Ancona greca, ma multietnica fin dalle origini

  

2400 ANNI, INTERROGATIVI SULLE ORIGINI DELLA CITTA’

-di Luigi Burchiani

 

7 vasoLekythosAncona, 16 giugno 2013 – Sono ormai cominciate le celebrazioni per i 2400 anni dalla fondazione di Ancona. Pare sia difficile trovare accordo su molte cose riguardo queste celebrazioni. A partire dalle controversie sul simbolo scelto per ricordare l’evento. Che la mascotte sia un delfino, da sempre amico dell’uomo, o un mostro marino detto pistrice poco ci importa. Poco importa anche che il grafico che ha sviluppato il simbolo sia siciliano o marchigiano… o turco. Quello che invece sembra essere importante è che si concordi almeno sul periodo e sulle modalità della nascita della città.
Come nel dualismo delfino-pistrice sembrano esserci due poli in questo tema. La più antica fonte in cui troviamo nominata Ancona è nel “Periplo”, manuale per il cabotaggio attribuito a Scilace, navigatore e cartografo greco vissuto tra il 6° e il 5° secolo a.C. Ecco cosa scrive Scilace: “Oltre ai Sanniti vi è il popolo degli Umbri, nel cui territorio è la città di Ancona. Questa gente venera Diomede, avendone ricevuto dei benefici: c’è anche un tempio in suo onore. La navigazione lungo le coste dell’Umbria dura due giorni e una notte.”
E’ Strabone, un geografo connazionale di Scilace, che vive a cavallo tra l’era antica e quella cristiana, ad affermare per primo l’origine greca dell’Ankon Dorica. Lo fa nella sua opera
Geographica”, in cui ci parla delle città presenti lungo la costa del medio Adriatico, e tra queste inserisce “Ancona, greca, fondata da (Dori, ndr.) Siracusani che fuggivano la tirannide di Dionisio.”
Il professor Gianfranco Paci, docente di Scienze archeologiche e storiche dell’antichità all’Università di Macerata, ha recentemente ribadito e argomentato la sostanziale correttezza della data scelta dalla storiografia moderna, inquadrando il periodo della fondazione tra il 387 e il 385 a.C., nel corso di un convegno svoltosi il 27 marzo scorso ad Ancona, al Museo Archeologico Nazionale delle Marche. Ed è forse proprio nel 387 a.C. che le quadrireme greche del un gruppo di esuli siracusani di stirpe Dorica citati da Strabone risalgono l’Adriatico per liberarsi dagli oppressivi metodi di governo di Dionisio il Vecchio. Un viaggio mosso dal desiderio di cercare un luogo adatto per dar vita ad una nuova comunità cittadina. Sbarcano presso lo scoglio di San Clemente a ridosso degli attuali cantieri navali; da quel gomito (Ankon in greco), che offre naturale e sicuro riparo alle imbarcazioni, cominciano a dare forma alla città, dotandola di un tempio, dell’agorà, del teatro (che poi i romani trasformeranno in anfiteatro) e realizzando il primo porto.
Riferisce di un’origine greca anche il romano Giovenale:…davanti al tempio di Venere, che domina la dorica Ancona…”
D’altra parte a Plinio il Vecchio, il grande autore di “Naturalis Historia” morto durante l’eruzione del Vesuvio, dobbiamo un passo che vede Ancona fondata dai Siculi: “Sulla costa vengono poi Cluana, Potenza, Numana fondata dai Siculi, così come la colonia di Ancona, sita sul promontorio del Conero proprio sul gomito della costa che si ripiega…”.
Si impone qui una semplificazione che aiuti il lettore.
I nomi degli Umbri di cui parla Scilace e dei Siculi di Plinio non fanno riferimento a quelli delle due regioni italiane; si tratta di due denominazioni che appartengono a quei popoli indo-europei italici che discesero nella penisola dal nord in più e diverse ondate, fra il terzo e il primo millennio a.C., ed a cui appartengono anche i Piceni, a noi molto più noti. Questi popoli, che si mescolarono con quelli del Neolitico già presenti, erano costituiti da tribù patriarcali e guerriere spesso in movimento. Erano le tribù del carro da guerra e dei campi di urne funerarie che colonizzavano territori nuovi durante migrazioni rituali come il “Ver Sacrum” (o primavera sacra), rito citato anche da Plinio.
Questo probabile retaggio di sacrifici umani, prevedeva l’esilio di una parte dei giovani della tribù verso nuovi territori, sotto la guida di un animale consacrato al dio della guerra. Nel caso dei Piceni tale animale fu il picchio. Ed è certo che nell’età del Ferro sul Colle dei Cappuccini sorse un importante villaggio piceno.
Due popoli diversi: Greci e Italici. Una città… o forse due?
7 moneta greca anconaGià, perché oltre al primo nucleo greco, individuato dagli studiosi nell’area del Guasco, sembra aggiungersene un altro precedente. Fin dagli anni Ottanta vengono infatti ritrovati manufatti ceramici della civiltà micenea (età del tardo Bronzo) nella zona militare di Montàgnolo, in località periferica Ghettarello. Lo studioso Maurizio Landolfi, della Soprintendenza per i Beni archeologici delle Marche, ritiene che nella zona si troverebbero i resti di un’area votiva dedicata a Demetra sicuramente ancora più antica del tempio dedicato ad Afrodite le cui tracce murarie sono ancora visibili sotto il Duomo di San Ciriaco. Le possibilità sono molteplici: una “Ancona prima di Ancona”, come sostiene l’archeologa Nicoletta Frapiccini, collega di Landolfi in Soprintendenza, ovvero uno scalo greco esistente poi potenziato e ampliato dai profughi siracusani; oppure una situazione multietnica in cui greci e italici convissero uno accanto all’altro.
Poco più di cento anni dopo la fondazione di Ancona le guerre sannitiche pongono Roma come potenza egemone in Italia e col tempo i nomi dei numerosissimi popoli antichi furono consegnati alla storia. Passarono i Piceni, i Siculi, gli Umbri, i Galli Senoni, e più tardi anche i Sanniti e gli Etruschi. Ancona, però, mantenne la sua fisionomia greca, i suoi rapporti e i suoi commerci con gli altri popoli greci disseminati nell’intero mediterraneo.

   

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