Il virus Ebola sempre più aggressivo

CONTINUA L’ALLARME EBOLA:L’ANALISI

del dottor Giorgio Rossi

imagesL’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato in questi giorni che l’epidemia di Ebola che ha colpito l’Africa Occidentale sta assumendo caratteristiche di seria preoccupazione forse non prevista nel marzo scorso, data d’inizio del contagio, in relazioni alle passate epidemie che avevano avuto una risoluzione più rapida tanto da definirla come la più grave che si sia avuto da almeno 40 anni. Non bisogna dimenticare che fin’ora gli esperti hanno sempre definito Ebola un virus ad alta mortalità, ma a limitata diffusibilità. Questa volta, però, il virus si sta dimostrando molto più aggressivo. Alla data del 29 Agosto le persone colpite dalla febbre emorragica erano 3.069 e i decessi 1.552 con un incremento negli ultimi 21 giorni del 40%. Questi dati potrebbero essere anche sottostimati in quanto le autorità sanitarie locali denunciano il caso solo dopo il sicuro risultato di laboratorio che evidenzia la presenza del virus, anche se il quadro clinico della vittima non lascerebbe dubbi sulla natura della malattia. L’OMS ha anche fatto sapere che l’infezione potrebbe coinvolgere fino a 20 mila persone prima che il virus venga messo sotto controllo.

Per quanto riguarda i casi registrati nella Repubblica Democratica del Congo ( Africa Centrale), interpretati inizialmente come diffusione dell’epidemia dai Paesi colpiti dell’Africa Occidentale ( Sierra Leone, Guinea, Liberia, Nigeria), l’OMS, dopo specifiche indagini di laboratorio, ha invece affermato che il virus Ebola del Congo è del tipo Zaire diverso da quello dell’Africa Occidentale ed è endemico in quella area geografica ove in passato ha già causato diverse epidemie. Attualmente si contano 53 persone colpite di cui 13 decedute.

Anche il Consiglio Europeo nel vertice Ue tenuto a Bruxelles il 30 agosto ha stilato una bozza per lo stanziamento di fondi supplementari messi a disposizione dai Paesi membri per fornire ulteriori risorse finanziarie ed umane per aiutare le popolazioni coinvolte e per rispondere al crescente bisogno di esperti sul campo. Inoltre il Consiglio ha lanciato un appello a non isolare i Paesi colpiti esercitando i necessari controlli e seguendo le raccomandazioni dell’OMS. Contemporaneamente il commissario Ue alla Salute ha rassicurato i cittadini europei con un comunicato nel quale sostiene che il rischio che Ebola arrivi sul territorio europeo è estremamente basso , che l’Unione europea ha uno standard sanitario, anche sulla prevenzione, molto elevato e che comunque, nell’improbabile caso che il contagio arrivi, l’Europa è pronta.

Per quanto riguarda il nostro Paese, l’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, tramite i suoi esperti, afferma che l’Italia non corre rischi concreti di diffusione sul territorio nazionale del virus Ebola, ciò non toglie che non bisogna abbassare la guardia. L’Italia è anche impegnata in prima linea nella lotta contro l’epidemia, partecipando a un progetto dell’Unione europea che fin da marzo su richiesta dell’Oms, ha istallato un laboratorio mobile in Guinea impegnato nel continuo monitoraggio dell’epidemia attraverso l’identificazione e l’isolamento delle persone infette, la ricerca dei contatti e la riammissione nella comunità dei guariti.

Nel versante della ricerca un team di studiosi guidato dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) e dalla Harvard University, negli USA, ha pubblicato sulla rivista Science un interessante studio riguardante il virus Ebola. Gli scienziati hanno analizzato 99 genomi (patrimonio genetico) del virus Ebola raccolti da 78 persone infettate in Sierra Leone nelle prime 24 ore di diffusione del virus, arrivando alla conclusione che il genoma del virus 2014 ha subito oltre 300 mutazioni genetiche che lo rendono molto diverso da quello di epidemie precedenti. Ciò spiegherebbe la maggiore aggressività dimostrata attualmente e implicherebbe anche una maggiore difficoltà nel preparare vaccini e farmaci specifici.

Sul fronte terapeutico buone notizie da Zmapp, il cocktail di anticorpi monoclonali di cui abbiamo già parlato su questa rubrica in precedenza che ha contribuito alla guarigione dei due operatori sanitari statunitensi. Secondo un report pubblicato dalla Public Health Agency of Canada sulla rivista Nature, Zmapp avrebbe dimostrato un’efficacia del 100% nella cura di 18 scimmie infettate da dosi letali di virus Ebola che sono tutte guarite; un gruppo di controllo costituito da 3 scimmie della stessa razza a cui non è stato somministrato il cocktail sono tutte decedute. L’ Azienda produttrice di Zmapp, la Mapp Biopharmaceutical Inc. di San Diego , California, sta apprestando un analogo cocktail per il virus Ebola tipo Zaire, quello isolato in Congo,ed inoltre sta apprestando una produzione su larga scala del suo farmaco.

Il National Institute of Health statunitense inizierà la prossima settimana una sperimentazione sull’uomo di un vaccino contro Ebola.

Il maggior sforzo che i Paesi più evoluti sono chiamati a svolgere, resta, comunque, quello di aiutare le autorità locali a debellare la ritrosia e il sospetto con cui queste epidemie sono vissute dalle popolazioni locali affinché vengano accettate tutte le linee guida indicate dall’OMS per contribuire a monitorare attentamente l’evoluzione dell’infezione.

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