essendosi l’evento consumato con la chiusura degli stabilimenti Eternit, avvenuta nel 1986, data dalla quale ha iniziato a decorrere il termine di prescrizione. Non erano, quindi, oggetto del giudizio i singoli episodi di morti e patologie sopravvenute, dei quali la Corte non si è occupata” (Fonte: torino.repubblica.it).

Non è colpa della lunghezza dei processi, dunque. I correttivi che il buon Renzi, cavalcando la rabbia popolare, si è subito premunito di indicare come la panacea di ogni male. Qui non c’entra la lunghezza del processo, ma la poca lungimiranza di chi quel processo l’ha imbastito.

La prescrizione impedisce anche che molti cittadini normali vengano processato anni dopo il presunto fatto. Consente loro di difendersi meglio e si ricollega anche alla finalità rieducativa della pena prevista dalla nostra Costituzione, laddove impedisce che un soggetto dichiarato colpevole troppo tempo dopo i fatti si trovi a dover espiare una pena quando ormai le esigenze soggettive di rieducazione possono essere mutate profondamente.

Il sito Diritto Penale Contemporaneo ha pubblicato gli appunti utilizzati dal Cons. Francesco Iacoviello, Sostituto Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, per la requisitoria: ritengo molto opportuno leggerli per farsi un’idea del ragionamento seguito dal Procuratore Generale.

Bisogna avere il coraggio di dire le cose, e non nascondersi dietro la gonna della politica e del qualunquismo che gridano sempre allo scandalo o al complotto ai danni dei più deboli.

Mi viene in mente il Caso Cucchi, altro recente episodio di cattiva giustizia. Ma la cattiva giustizia non è sempre- come vien fatto credere- figlia di un Giudice stolto o asservito al potente, e sorella di leggi da riformare urgentemente con decreti emozional-legislativi.

La Cattiva giustizia spesso è figlia di cattivi magistrati che, insieme a cattivi operatori di polizia giudiziaria e consulenti tecnici, sbagliano a fare le indagini e a costruire- a volte per la fretta di dare in pasto all’opinione pubblica una risposta veloce contro il colpevole presunto- quell’impianto accusatorio che poi sarà vagliato nel processo.

Le parole del Procuratore Generale Iacoviello, tratte dagli appunti della requisitoria pronunciata avanti alla Cassazione chiamata a decidere le sorti del processo Eternit, sono illuminanti ed emozionanti.

Un brivido lungo la schiena di chi ama questo lavoro e cerca di farlo seriamente, inseguendo sempre la giustizia.

“La prescrizione non risponde ad esigenza di giustizia sociale ma stiamo attenti a non piegare il diritto alla giustizia sostanziale; il diritto costituisce un precedente.

Piegare il diritto alla giustizia oggi può fare giustizia ma è un precedente che domani produrrà mille ingiustizie.

E’ per questo che gli anglosassoni dicono “hard cases make bad law”: I casi difficili producono cattive regole (cioè cattivi precedenti).

Il giudice deve sempre tentare di calare la giustizia nel diritto se è convinto della colpevolezza deve sempre cercare di punire un criminale miliardario che non ha neppure un segno di umanità e -prima ancora di rispetto- per le sue vittime;

ma ci sono dei momenti in cui diritto e giustizia vanno da parti opposte.

E’ naturale che le parti offese scelgano la strada della giustizia, ma quando il giudice è posto di fronte alla scelta drammatica tra diritto e giustizia non ha alternativa.

un giudice sottoposto alla legge tra diritto e giustizia deve scegliere

il diritto””.

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