Caos Stamina: un giudice di Pesaro ordina di riprendere le cure

LA SITUAZIONE SULLE CURE CON CELLULE STAMINALI SEMPRE PIU’ CONFUSA

di Avv. Tommaso Rossi (Studio legale Associato Rossi-Papa-Copparoni)

imagesUn Giudice del tribunale di Pesaro nomina Marino Andolina, vicepresidente di Stamina Foundation e indagato dalla Procura di Torino assieme a Vannoni per associazione a delinquere finalizzata alla somministrazione di farmaci pericolosi e truffa, commissario “ad acta” per riprendere le infususioni di cellule staminali mesenchimali al piccolo Federico, bimbo di tre anni e mezzo di Fano, affetto dal morbo di Krabbe.

Dopo tre mesi di stop seguito al no dei medici degli “Spedali Civili” di Brescia riprendono le tanto contestate infusioni effettuate da Stamina Foundation, con Carabinieri del NAS che monitorano la situazione e ufficiale giudiziario che fa eseguire il provvedimento del Tribunale di Pesaro.

Luca Pani , il direttore generale dell’Agenzia per il farmaco- che nel maggio 2012 aveva interrotto con un’ordinanza le infusioni Stamina agli Spedali Civili, poi riprese grazie alle ordinanze di giudici civili di alcuni tribunali italiani- minaccia le dimissioni. L’Ordine nazionale dei medici parla di «circostanza oscura e oscurantista», di «inazione della Regione Lombardia» e di «incredibili paradossi di una magistratura civile che nomina, quali propri ausiliari, soggetti già inquisiti per la stessa questione dalla magistratura penale».

C’è stata poi la dura presa di posizione del Comitato centrale della Fnomceo (la Federazione nazionale degli ordini dei medici) al termine di una riunione tenuta proprio ieri a Brescia, che con una nota diffusa agli organi di informazione parla di «una circostanza che non esitiamo a definire oscura e oscurantista per la Sanità», nella quale la «scelta sofferta, ma determinata e responsabile, di tutti i medici del più grande ospedale di Brescia, di non ottemperare a queste disposizioni dei tribunali» è ritenuta «quanto di più alto e civile si possa interpretare per obiezione in scienza e coscienza».

Intanto, le agenzie di stampa danno anche spazio alle spiegazioni  del Dott. Mario Perfetti, presidente del tribunale di Pesaro, che nei giorni scorsi ha nominato Andolina quale ausiliario con la finalita di riprendere le infusioni al piccolo Federico. Perfetti ha spiegato che al Tribunale di Pesaro «non risultava, né in via ufficiale  né ufficiosa, che Marino Andolina fosse indagato e tantomeno per quali reati. Comunque, l’essere “indagato” da un pm non rappresenta alcuna preclusione o incapacità all’esercizio della professione».
Andolina, ha proseguito il Giudice, è stato nominato «considerando non solo disponibilità dallo stesso dichiarata e la competenza specifica quale medico da tempo esecutore dei protocolli di infusione Stamina, ma soprattutto la circostanza che egli era l’unico in grado di sostituirsi personalmente nel praticare le infusioni nel caso, del tutto prevedibile, in cui i sanitari della struttura avessero opposto rifiuto agli ordini di servizio del commissario ad acta». Perfetti parla di accuse «gravi e gratuite» e chiede «la tutela» del Csm e della Procura generale della Cassazione.

Nel dicembre 2013 era stato il Tar del Lazio a pronunciarsi sul controverso ‘caso Stamina’, trattamento a base di cellule staminali utilizzato per pazienti con malattie gravissime per lo più incurabili. Il ‘metodo’ Stamina consiste  nel prelevare cellule staminali dal midollo osseo del paziente stesso  e condizionarle in laboratorio verso la formazione di neuroni normali  (cellule nervose) per poi reinfonderle al paziente ove andrebbero a sostituire le analoghe cellule malate. Metodo innovativo parecchio dibattuto nella comunità scientifica che cerca di studiarne gli effetti e le potenzialità, per questo era stata nominata dal Ministero della Sanità una Commissione medica ad hoc per la sperimentazione. Questione complessa intorno alla quale si trovano a confliggere interessi di natura primaria: la necessità di trovare un’alternativa se non proprio una cura per certe malattie rare e degenerative, da un lato, e l’esigenza di avere un metodo sicuro scientificamente provato, dall’altro. Nel mezzo poi si trovano quegli ingenti interessi economici in ballo nel mercato farmaceutico, che ovviamente guarda sempre con sospetto ogni nuovo trattamento alternativo. A difendere questo metodo c’è in prima linea, ovviamente, il suo ‘inventore’ Davide Vannoni, presidente della Stamina Foundation, che da anni si batte per far avere credibilità scientifica al suo lavoro. Difatti è stato lui stesso a presentare ricorso al Tar del Lazio per far sospendere la nomina della Commissione medica, che ha bocciato il suo metodo, perché ritenuta non imparziale. E il Tar gli ha dato ragione, specificando che al Comitato devono partecipare esperti, anche stranieri, che non si siano già espressi sulla questione e che, se ciò non fosse possibile, almeno farvi partecipare, in pari misura, anche coloro che si sono espressi a favore. Il problema infatti si pone rispetto ai parecchi componenti che in passato, prima dell’inizio dei lavori, hanno espresso forti perplessità, o addirittura accese critiche, sull’efficacia scientifica del ‘metodo Stamina’, non garantendo pertanto l’obiettività e l’imparzialità del giudizio. È stato sottolineato inoltre che dai certificati medici prodotti non risultano effetti negativi collaterali, ma che è comunque  necessaria un’approfondita istruttoria in contraddittorio tra le due opposte posizioni tale da non lasciare più margini di dubbio. Solo in questo modo, se si arrivasse ad una conclusione negativa, si riuscirebbe a convincere malati destinati alla morte, che hanno riposto le loro ultime speranze in tale metodo, che questo ad oggi non è praticabile.

Pare “strano” che il Tribunale di Pesaro abbia considerato solo alla stregua di un “rumor” l’ufficialità della chiusura delle indagini preliminari nell’inchiesta del Pm Guariniello a Torino sul cosidetto “metodo Stamina”, avvenuta nell’aprile scorso.

L’inchiesta in realtà si era già formalmente conclusa nel 2012 ma, nei mesi successivi, il Dott. Guariniello aveva proseguito con gli accertamenti allargandoli in particolare anche agli Spedali Civili di Brescia dove la terapia veniva eseguita fino all’inizio del mese di aprile quando è stata interrotta a tempo indeterminato da parte dei medici.

Dunque dopo alcuni mesi di nuovi controlli disposti a fine 2013, ci sono ora venti persone formalmente indagate, in primis proprio Vannoni, come risulta dall’avviso di conclusioni delle indagini preliminari pubblicato per intero sul sito del quotidiano La Repubblica. Nelle 70 pagine dell’atto i reati contestati agli indagati sono diversi e molto gravi tra i quali l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa (di cui Vannoni è considerato capo, organizzatore e promotore); somministrazione di farmaci pericolosi; esercizio abusivo della professione medica; violazione delle norme in materia di privacy.
Tra gli indagati anche il vice di Vannoni, Marino Andolina, ma anche neurologi, biologi, numerosi medici degli Spedali di Brescia e anche Carlo Tomino, responsabile dell’ufficio ricerca e sperimentazione clinica dell’Aifa, l’agenzia nazionale del farmaco. In particolare a carico degli Spedali Civili accuse molto gravi. Le autocertificazioni risalenti al 2011 dei responsabili dell’ospedale dove veniva praticato il metodo Stamina, sarebbero risultate “fallaci” e “mendaci” perchè dovevano garantire la conformità del metodo con quanto previsto dalla normativa normativa.

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