Donne: le grandi “assenti” del mondo scientifico?

RIFLESSIONI IN OCCASIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE DONNE E RAGAZZE NELLA SCIENZA

di Dott.ssa LAURA FRANCESCHI (Scienze e Tecnologie dell’ambiente e del territorio Università Bicocca di Milano)

donne-nella-scienza-bisGli stereotipi di genere sono radicati da secoli nella società e ci vorrebbero indurre a credere che gli uomini siano naturalmente più portati per le discipline STEM (acronimo inglese di Science, Technology, Engineering and Mathematics).

Verità o pregiudizio?

Questa falsa credenza sembrerebbe persino trovare riscontro nella superficiale lettura dei dati proprio relativa al conseguimento della laurea in tali campi. Infatti, secondo l’ISTAT, solo una donna su sei possiede una laurea in ambito scientifico-tecnologico, mentre tale rapporto sale a uno su tre se si fa la stessa indagine sulla popolazione di genere maschile.

Fin da subito è bene sottolineare che le cifre citate non giustificano nessuna “predisposizione naturale”, anzi sottolineano un problema di stimoli. Per lungo tempo, infatti, le donne hanno avuto grandi difficoltà ad essere ammesse all’interno dei sistemi d’istruzione e quello scientifico è stato sicuramente uno dei campi nel quale la loro inclusione è stata più difficoltosa. Tuttavia è bene sottolineare che importanti figure femminili sono sempre esistite è solo che, talvolta, non sono note loro storie, ai loro danni è avvenuta una sorta di “damnatio memoriae” che le ha condannate all’anonimato.

Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza

In occasione dell’11 Febbraio, ossia la Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza, la redazione di “Fatto&Diritto” vorrebbe restituire loro almeno un pochino di quella fama di cui non hanno potuto godere riportandone qui la vita e i traguardi scientifici:

  • Tapputi Belatekallim (1200 a.C.) – o semplicemente Tapputi- è considerata il primo chimico della storia. Una tavoletta con incisioni cuneiformi, che riporta il suo nome e quello della sua aiutante (Ninu), attesta la sua abilità nella creazione di profumi e la sua capacità nell’utilizzo delle tecniche di distillazione. Era così brava da riuscire a conquistare un posto nella corte del re; infatti, lo stesso appellativo “Belatekallim” significava “sovrintendente donna di palazzo”.

  • Ipazia di Alessandria (370 d.C) è considerata la “donna più sapiente dell’antichità” eppure quasi nessuno la conosce. Ipazia venne avviata dal padre, Teone di Alessandria, allo studio della matematica, della geometria e dell’astronomia e divenne divulgatrice proprio di tali discipline. Oggi nulla è giunto delle opere di Ipazia; eppure, gli storici sono concordi su una sua prolifica attività. Si pensa, infatti, che abbia redatto molti libri di matematica, astronomia e condotto degli studi di meccanica e tecnologia. Le fonti dell’epoca parlano tutte di una morte tragica e prematura la cui causa sarebbe da ricondurre all’invidia generata dalla sua sapienza.

  • Laura Bassi (1711-1778). Non è noto a molti ma l’italiana Laura Bassi, non solo è stata un’eccellente scienziata, ma è stata anche la prima donna al mondo a ottenere una cattedra universitaria e, contro ogni dato finora analizzato, teneva un corso di fisica sperimentale che le era stato assegnato direttamente dal Senato bolognese.

  • Barbara McClintock (1902-1992). È stata un’importante biologa del ‘900 e a lei si deve la scoperta degli elementi trasponibili (trasposoni), ossia quei geni in grado di modificare la propria posizione all’interno del genoma. Per l’importanza e il valore della scoperta, fu tra le prime donne a ricevere – da sola – il Premio Nobel per la Medicina. Peccato che passarono più di 30 anni prima che le venisse conferito il prestigioso riconoscimento. Per lungo tempo la comunità scientifica non prese troppo in considerazione questa scoperta, che fu rivalutata solo quando, nel 1962, un gruppo di ricerca, composto da François Jacob e Jacques Monod, fece una scoperta analoga nei batteri ottenendo gli stessi risultati della McClintock.

Questi sono solo alcuni dei nomi, ma sono moltissimi gli esempi. Purtroppo, diverse donne non hanno potuto trovare la loro rivincita nemmeno tra queste righe e chissà quante di loro non verranno mai ricordate perché si sono perse le tracce delle loro geniali intuizioni e scoperte.

Non è una questione di genere ma, come già affermato, è una questione di stimoli. Le donne riportate come esempio spesso avevano alle spalle una famiglia che almeno inizialmente ha favorito la loro istruzione ed alcune di loro, come Ipazia e Laura Basso, vivevano già immerse in una realtà accademica per via della professione svolta dai rispettivi padri.

Le conseguenze dell’assenza nei corsi STEM

Il fatto che le donne non siano rappresentate all’interno del mondo STEM ha delle conseguenze importanti: i settori che coinvolgono le scienze, la tecnologia, l’ingegneria e la matematica sono anche i più remunerati e si stima che ben l’80% delle posizioni, in tali settori, sia occupata da persone di sesso maschile. Come già questo dato basti a spiegare ben il 30% dell’intero divario retributivo tra i generi presente oggi è già stato argomento di un precedente contributo apparso su questo sito.

Portare alle luci della ribalta le grandi donne della scienza al fine di creare modelli per appassionare le nuove generazioni potrebbe essere un primo e piccolo passo per il raggiungimento della parità di genere e dunque per l’appianamento del divario salariale di genere.

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