La solita Dakar di sangue:nella prima tappa muore il pilota argentino Boero

MAR DE LA PLATA, 2 GENNAIO ’12 – Anche quest’anno, come oramai da quattro a questa parte, la Dakar, celebre gara rally che si corre ogni anno, si svolge in America Latina. La prima tappa della 33/a edizione , in Argentina, prevedeva un tragitto fra Mar de la Plata e Santa Rosa della Plata. Purtroppo la corsa è cominciata in tragedia e con un gravissimo incidente che è costato la vita al motociclista argentino Jorge Martinez Boero, 38 anni, che partecipava per la seconda volta alla competizione.
Boero aveva percorso sulla sua Beta RR 450 circa 55 chilometri e ne mancavano pochi per il primo traguardo quando, dopo una brutta caduta, è volato al suolo riportando ferite al torace e alla testa sbattendo, pare, contro un tombino. Il motociclista è stato immediatamente trasportato in elicottero all’ospedale di Mar de La Plata ma i medici non sono riusciti a rianimarlo ed è deceduto durante il trasporto dopo aver avuto un arresto cardiaco.
Lo scorso anno il pilota argentino si era ritirato a causa di un altro incidente accadutogli in Cile quando era finito in un precipizio, ma aveva deciso d’insistere e riprovare anche per onorare la memoria di suo padre, anche lui ex pilota denominato ‘ El Gaucho’. A quanto riferito dai suoi amici, a quella gara ci teneva proprio tanto, come d’altronde s’intuisce dall’ultimo post lasciato su twitter, dove, dopo aver ringraziato per i vari auguri, si diceva ‘ pronto a tutto’ e ribadiva che ‘ ciò che non ti uccide, ti rafforza’. Purtroppo la sfortuna lo aspettava su quella strada che tanto lo affascinava.
La Dakar (si chiamava Parigi- Dakar quando si correva fra la Francia e il Senegal per poi mantenere il nome della seconda capitale), ha sempre lasciato vittime sul percorso e negli anni sono decedute 57 persone fra piloti, copiloti e spettatori del rally che ogni anno è seguitissimo. Quest’anno i veicoli partecipanti fra auto, moto, quad e camion sono 443 che dovranno percorrere una distanza di 8.373 chilometri ( di cui 4.406 di prove speciali fra dune ed insidie ) e l’arrivo è previsto il 15 gennaio a Lima, in Perù. Da sempre suscita un fascino particolare per gli amanti del rally e il parteciparvi per molti è ben più di un vanto. Sta di fatto che ogni anno lungo il tragitto si contano le vittime e da sempre in molti chiedono che la storica gara sia sospesa definitivamente.

ANDREA DATTILO

 

D: I partecipanti alla competizione, sono evidentemente appassionati del rally: è possibile che la Dakar sia definitivamente fermata a causa della sua pericolosità e chi potrebbe farlo?

R: Potrebbero farlo solo gli Stati in cui si corre. La Dakar è organizzata da una società privata e non appartiene ad un circuito mondiale coma la FIFA o il CIO etc., che potrebbe sempre decidere di spostare semplicemente la “sede” di svolgimento delle gare, come già fatto peraltro.

D: Probabilmente i piloti prima di partire devono firmare una liberatoria, ma è possibile parlare di responsabilità degli organizzatori ( anche visto che la gara si svolge su un tragitto volutamente accidentato ) ?

R: Chi pratica competizioni sportive pericolose o sport di per sé violenti è giustificato in caso di lesioni o morte causate ad un altro partecipante, purché la sua condotta rientri nelle regole del gioco e non oltrepassi la soglia del rischio consentito. E’ il caso, per esempio, del pilota che ha causato la morte del povero Simoncelli.

Discorso simile vale per gli organizzatori di eventi sportivi pericolosi. La responsabilità sussiste solo quando per problemi strutturali, organizzativi, di sicurezza garantita, insomma per qualche genere di condotta colposa, si sia contribuito a causare l’evento. Il giudice, dunque, dovrà fare un ragionamento controfattuale per verificare se, ipotizzando una condotta diversa e corrispondente a quella ideale da parte degli organizzatori, la morte si sarebbe prodotta ugualmente o no.

AVV.TOMMASO ROSSI

 

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