Beatificato Don Giuseppe Puglisi

25 MAGGIO ’13, PALERMO – ” Parliamone, spieghiamoci, vorrei conoscervi e sapere i motivi che vi spingono a ostacolare chi tenta di aiutare ed educare i vostri bambini alla legalità, al rispetto reciproco, ai valori della cultura e dello studio“.

Don Giuseppe Puglisi, per tutti Don Pino, è la prima vittima della mafia ad essere elevata come martire all’onore degli altari. In queste ore il cardinale Salvatore De Giorgi presiederà, su delega di Papa Francesco, la beatificazione del parroco di Brancaccio, assassinato da un killer sull’uscio della propria abitazione il 15 settembre 1993, al Foro Italico di Palermo. La Messa sarà celebrata da Paolo Romeo, l’arcivescovo della città: si attendono 80 mila persone da tutta Italia.

Don Pino era fortemente impegnato nel sociale ed il suo impegno all’educazione alla cultura della legalità lo aveva reso fastidioso per gli ambienti malavitosi, ed è per questo motivo che venne ucciso con colpi di pistola dietro la nuca, dopo che qualcuno lo aveva chiamato, dando modo al prete di voltarsi ed essere colpito da tergo. Nel settembre 1993, quando l’allarme, il lutto e l’orrore per gli attentati a Falcone, Borsellino e le loro scorte non erano ancora rientrati del tutto a Palermo, città focale di una presunta trattativa Stato-mafia, il cui relativo processo inizierà lunedì, l’esecuzione del curato da tutti amato acuì quei sentimenti e quelle sensazioni. I fratelli Graviano, mandanti di quel delitto,  e i cinque killer del commando omicida sono tutti condannati all’ergastolo. Degli assassini, solo Salvatore Grigoli sconta 16 anni: essendosi pentito ha svelato agli inquirenti come si è arrivati all’uccisione del prete.

Per la Chiesa, che nella causa di beatificazione di don Puglisi ha ascoltato dal 1998, a cinque anni dal martirio del sacerdote, decine di testimonianze tra cui anche quelle di alcuni ‘pentiti’ di mafia, il sacerdote palermitano che dedicò la propria vita ai giovani, è stato ucciso dai mafiosi per quella fede in Cristo che ne guidava l’azione di evangelizzazione e di promozione umana in una zona ‘difficile’ di Palermo. Un martirio in piena regola, dunque, che elevando agli altari don Puglisi certifica la testimonianza di un messaggio lanciato poche settimane prima del suo assassinio da Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento e poi ribadito da Benedetto XVI e, da ultimo in maniera assai netta, da Papa Francesco in occasione della vista ‘ad limina’ in Vaticano dei vescovi siciliani: la mafia ed i mafiosi sono fuori dalla Chiesa. Don Pino viene ricordato ogni anno il 21 marzo nella Giornata Mondiale della Memoria e dell’Impegno di Libera, che inquesta data legge il lungo elenco dei nomi delle vittime della mafia.

“Don Puglisi è stato ucciso perché era un prete che formava le coscienze, costruiva la comunità parrocchiale e aiutava le persone ad uscire dai meccanismi che le rendono schiave. Questo evidentemente dava fastidio”, riflette il cardinale Paolo Romeo, che presiederà la Messa, concelebrata da 750 sacerdoti e a cui è prevista la partecipazione, fra gli altri, del presidente del Senato Piero Grasso e dei ministri Angelino Alfano, Anna Maria Cancellieri e Giampiero D’Alia.

MOSE’ TINTI

 

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