Alla scoperta dei Colli del San Bartolo

Miei cari lettori,
sono davvero felice di scoprire che siete in molti a seguire appassionatamente la rubrica e le mie avventure di viaggio tra gli angoli nascosti delle Marche! Vi anticipo che nel prossimo numero con grande piacere darò spazio al racconto di alcuni lettori che desiderano anche loro condividere le proprie emozioni con il pubblico di Mondo Lavoro. In questo numero, invece, ecco a voi un nuovo racconto estratto dalla mia “valigia delle meraviglie”.
Ero di ritorno da un viaggio di lavoro da direzione Rimini e, lasciando alle spalle il profilo alto e murato del Castello di Gradara, scendevo lungo Gabicce Mare verso Pesaro-Ancona. Il sole iniziava a scendere all’orizzonte, quando mi son detta: < Da questa strada si dovrebbero raggiungere i Colli del San Bartolo. La chiamano “Panoramica Adriatica”. Il nome mi ispira. La luce è quella giusta….>. E fu così che uscii dalla SS 16 e imboccai la salita verso Gabicce Monte. Sapevo di questa strada come di un percorso panoramico che corre sulle falesie del Parco naturale del Monte San Bartolo, offrendo suggestive vedute sul mare dalla ripida collina che scende verso la spiaggia e bellissime ville storiche con giardini signorili nascoste tra queste campagne. Qualcosa di simile ma al contempo diverso dal più noto Monte Conero. Qualcosa che dovevo scoprire e “assaporare”, perché l’emozione nel descrivere non è mai la stessa come quando si vive col cuore certi paesaggi.

E di fatto fu così. I paesaggi che mi sono rimasti nel cuore sono quelli delle strette viuzze che si imboccato non appena passata la piazzetta di Gabicce Monte. Una serie di tornanti che offrono la sensazione quasi di camminare attraverso i sentieri di un bosco. A tratti si perde la vista dell’orizzonte e sembra proprio di essere nel pieno di una foresta di media montagna. Poi all’improvviso si riapre la visuale e lo sguardo viene catturato dal vuoto di un ampio strapiombo sul mare, cui fa specchio dall’altro lato lo scorcio di una bellissima campagna, dolce e ben curata. In lontananza il borgo di Gradara e uno sfondo sfumato di montagne del Montefeltro. Proseguendo così, di tornante in tornante, ad un certo punto si giunge a un delizioso mucchietto di case. “Benvenuti a Fiorenzuala di Focara” annuncia il cartello stradale. Il paese, di origine medievale, sta appollaiato sull’alto della falesia. Il nucleo antico è cinto da mura dal lato di terra e vi si accede da una porta sulla quale stanno scritti ben visibili i versi di Dante: “ “. Oltre la porta le vie salgono fra case pittoresche verso il campanile, davanti al quale si riapre il vuoto dello strapiombo sotto. È in assoluto uno degli angoli più affascinanti del San Bartolo! Consigliato a tutti gli spiriti più romantici!

Se invece siete in vena di “cultura all’italiana”, non lasciatevi sfuggire una visita alle meravigliose ville storiche di Villa Caprile e Villa Imperiale, che sorgono proprio su questi declivi, pochi chilometri più avanti. Si tratta di una serie di ville signorili con curatissimi giardini all’italiana, costruite a partire dal XV secolo per i Signori di Pesaro del tempo e tutt’oggi visitabili in tutto il loro splendore.
 Villa Imperiale è la più antica e più importante fra le due. Un’opera eretta ai tempi degli Sforza (nel Quattrocento), come fortezza, e poi ampliata e rimaneggiata in epoca roveresca, come residenza di villeggiatura a “delizia dei duchi e della corte”. Oggi ha l’aspetto di un’elegante villa incastonata nel bosco, in perfetta simbiosi con la natura circostante. Per scorgerla bisogna percorre strettissime viuzze tra i declivi boschivi più a sud del Parco, a 5 chilometri da Pesaro.
Dal bosco, ubicato nella parte più alta, si scende al grande terrazzo superiore con un tipico curatissimo giardino all’italiana, e da qui al giardino-limonaia; poi si scende ad un cortile fiorito attraverso il quale si entra, per un’elegante loggia, all’interno del palazzo, ad ammirare stupendi cicli di affreschi tra scene idilliache e rappresentazioni di potere.
Oggi la proprietà, riconosciuta tra le più belle ville d’italia, è in mano ad una illustre famiglia che ha il merito di aver riportato all’antico splendore questi spazi dopo secoli di abbandono e di aver compiuto un’opera di restauro straordinaria e con pochi eguali. La famiglia ha l’invidiabile piacere di poter vivere in un luogo tale, ma, badate bene, almeno in un giorno a settimana concede al pubblico l’onore di condividere il suo gioiello per visite guidate.

Poco distante da Villa Imperiale, altra opera di grande valore e unicità è Villa Caprile. L’elemento che più la contraddistingue sono i suoi particolari giardini all’italiana con antichi giochi d’acqua. Questa è una delle uniche tre ville in tutta Italia dove il meccanismo dei giochi d’acqua è ancora funzionante e autentico e, nel periodo estivo, offre un vero spettacolo (oltre che un’occasione di rinfrescarsi divertendosi..!) ai suoi visitatori. Credo che la gente del luogo ami davvero molto questo posto. A trasmettermi questa sensazione è stata la particolare e vivace accoglienza che mi ha offerto un ragazzo del luogo mentre mi accingevo a percorrere il viale d’acceso alla villa e leggevo la targa all’ingresso per sincerarmi di essere entrata dalla parte giusta. “Sono già riaperti i giardini di Villa Caprile?!” mi chiede con tono entusiasta e curioso. Io risponde: “Non saprei, spero di sì”. “Oh! Sono fantastici! Io qui ci ho festeggiato il mio matrimonio e ogni tanto d’estate torno, perché sai, quando i giochi sono funzionanti ci si può fare persino il bagno! Anzi, vado a prendere il costume.” “Caspita che entusiasmo! – mi sono detta – Devono essere proprio belli!”. E infatti aveva ragione. Quei famosi giochi d’acqua sono propri simpatici! Una sorta di percorso con esche e trappole, dove le esche sono gli ornamenti floreali, fontane, sedute e punti panoramici che attraggono l’attenzione, mentre le trappole sono i meccanismi, azionati da qualcuno complice o automaticamente tramite contrappesi, per generare spruzzi d’acqua a sorpresa. Che mattarelli che erano quei nobili! Una sorta di beata spensierata innocenza, a diletto del loro “otium” e a utile rimedio contro la calura estiva che, quasi quasi, questi giorni non ci dispiacerebbe…

Buona avventura e alla prossima!

MICHELA ROSSI

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