Intervista esclusiva al giornalista Francisco Toro sulle carceri venezuelane

VENEZUELA, 16 giugno ’13 – Dopo la rivolta avvenuta nel gennaio scorso nel carcere di Uribana ( nello stato nord occidentale di Lara), dove sono morte 58 persone, abbiamo deciso di approfondire il caso intervistando il giornalista e blogger venezuelano Francisco Toro, il quale si occupa di questi temi nel suo blog caracaschronicles.com.

La rivolta di Uribana sarebbe scoppiata a causa di un intervento dell’esercito volto a disarmare i detenuti. Questo intervento è finito in una sanguinolenta rivolta, una guerriglia tra esercito e detenuti in cui 58 persone ( tra cui anche una guardia e due pastori evangelici) hanno perso la vita e 120 sono rimaste ferite.

Qual è la situazione del carcere di Uribana?

La situazione di Uribana non è nuova. E’ dal Marzo dello scorso anno che accadono queste cose. Il Venezuela ha già ricevuto una serie di ingiunzioni da parte della Corte Interamericana dei Diritti Umani nel corso del 2007, proprio per la mala amministrazione del sistema carcerario. Infatti, i trattati internazionali sui diritti umani come l’OEAS, una volta ratificati dal Venezuela, acquisiscono il rango costituzionale.

Nel tuo articolo uscito nel New York Times circa un anno fa (2 Marzo 2012), parlavi dei “gladiatori venezuelani”. Puoi spiegarci meglio qual è il sistema vigente all’interno delle carceri venezuelane?

Nel 2003-2004 è iniziato il cosiddetto sistema dei “Pranes” , capi di bande avversarie che controllano le carceri. Se c’è un solo “Pran” controllante, il carcere è tranquillo (come quello di Margarita ad esempio), mentre , quando vi sono più “pranes” a contendersi il potere, le faide possono concludersi in combattimenti sanguinolenti, come è avvenuto nel carcere di Uribana.

E le guardie?

Per timore non entrano nel carcere. Rimangono all’esterno, nel perimetro. E’ molto difficile controllare la struttura penitenziaria poiché non vi sono celle con un numero limitato di detenuti, ma spazi aperti, dormitori. Oltre al notorio problema del sovraffollamento.  Basti pensare che nel carcere di la Planta, non si possono quantificare le evasioni poiché è impossibile certificare il numero di detenuti.

C’è un interessante documentario dove il giornalista è riuscito a fare delle riprese all’interno di un carcere http://www.dailymotion.com/video/xtjiwd_extreme-world-venezuela_news#.UQaf50pU4zM . E’ difficile che un giornalista riesca ad entrare all’interno del carcere, è molto pericoloso. Inoltre consiglio la visione della serie animata di Luigi Galfo, artista ed ex detenuto, che rappresenta la situazione nelle carceri venezuelane.

Che tipo di detenuti ci sono in carcere ?

Questo è un punto molto importante. C’è moltissima violenza in Venezuela, tuttavia, insieme ai criminali sono rinchiusi all’interno del carcere anche i processados , ovvero coloro che attendono di essere processati. Il collasso del sistema penitenziario parte infatti dai i tribunali:  gli operatori della giustizia non sono sufficienti per cui, quando viene presa una persona in flagranza viene portata in carcere finché non inizierà il processo e spesso finisce che queste persone passino dentro molti anni in attesa della sentenza. C’è gente che passa più tempo in carcere ad attendere il processo che a scontare la pena.

Infine ci sono casi in cui il giudice firma il decreto di rilascio , ma il detenuto deve pagare qualcuno che gli consegni materialmente il decreto. Pertanto, coloro che non hanno i soldi, passeranno più tempo in carcere perché non riescono ad entrare nel possesso di questo decreto che li farebbe uscire.

In Venezuela c’è la pena di morte?

No, non c’è la pena di morte né l’ergastolo . La pena massima  è di 30 anni. Vi sono molti casi in cui i processi vengono archiviati sulla base di cavilli tecnici, pertanto non arriveranno mai a sentenza.

Direi che ciò che manca in Venezuela è il cosiddetto due process of law , la legalità del processo. Fino al 1998, addirittura, il codice penale prevedeva che una confessione bastasse a condannare l’imputato, perciò la polizia usava spesso la forza per strappare le confessioni agli indagati.

Il Governo Chavez ha istituito il Ministero del servizio penitenziario, mettendo a capo Iris Varela.  Quali sono state le misure adottate da questo Ministero per migliorare la situazione carceraria?

Nessuna che io sappia. Di fatto, Iris Varela è una personalità fortemente mediatica senza particolare esperienza o competenza nel settore penitenziario. Basti pensare che durante lo scorso anno, c’è stata una vera e propria guerriglia armata di un mese e mezzo tra l’esercito e i detenuti del carcere.

La violenza generalmente deriva dalla povertà. Qual è la situazione economica?

A mio avviso, sotto il governo Chavez, ciò che è venuto a mancare è lo stato di diritto. Le condizioni economiche invece sono migliorate notevolmente. Il Venezuela è grandissimo produttore di petrolio, la nostra economia si basa prevalentemente su quello. Il livello occupazionale e gli standard di vita sono migliorati sotto Chavez, tuttavia c’è ancora moltissima violenza. Pensate che solo l’anno scorso vi sono stati 3 mila omicidi a Caracas e durante tutto l’anno, la criminalità venezuelana ha prodotto più vittime della guerra in Syria.

Quali sono i reati maggiormente diffusi?

Crimini di strada. Furto, spaccio, violenze e rapimenti. C’è un enorme problema di rapimenti. Inoltre, il Venezuela è coinvolto nel traffico internazionale di droga, (cocaina).

Come avviene il traffico internazionale di cocaina?  

La cocaina arriva dalla Colombia e passa per il Venezuela ( la parte sud-est) fino al Messico, per poi raggiungere gli Stati Uniti. Generalmente questi traffici avvengono per via aerea. Un’altra rotta del traffico è quella che arriva nell’Africa occidentale per poi raggiungere l’Europa. Questi voli avvengono con piccoli aerei privati che partono da aeroporti informali. A volte vengono ritrovati i resti di qualche jet venezuelano nel deserto del Mali.  Purtroppo l’esercito è connivente: viene pagato direttamente in cocaina dai trafficanti, cocaina che verrà rivenduta alle gang di strada nelle città.

E’ pericoloso per un giornalista parlare di queste cose in Venezuela? C’è da temere una querela o per la propria vita?

Non saprei dire. La libertà di stampa è ovviamente legata alle alleanze ideologiche governative. E’ già difficile avere accesso alle informazioni per un giornalista. In qualità di blogger e scrittore ho molta meno risonanza poiché ciò che il governo teme maggiormente sono i mass media come tv e radio, quelli che arrivano al popolo. Ad ogni modo, parlare di traffico di droga, di carceri e di esercito è sempre rischioso. Ci sono 20.000 omicidi all’anno in Venezuela.

 

CLARISSA MARACCI 

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