Babyscreamers, post punk & roots da Ancona

UN PRIMO CD DI SFERZANTE CARTA VETRATA

xFeD foto babyscreamersANCONA – di Giampaolo Milzi – L’oceanica e sterminata produzione rock di matrice Usa sviluppatasi vorticosamente lungo gli anni ’60 determinò, quasi in risposta alla British invasion guidata dai Beatles, una sorta di cronico e per molti versi ultra creativo tsunami musicale, costituto da varie ondate fra loro interconnesse. Tra queste, quella tradottasi prima nelle centinaia di band della scena garage e poi in quel Detroit sound reso immarcescibile dagli Stooges e dagli MC5 (tanto per citare due esempi). In pieno terzo millennio, gli anconetani Babyscreamers stanno a testimoniare – come tantissimi altri gruppi eruttati dalle varie faglie del maxicosmo indie – che la grande onda lunga del sixties garage-punk, delle sperimentazioni dei Velvet Underground, della lezione dell’iguana Iggy Pop e della successiva filiazione propriamente punkettara, è ancora ben lungi dall’esaurirsi.

Babyscreamers” è anche il titolo del primo Cd forte di 9 tracce inedite appena autoprodotto dai baby urlatori in questione, dopo due anni segnati da esplosivi quanto coinvolgenti concerti nei vari circoli, spazi autogestiti e locali musicali degli allargati dintorni del capoluogo marchigiano. L’ascolto dell’album, e soprattutto l’esperienza di una scorribanda live, certificano che molta di quell’acqua “roots punk” di cui sopra scorre nelle vene di Simone “Sabo” Sabini (batteria), Nicola Paggi (basso), e Roberto “Qut” Quercetti (chitarra), tutti e tre impegnati anche in voce e cori. Il power trio combo anconetano, del resto, non nasconde certo il suo DNA sonoro. Una doppia elica cromosomica di matrice rock’n’roll. Dove si avviluppano in modo dichiarato altre radici. Come quelle che portano ai Rolling Stones più indiavolati, ai riff di Marc Bolan. O, saltando molto indietro nel tempo, al leggendario Robert Johnson (1911-1938), il cantautore musicista statunitense protagonista del “Delta Mississippi Blues”. Un personaggio straordinario che nel brevissimo arco della sua oscura vita, grazie alla originalissima tecnica chitarristica e a non comuni doti canore e d’improvvisazione, ha influenzato mostri sacri come Muddy Waters, Dylan, Clapton, Hendrix, Cream, Stones, Led Zeppelin (ma la lista è troppo lunga). Insomma, il punk, coi suoi riferimenti classici, originari, il punk inteso come modo di suonare “sporco”, diretto, graffiante, incompromissorio, genuino quanto hard e a tratti “core”, conturbante, è il padrino dell’opera d’esordio dei Babyscreamers. Rock cadenzato e “arrabbiato” quello dell‘intro strumentale, mentre da Blue box” esce una distorta e acida “guitar” litania; evidente lo stile Stooges (primi due album, 1969 e 1970) in “Meet you” e soprattutto in “Baby”; revolver punk’n’roll quelllodi “Flashin’ lights” e “Love me”; suggestivo l’apporto funk nelle più “contemporanee” “Funky mama” e “Shaker”. Un disco con arrangiamenti minimali, zero virtuosismi, volutamente low-fi, la cui dose di sperimentalismo è vintage, e quella creativa sopra la sufficienza; ma che scorre come olio bollente, col plettro della essenziale chitarra che sembra di carta vetrata e la ritmica quadrata, “speedy” e calamitante. Forgiato dalla Blackhousexp – la “home etichetta” del vulcanico Qut, autore di testi frutto di istintivo esistenzialismo – l’allbum è capace di stropicciare anche gli occhi grazie al visual clip di presentazione firmato dal video maker-screamer Gastone Clementi.

Per ascoltare il disco, visionarne la presentazione, acquistarlo e altre info:

http://babyscreamersmusic.bandcamp.com/album/babyscreamers

https://www.youtube.com/watch?v=uibQQj08aK8

https://www.facebook.com/Babyscreamers/timeline

https://www.blackhousexp – tel. 333/3656562 – simone.sabini@gmail.com

(articolo tratto da Urlo mensile di resistenza giovanile)

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