Ebola, finita la psicosi è il momento di analizzare i dati

A POCHI GIORNI DALLA PRIMA CONFERENZA MONDIALE SULLA SALUTE IN AFRICA

del dottor Giorgio Rossi

imagesDa qualche settimana i media non parlano più di Ebola; risoltosi fortunatamente al meglio i casi verificati nei Paesi occidentali,scemata la psicosi, dell’infezione che sembrava sul punto di una diffusione planetaria, sembra ora rimasto solo un lontano ricordo.

In realtà, anche se si incominciano ad intravedere iniziali segni di miglioramento, l’infezione nei Paesi dell’Africa occidentale è ancora attiva .

Il bollettino del 12 Novembre 2014 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riporta che alla data del 9 Novembre si sono verificati un totale di 14098 casi di malattia da virus Ebola riguardanti la Guinea, Liberia, Mali, Sierra Leone e comprensivi anche dei casi esportati in Spagna e USA e di di quelli verificatesi in Nigeria e Senegal che alla data sopra indicata sono ormai dichiarati Ebola free. Sempre alla stessa data le morti totali registrate sono state 5160. I dati dimostrano che l’incidenza non è più in aumento in tutto il territorio nazionale della Guinea e della Liberia, mentre è ancora in forte ascesa in Sierra Leone. Nei 3 Paesi (Guinea, Liberia, Sierra Leone) maggiormente colpiti sono state intensificate tutte le procedure per contenere la malattia includendo l’isolamento e la cura delle persone colpite, l’identificazione di tutti i loro contatti avuti e un particolare riguardo è stato rivolto verso le pratiche di sepoltura per i morti per Ebola affinché fossero condotte in assoluta sicurezza senza diffusione del contagio attraverso l’addestramento di 140 team distribuite sui vari territori che hanno provveduto a più di 4400 funerali. Diciannove dei 53 Centri programmati per il trattamento di Ebola sono stati aperti e sono funzionanti; inoltre sono funzionanti 53 centri di raccolta di campioni biologici ( sangue, urine, ecc.) i quali entro 24 ore sono in grado di raggiungere i laboratori di riferimento per l’accertamento della diagnosi.

Stanno anche affiorando dei dati collaterali, come il fatto che, evidenziato dagli esperti, nei prossimi mesi un parto su sette nei Paesi africani colpiti dal virus potrebbero portare alla morte della mamma, fino a 120 mila donne la cifra stimata, a causa dei servizi sanitari sopraffatti dall’epidemia e dalla paura, specie per effettuare parti cesari.

Allarmanti anche i dati economici che stanno uscendo riguardanti quei Paesi; La Banca Mondiale ha valutato un impatto sull’economia della Guinea, Sierra Leone e Liberia di caduta del Pil di 359milioni di dollari nel 2015 equivalente al 12% in meno rispetto a quello del 2013.

Dal 24 al 26 Novembre a Nairobi (Kenya) si terrà la prima Conferenza Internazionale AMREF (African Medical and Research Foudation) in collaborazione con l’OMS con tema principale Ebola come ultimo richiamo al mondo sull’arretratezza dei sistemi sanitari e sulla crisi del personale. Infatti se confrontiamo i sistemi sanitari dei Paesi in cui si sono avute morti per Ebola in quest’ultima epidemia, riscontriamo che in Spagna i medici sono 370 ogni 100mila abitanti, in USA 245, in Guinea poco più di due, in Liberia più di uno e in Sierra Leone 1. Inoltre, l’OMS stima che la Liberia avrebbe bisogno di circa 3.000 posti letto per trattamenti di Ebola, mentre la sua capacità attuale è di soli 620.

AMREF, sulla base dell’esperienza maturata durante le precedenti epidemie di Ebola in Uganda nel 2000 e nel 2012, sta supportando i Ministeri della Salute e gli operatori nelle seguenti aree di intervento : implementazione di piani di emergenza verso i Ministeri della Salute,sorveglianza dei confini, formazione su prevenzione e controllo delle infezioni, controllo dell’epidemia attraverso diagnosi precoci, isolamento e trattamento delle persone colpite, manipolazione sicura dei fluidi biologici e dei corpi delle vittime, assistenza psicologica ai sopravvissuti all’Ebola e ai loro parenti.

Il Paese al mondo che ha maggiormente contribuito alla lotta contro Ebola è stato Cuba; lo ha riportato il New York Times con un editoriale apparso il 19 ottobre scorso e poi confermato dall’OMS qualche giorno fa. Infatti ha inviato il contingente più massiccio di medici, infermieri e specialisti nell’Africa occidentale: oltre 400 in totale, di cui 165 in Sierra Leoni e altri 269 tra Liberia e Guinea. La sanità dell’isola caraibica è universalmente riconosciuta come di ottima qualità, inoltre particolarmente preparate per le emergenze sanitarie. L’editoriale del quotidiano newyorchese punta un po’ il dito contro gli Stati Uniti chiedendosi se l’embargo presente dopo la Rivoluzione Castrista nel 1959 abbia ancora senso soprattutto durante una tale emergenza, potendo costituire un impedimento per Cuba per la sua azione di supporto contro Ebola per l’approvvigionamento di materiale sanitario; inoltre sollecita una collaborazione tra i due stati indicando anche uno specifico settore: nel caso in cui un sanitario cubano dovesse cadere ammalato, gli USA potrebbero mettere a disposizione i loro aerei militari predisposti al trasporto di persone infette, già presenti in Africa Occidentale, cosa di cui Cuba ne è sprovvista dati gli altissimi costi di gestione e considerando che nessuna compagnia aerea sarebbe disponuibile. Sempre l’editoriale riporta che lo stesso Fidel Castro, con un comunicato apparso sul quotidiano dell’Avana “ Granma”, ha auspicato che Stati Uniti e Cuba mettano da parte le loro divergenze, almeno temporaneamente, per combattere insieme un tale mortale flagello.

Buone notizie provengono dal fronte del vaccino. La sperimentazione di fase 1( verifica effetti indesiderati) in atto in Usa e UK sta dando buoni risultati non essendosi verificati importanti effetti collaterali sui i volontari testati. Pertanto a gennaio si passerà alla fase 2 per verificare l’efficacia sui malati e ai primi del 2016 potrebbe essere disponibile. In questo campo l’Italia si trova in prima linea dato che il merito di aver sviluppato il vaccino anti-Ebola spetta alla Okairos una azienda di biotecnologie con sede a Napoli con i suoi laboratori di ricerche nell’ambito del Ceinge ( Centro Ingegneria Genetica) centro di ricerche di eccellenza nato nel 1984 come società consortile integralmente pubblica e senza fine di lucro costituita da Regione Campania , Provincia di Napoli, Comune di Napoli, Camera di Commercio di Napoli e dell’Università Federico II di Napoli. Al suo interno ospita 16 diversi laboratori ed alcune piccole e medie imprese attive in campo scientifico e biomedico. Tra queste Okairos azienda leader nella produzione di vaccini di ultima generazione, acquisita lo scorso anno dalla multinazionale GlaxoSmithKleine (Gsk).Il vaccino è nato da una idea dei ricercatori dell’Okairos, 30 tutti napoletani, i quali sono partiti dall’adenovirus delle scimmie , un agente patogeno innocuo per l’uomo, che è stato ingegnerizzato per contenere una proteina del virus Ebola. Oggi Okairos ha il suo centro di produzione dei vaccini a Pomezia, dove ha fondato una joint venture con l’Irbm Science Park di Pomezia per lo sviluppo e produzione del vaccino in grado di fornirne migliaia di dosi entro il 2015 per la sperimentazione e centinaia di migliaia entro 2016 per la cura sempre che risulti efficacie per l’uomo ( finora lo è stato solo per la scimmia).

In Italia continua l’allerta; è partita in questi giorni l’iniziativa del Ministero della Salute per informare i cittadini attraverso il numero verde 1500 a disposizione con personale appositamente formato per dare tutte le informazioni che saranno richiesta dai cittadini sul virus Ebola. Inoltre il Ministro ribadisce che in Italia non ci sono stati casi di Ebola, neanche di importazione e che comunque tutte le procedure necessarie per affrontare eventuali criticità sono state da tempo attivate .

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