LAMPADE ABBRONZANTI E TUMORI DELLA PELLE
del Dottor Giorgio Rossi
I tumori della pelle, in particolare il melanoma -il più pericoloso- sta sempre più diventando un problema dei giovani. Negli ultimi 40 anni, infatti, l’incidenza del melanoma è aumentata di 4 volte fra i giovani uomini e addirittura di 8 volte fra le giovani donne soprattutto nella fascia di età compresa tra i 18 e 30 anni.
Ormai numerosi sono gli studi scientifici al riguardo effettuati da istituzioni mondiali di primaria importanza e pubblicate nelle più prestigiose riviste scientifiche internazionali che sono giunte a conclusioni concordanti : le lampade abbronzanti aumentano il rischio di melanoma tanto più quanto più bassa è l’età di inizio fino a raggiungere il 74% al di sotto dei 30 anni.
Gli esperti della May Clinic di Rochester, Stati Uniti, hanno monitorato l’incidenza del melanoma tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 39 anni nella contea del Olmstende nel Minnesota e i dati sono stati pubblicati su Mayo Clinic Proceedings.
Un gruppo di studiosi anglo-statunitensi della University of Cambridge ( Regno Unito) e della University of California di San Francisco (USA) per giungere a queste conclusioni hanno esaminato 88 studi sull’ argomento valutando più di 400 mila persone tra Stati Uniti, Australia ed Europa; lo studio è stato pubblicato su Jama Dermatology. Anche la Food and Drug Administration statunitense, di cui è noto l’estremo rigore scientifico, ha lanciato l’allarme.
Niente dubbi anche per l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC), dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che raggiunge le medesime conclusioni dopo aver analizzato 20 studi epidemiologici di venti ricercatori di nove paesi diversi che aggiungono che le lampade solari aumento il rischio anche del melanoma oculare. Per tutto questo l’OMS ha deciso di alzare il livello di rischio di tutte le apparecchiature abbronzanti, passandole dalla categoria di “ probabili cancerogeni per l’uomo” a quella di “ cancerogeni per l’uomo “ e ne ha vietato l’uso ai minori di 18 anni e alle donne in gravidanza.
Anche l’Italia non è esente da questo trend, infatti è stato registrato un incremento del melanoma del 3-7% annuo, pari a nessun altro tipo di tumore, eccetto al tumore del polmone nelle donne per la ben nota diffusione dell’abitudine tabagica tra le giovani.
Certo che l’incremento dell’incidenza del melanoma non è da attribuire solo ed esclusivamente alle lampade solari. Esistono delle condizioni genetiche che predispongono all’insorgenza di questa malattia anche in persone non esposte ai fattori ambientali; inoltre giocano un ruolo importante le cambiate abitudine all’esposizione solare delle persone, associato al progressivo ampliamento del buco dell’ozono, però in quella fascia di età tra i 18-30 anni il sole non avrebbe ancora avuto il tempo necessario per provocare il proprio effetto cancerogeno; ecco perché l’indice viene puntato sull’uso delle abbronzature artificiali alle quali, ovviamente, negli studi sopra indicati, tutte le persone esaminate si sottoponevano sistematicamente.
Gli effetti dannosi sono condizionati dal fototipo di appartenenza di ogni persona; fototipo 1 è il più a rischio, rappresentato da capelli biodi o rossi, pelle e occhi chiari , tipologia anglosassone, mentre il tipo mediterraneo è più protetto. La maggior incidenza di melanoma in Europa si ha tra gli scozzesi con 13-15 casi per 100 mila all’anno; ma se gli stessi migrano in Australia, area ad alto irraggiamento solare, l’incidenza sale addirittura a 63 ogni 100 mila. L’Australia rappresenta, infatti, il paese con la maggiore incidenza di melanoma al mondo.
Responsabili di questi effetti sono le radiazioni ultraviolette( UV), appartenenti allo spettro elettromagnetico con lunghezza d’onda immediatamente inferiore alla luce visibile dall’occhio umano, il violetto, appunto, che rappresenta l’ultimo colore dello spettro percepito dall’uomo, da qui il nome di ultravioletto. Se si considera l’effetto delle radiazioni ultraviolette sulla salute umana, la gamma delle lunghezze d’onda interessata è rappresentata da UVA, UVB e UVC. Queste sono tutte presenti nei raggi solari, ma per effetto dell’ozonosfera la maggior parte degli UVA raggiunge la superficie terreste, una quota decisamente minore degli UVB, mentre gli UVC sono totalmente assorbiti.
Le lampade abbronzanti, con appositi filtri, emettono quasi esclusivamente UVA; solo a volte è presente una minima quota di UVB. La pigmentazione ottenuta dalle lampade UVA, pur richiamando melanina ( il pigmento abbronzante) dagli strati più profondi dell’epidermide a quelli più superficiali, non fornisce alla pelle lo stesso grado di foto protezione di quella ottenuta con i raggi solari; la radiazione UVA, infatti, non fa aumentare lo spessore della pelle e quindi viene meno il fattore di protezione naturale.
Non solo tumori, i danni da un’eccessiva esposizione alle lampade solari sono anche altri. Diversamente dai raggi UVB che penetrano negli strati superficiali dell’epidermide,gli UVA penetrano negli strati più profondi e stimolano i fibroblasti e fibrociti, cellule che rendono la cute ruvida e rugosa accelerando il precoce invecchiamento.
Per evidenziare questo fenomeno il Cancer Researh inglese in collaborazione con il governo scozzese durante la campagna denominata “R UV Ugly”, ha messo a disposizione della popolazione un apparecchio appositamente realizzato, uno scanner a raggi ultravioletti, con il quale viene fotografato il viso rendendo possibile la visione dei danni causati alla cute dagli UVA in chi usa le lampade solari o i lettini costantemente. L’esame ha suscitato un vero shock specie tra le donne.
Anche il rischio per gli occhi non protetti da occhiali adeguati è molto elevato. Molti per evitare irregolarità dell’abbronzatura pensano che sia sufficiente tenere le palpebre chiuse. Le radiazioni UV produco danni acuti a livello della congiuntiva e della cornea con infiammazione ed irritazione che si manifesta con arrossamenti e sensazione di sabbia negli occhi. Più pericolosi sono i danni al cristallino e alla retina molto più subdoli senza preavviso di manifestazioni acute. Ma se proprio non si vuole rinunciare all’abbronzatura artificiale, almeno seguire le indicazioni delle Società Scientifiche di Dermatologia che raccomandano :
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non affrontare con leggerezza i trattamenti, ma consultare il proprio dermatologo di fiducia per pianificare le modalità più adatte al proprio fototipo;
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48 ore è l’intervallo di tempo minimo che deve esserci tra due sedute per permettere alla pelle di reagire;
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prima di sottoporsi alla lampada eliminare qualunque traccia di trucco e profumo solo con del latte detergente;
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eliminare dal corpo creme ed essenze;
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attenzione se si stanno assumendo farmaci come antibiotici, diuretici, pillola anticoncezionale sono fotosensibilizzanti e possono favorire l’insorgenza di macchie della pelle;
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evitare in caso di acne in fase acuta;
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stare almeno un metro dalla lampada;
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proteggere bene gli occhi con appositi occhialini;
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proteggere viso e corpo con un solare dal filtro medio;
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dopo la lampada applicare un buon dopo sole.
Non va, comunque, dimenticato che l’AIRC ha collocato anche i raggi solari come “cancerogeni per l’uomo”; accanto ai benefici effetti riconosciuti al sole, in primis quello di stimolare la vitamina D, il sole “ mal preso” può diventare dannoso. E allora le solite raccomandazione che dovrebbero ormai essere ampiamente conosciute : esporsi con filtri solari adeguati al proprio fototipo iniziando fin da bambini, evitare le ore centrali, evitare le esposizioni prolungate acute – le scottature-, poi,una volta raggiunta una sufficiente abbronzatura, le regole si possono allentare.
Purtroppo è vero, ci sono molti rischi e uno dei tanti, anche se meno frequenti, è la tanoressia una vera e propria mania di sottoporsi a tutti i costi alle lampade abbronzanti.