Le “Pietre d’inciampo” ad Ancona

PER NON DIMENTICARE L’OLOCAUSTO

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Foto di Silvia Breschi

Una terza pietra è stata posta in corso Amendola, al civico 51, davanti all’abitazione di Ferruccio Ascoli, giornalista e direttore della redazione del Corriere Adriatico nel 1932. Fu arrestato a Serrapetrona (MC) e deportato nel campo di sterminio di Auschwitz.

L’espressione “inciampo” deve intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale. Lo scopo della “Stolpestein, con le le loro stringate note informative, è spingere con forza chi passa, così come gli attuali abitanti della casa dove visse la vittima dell’Olocausto, a ricordare quanto accaduto in quel luogo e in quella determinata data, intrecciando continuamente il passato e il presente, la memoria e l’attualità. Insomma: restituire la dignità di individuo, di essere umano, dipersona, a chi la diabolica macchina di sterminio nazista voleva ridurre a un mero numero. L’iniziativa, originalissima nella sua efficacia divulgativa, è stata lanciata tedesco Gunter Demnig a Colonia nel 1995. E da allora ne ha fatta di strada. Pietra dopo pietra, si è formato un ideale mosaico, una straordinaria mappa della memoria frutto dell’installazione di oltre 56,000 (l’ultima a Torino) un po’ in turra Europa: Germania, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Norvegia, Italia, Francia, Spagna, Svizzera, Grecia, Ucraina, Slovenia, Croazia, Romania ed Russia.

Invitato per la prima volta in Italia nel 2010, Gunter Demnig ha consentito al nostro paese di entrare a fare parte di questa grande circuitazione internazionale di un dovere etico e morale: non dimenticare mai la tragedia dell’olocausto.

Gli “stolpersteine” sono finanziati da sottoscrizioni private, il costo di ognuno, compresa l’installazione, è di 120.000 euro.

A Roma, presso la Biblioteca della Casa della Memoria e della Storia è attivo uno “sportello” (casadellamemoria@bibliotechediroma.it – tel. 0645460501) curato da Liliana Bilello e Elisa Guida. A loro possono rivolgersi quanti intendono ricordare familiari o amici deportati attraverso la collocazione di uno “stolperstain” davanti ad una abitazione o a un luogo legato legato alla vittima.

(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

 

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