Fante di Morelli, iniqua punizione

ANCONA, ODISSEA D’UNA BELLA STATUA

XFED foto Fante di MorellI– ANCONA – di Giampaolo Milzi – Punito ingiustamente. Condannato dal tribunale speciale della miopia culturale a fare la guardia al parcheggio della facoltà di Economia dell’Univpm di Ancona. Relegato in un angolo, qualcosa di cui vergognarsi. “Il Fante” scolpito nel 1929 dallo scultore Vittorio Morelli meriterebbe ben altro, una collocazione tale da consentirne la piena visibilità pubblica. La sentenza di questa sorta di “damnatio memoriae” risale al 2009, quando dopo quasi 20 anni di degradante odissea (per lo più un soggiorno nella sede “Saracini” dell’84° Battaglione Fanteria di Falconara) la preziosa scultura – orginariamente al centro di un’esedra sotto un’arcata del cortile della caserma Villarey – fu ritrovata in un deposito del sito tra rifiuti e residui di cantiere. Il cantiere che ad inizio anni ’90 aveva riconvertito Villarey nella facoltà di Economia, distruggendo l’esedra monumentale ai caduti della prima Guerra mondiale e delle prime campagne d’Africa. Recuperata l’opera d’arte di Morelli, la memoria storica avrebbe preteso che fosse risistemata nel cortile della stessa facoltà. Ma i vertici d’ateneo decisero che “la sua presenza lì in bella vista, in qualità di simbolo di guerra, sarebbe stata inopportuna, latrice di un messaggio negativo agli studenti”. Roba da non credere. Come se quel Fante, dallo sguardo fiero ma triste, non stesse a simboleggiare il sacrificio di sangue che centinaia di migliaia di soldati italiani tributarono (i più a malincuore) per dovere civico. A ricordare i morti, i feriti, i mutilati, gli impazziti, i prigionieri. E i fucilati, spesso innocenti, tramite decimazione, perché travolti dall’orrore del fronte si rifiutarono di imbracciare le armi anelando la pace, protestarono contro quella che Papa Benedetto XV bollava come “l’inutile strage”. Oggi, basterebbe una marcetta di pochi metri per restituire al Fante di Morelli una doverosa valorizzazione. Per trasferirlo nella Polveriera ristrutturata al Cardeto, dove sono in atto gli eventi per il centenario dello scoppio della Grande Guerra. Servirebbe una richiesta del Comune all’Università. Sarebbe un atto di pace, cultura e civiltà.

(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

 

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