Cellulari e tumori, riconosciuto il nesso causale

FACCIAMO IL PUNTO  DOPO LA CONDANNA EMESSA DAL TRIBUNALE DI IVREA

del dottor Giorgio Rossi (Oncologo)

unknownLa recente sentenza ( 17/04/2017) del Tribunale d’Ivrea che condanna l’Inail a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale a Roberto Romeo di 57 anni dipendente della Telecom Italia a cui è stato diagnosticato un tumore del nervo acustico dopo che per 15 anni ha usato il cellulare per più di 4 ore al giorno, ci dà lo spunto per ritornare su un argomento più volte trattato su questa rubrica: elettromagnetismo e salute.

Il tumore in questione è il neurinoma dell’acustico dell’orecchio destro ( quello più utilizzato per telefonare), tumore benigno del nervo acustico, intracranico ma non propriamente del cervello ( i cui tumori vengono detti gliomi), che provocava al paziente un progressivo indebolimento della capacità uditiva .

 

Date le dimensioni piuttosto voluminose del tumore, il paziente è stato operato con perdita totale permanente dell’udito, più alcune lesioni lievi dovuto a danno parziale da esiti chirurgici di un altro nervo cranico, il facciale, condizionante lieve deviazione della rima buccale e ptosi della palpebra dal lato destro.

 

I legali di Roberto Romeo si sono avvalsi della collaborazione della A.P.P.L. ( Associazione per la prevenzione e a lotta all’elettrosmog) con sede a Padova e della perizia tecnica del Prof. Angelo Gino Levis ordinario di Mutagenesi Ambientale all’Università di Padova e vicepresidente dell’Associazione.

 

E’ la prima volta che al primo grado di giudizio la giustizia italiana riconosce la piena plausibilità dell’effetto oncologico delle onde elettromagnetiche dei cellulari.

 

In precedenza , sempre in Italia e sempre con l’assistenza della A.P.P.L. di Padova e con la perizia tecnica del suo vicepresidente, coadiuvato dal Prof. Giuseppe Grasso, neurochirurgo di Brescia, si erano pronunciate la Corte di Appello di Brescia nel 2009 e la Corte di Cassazione- Sezione del Lavoro- nel 2012 a conferma di Brescia.

 

Allora la sentenza depositata riguardava il riconoscimento di una pensione di invalidità per danni permanenti causati dall’abuso del cellulare considerandoli come malattia professionale.

 

Il caso riguardava l’ex dirigente d’ azienda di una multinazionale bresciana, Innocente Marcolini, a cui era stato diagnosticato un neurinoma ( anche in questo caso) del trigemino (altro nervo cranico).

 

Ma il mondo scientifico non è a tutt’oggi definitivamente schierato e resta in attesa che nuovi studi sull’argomento, numerosissimi in letteratura, possano arrivare ad una parola conclusiva.

 

Una delle più recente review condotta dal SCENIHR (Scientific Committee on Emerging and Newly Indentified Health Risks ) Comitato scientifico sui rischi sanitari emergenti della Commissione Ue e pubblicato nel marzo 2016 riguardante l’elettromagnetismo e i potenziali effetti sulla salute, prende in esame gli studi sui campi elettromagnetici non ionizzanti, svolti nel periodo 2009-2014.

 

Scopo della review è la valutazione dell’eventuale insorgenza di effetti non termici sulla materia vivente. Infatti gli effetti non termici sono quelli che possono derivare da esposizioni a lungo termine a bassi livelli di campo, quali quelli a cui siamo sottoposti nella vita di tutti i giorni.

 

Il team dello SCENIHR, a cui hanno partecipato anche ricercatori italiani del CNR, ha analizzato circa 900 lavori scientifici, tra cui studi epidemiologici, studi in vivo e in vitro e studi sull’uomo, prendendo in considerazione solo quelli più rigorosi e già passati al vaglio di revisioni precedenti.

 

Sotto esame i campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF) (cellulari, wi-fi, stazioni radio-televisive, cordless), a bassa frequenza (ELF) (elettrodotti ad alta tensione) e anche la banda dei terahertz (RaggioT) utilizzata nelle applicazioni industriali e biomedicali.

 

I risultati emersi per ogni tipo di frequenza in relazione alle varie patologie sembrano scagionare le onde elettromagnetiche , o comunque non poterle condannare con certezza.

 

Per quanto riguarda le radiofrequenze (RF) gli studi epidemiologici non mostrano indicazioni di un legame tra utilizzo dei cellulari e aumentato rischio di tumori cerebrali o della regione testa-collo.

Per i disordini neurodegenerativi, come la demenza di Alzheimer, e i danni al sistema riproduttivo, gli studi presi in analisi non mostrano prove evidenti di un aumentato rischio.

 

Nel caso delle basse frequenze(ELF), gli studi epidemiologici esistenti confermano l’eventuale rischio di leucemie infantili in caso di esposizione media giornaliera superiore a 0,3-0,4 microtesla; tuttavia manca la prova di un’associazione causa-effetto.

 

Per quanto la banda dei terahertz (Raggio T) ancora pochi sono i dati disponibili data la recente comparsa di questa banda, ma viene comunque fatta la raccomandazione di approfondire gli effetti a lungo termine di basse esposizioni sulla cute, mentre a breve termine di alte esposizioni sulla cornea.

 

Anche l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato i campi elettromagneti a radiofrequenze (RF) come possibili cancerogeni in classe 2B.

 

La categoria 2B è la più bassa di tre categorie (sicuramente cancerogeno per l’uomo, probabilmente cancerogeno per l’uomo, possibilmente cancerogeno per l’uomo) e viene utilizzata quando un’associazione causa-effetto è ritenuta credibile, ma non è possibile escludere con certezza il ruolo del caso o di distorsioni nell’ambito degli studi analizzati: evidenza scientifica limitata.

 

Comunque accordo unanime sul fatto che , in attesa di soluzioni definitive, è assolutamente consigliabile tenere un comportamento di prudenza nei riguardi dei cellulari: ridurne il più possibile l’uso, specie per i bambini e adolescenti, usare l’auricolare o il vivavoce, ridurre l’uso all’indispensabile nelle zone a basso segnale, ecc., norme che noi tutti dovremmo ormai esserne a conoscenza e mettere in pratica quotidianamente.

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